Vai al Blog del (n)PCI

L’esito delle elezioni presidenziali francesi

Per comprendere il ruolo che l’esito delle elezioni presidenziali francesi svolgerà nel corso delle cose che la borghesia imperialista cerca di imporre nel mondo, bisogna aver compreso che in Francia questa gioca su due soluzioni per gestire il paese “in pilota automatico” (linguaggio di Mario Draghi) pur tenendo ancora aperto il teatrino della democrazia elettorale.

 

Comunicato CC 7/2017 – 9 maggio 2017

1917, centenario della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre, la svolta nella storia dell’umanità

[Scaricate il testo del comunicato in Open Office / PDF / Word ]

 

Il primo paese imperialista che spezzerà le catene, aprirà la strada anche alle masse popolari degli altri paesi

L’esito delle elezioni presidenziali francesi e i progressi della resistenza delle masse popolari al corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista

 

Per comprendere il ruolo che l’esito delle elezioni presidenziali francesi (primo turno del 23 aprile e secondo turno del 7 maggio) svolgerà nel corso delle cose che la borghesia imperialista cerca di imporre nel mondo, bisogna aver compreso che in Francia questa gioca su due soluzioni per gestire il paese “in pilota automatico” (linguaggio di Mario Draghi) pur tenendo ancora aperto il teatrino della democrazia elettorale.

La gestione “in pilota automatico” è in Francia come in Italia quella dettata dalle istituzioni dell’Unione Europea (Commissione, Banca centrale, Corte, ecc.). Con queste la borghesia imperialista dopo l’inizio (negli anni ’70 del secolo scorso) della seconda crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale ha preso in mano la gestione dei governi nazionali per far realizzare a ognuno di questi nel suo paese il “programma comune” della borghesia imperialista: eliminazione dei diritti e delle conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari avevano strappato alla borghesia nella prima parte del secolo scorso sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria, trasformazione di ogni paese in terreno aperto alle scorrerie e al saccheggio dei gruppi imperialisti mondiali (globalizzazione e mondializzazione). A fronte degli interessi dei gruppi imperialisti i governi nazionali erano e sono infatti ancora troppo (anche se diversamente) segnati dall’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria (la “costituzione sovietica” contro cui si sono sollevati Berlusconi, Renzi e la banca J.P. Morgan, i centri di potere che fanno da contrappeso, l’obbligo in qualche misura ancora sussistente di rispondere del loro operato agli elettori, ecc.). Bisognava ridurli ad esecutori di una volontà sovranazionale: l’Unione Europea strettamente legata alla NATO guidata dai gruppi imperialisti USA.

Tab. 1 – Secondo turno elezioni presidenziali francesi
2002, 2007, 2012 e 2017

Iscritti

Votanti

Voti validi

 

2017

MACRON

Marine
LE PEN

47.448.929

35.407.616

31.340 814

20.703.694

10.637.120

% degli iscritti

74,62 %

66,05 %

43,60 %

22,40 %

% dei voti validi

 

 

66,06 %

33,94 %

***

2012

HOLLANDE

(sinistra)

SARKOZY

(destra)

46.066.307

37.016.309

34.861.353

18.000.668

16.860.685

% degli iscritti

80,35 %

75,68 %

39,10 %

36,58 %

% dei voti validi

 

 

51,64 %

48,36 %

***

2007

SARKOZY

(destra)

ROYALE

(sinistra)

44.472.733

37.342.004

35.773.578

18.983.138

16.790.440

% degli iscritti

83,97 %

80,44 %

42,70 %

37,74 %

% dei voti validi

 

 

53,06 %

46,94 %

***

2002

CHIRAC

Jean-Marie
LE PEN

44.472.733

32.832.832

31.062.928

25.537.894

5.525.034

% degli iscritti

79,71 %

69,85 %

57,40 %

12,45 %

% dei voti validi

 

 

82,21 %

17,79 %

La prima soluzione, quella che la borghesia imperialista preferisce, è (per dirla in lingua italiana) “la gestione delle Larghe Intese”. La seconda soluzione, l’estrema risorsa usata dalla borghesia imperialista per raccogliere e neutralizzare i malcontenti arrabbiati o indignati, è la gestione antisistema, la gestione “eversiva”, la soluzione della mobilitazione reazionaria delle masse popolari: Marine Le Pen (Fronte Nazionale) in Francia (quello che in Italia potrebbe essere Matteo Salvini, anche se sulla sua Lega Nord pesa la responsabilità delle malefatte dei governi Berlusconi a cui ha partecipato).

Delle due soluzioni francesi abbiamo già parlato nell’Avviso ai Naviganti 71 dello scorso 25 aprile. L’uso sapiente delle due soluzioni è un dato di fatto, emerge inconfutabilmente dallo studio del corso delle cose e in particolare dallo studio dell’aspetto politico di esso: le attività politiche in senso stretto (legislazione, attività delle istituzioni statali, manovre parlamentari, sovvenzioni e dotazioni, assegnazioni, nomine, promozioni, ecc.), il condizionamento propagandistico delle masse popolari, l’esito delle varie campagne elettorali (presidenziali, legislative e amministrative). Basti pensare che fu Mitterrand (socialista) che “sdoganò” il Fronte Nazionale di Jean-Marie Le Pen.

Per valutare gli esiti elettorali è importante tener conto che anche in Francia i mezzi di informazione di massa sono mezzi di diversione e di intossicazione delle menti e dei sentimenti delle masse popolari accuratamente gestiti, con notevole iniziativa progettuale e con scienza, dall’oligarchia finanziaria, industriale e militare (il 90 % dei mezzi  di informazione sono controllati da 9 miliardari).

Inoltre l’oligarchia francese ha imparato molto dall’esperienza della Comune di Parigi (1871) e ha acquisito una grande maestria in operazioni elettorali e in generale in operazioni per formare il senso comune e incanalare l’opinione pubblica in contrasto con l’esperienza diretta dei membri delle masse popolari. Questi d’altra parte fanno fronte quotidianamente al catastrofico corso delle cose analogamente alle masse popolari del nostro paese.

Infine bisogna tener conto che in Francia la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato è più arretrata di quanto lo è in Italia. Manca ancora oggi (a nostra conoscenza) un gruppo comunista che abbia tirato su larga scala e con scienza gli insegnamenti della prima ondata della rivoluzione proletaria. La lunga storia del movimento comunista francese, fatta di imprese eroiche e di ripetute dimostrazioni di incapacità rivoluzionaria, ha lasciato un vasto mondo di gruppi comunisti ancora afflitti dalle piaghe storiche del movimento comunista dei paesi imperialisti (rivendicazionismo sindacale e politico), ma sempre più insofferenti dei propri limiti.

Gli esiti dei secondi turni delle ultime 4 elezioni presidenziali (Tab. 1) mostrano chiaramente una differenza netta di partecipazione effettiva (voti validi) tra le elezioni di secondo turno in cui sono in ballottaggio due versioni diverse (di sinistra e di destra) della “gestione delle Larghe Intese” (le elezioni 2007 e 2012) e le elezioni di secondo turno (2002 e 2017) in cui la “gestione delle Larghe Intese” (Chirac nel primo caso e Macron nel secondo) è a confronto con la “gestione antisistema” (Fronte Nazionale). Differenza, ma costante calo di partecipazione in ognuno dei due gruppi di esiti.

Tab. 2 – Primo turno elezioni presidenziali francesi 23 aprile 2017

Iscritti

47.581.118

% degli iscritti

% dei voti validi

Votanti

37.003.546

77,77

 

Voti validi

36.058.813

75,78

 

Emmanuel MACRON

8.657.326

18,19

24,01

Marine LE PEN (FN)

7.679.493

16,14

21,30

François FILLON (PR)

7.213.797

15,16

20,01

Jean-Luc MÉLENCHON

7.060.885

14,84

19,58

Benoît HAMON (PS)

2.291.565

4,82

6,36

Nicolas DUPONT-AIGNAN

1.695.186

3,56

4,70

Jean LASSALLE

435.365

0,91

1,21

Philippe POUTOU

394.582

0,83

1,09

François ASSELINEAU

332.588

0,70

0,92

Nathalie ARTHAUD

232.428

0,49

0,64

Jacques CHEMINADE

65.598

0,14

0,18

La mobilitazione reazionaria guadagna costantemente voti (da 5.5 milioni di voti nel secondo turno del 2002 a 10.6 in quello del 2017) e da 6.4 milioni nel primo turno del 2012 a 7.7 in quello del 2017 – vedi Tab. 2 e Tab. 3). Invece nonostante la crescita del numero degli aventi diritto al voto, diminuiscono gli elettori che votano “turandosi il naso” per la “gestione delle Larghe Intese” sperando di sbarrare così la strada ai promotori della mobilitazione reazionaria (da 25.5 milioni di voti nel secondo turno del 2002 a 20.7 in quello del 2017). Quasi sicuramente se il catastrofico corso delle cose non sarà fermato, la soluzione borghese antisistema tra cinque anni prevarrà e certamente la “gestione delle Larghe Intese” che ha vinto in questi giorni con alla testa Macron non fermerà il catastrofico corso delle cose e quindi neanche la crisi del sistema politico. Tanto più che già ora, al di là delle altisonanti proclamazioni alla Renzi (che dopo le elezioni europee del 25 maggio 2014 vantava il 40% dei voti validi pur avendo ottenuto il voto di solo il 25% degli elettori), resta il fatto che Macron ha avuto il voto solo del 43.6% degli elettori e che il 40% di questi dice di averlo votato solo per sbarrare la strada al Fronte Nazionale, quindi il consenso a Macron si riduce al 26% degli elettori!

In contrasto con questo corso delle cose, da due elezioni presidenziali emerge un movimento capeggiato da Jean-Luc Mélenchon che aggrega gruppi e partiti animati da aspirazioni ecologiste e sociali, intese queste ultime ancora principalmente solo nel senso della difesa delle conquiste di dignità e benessere strappate sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria. Da quasi 4 milioni di voti nel primo turno del 2012 la candidatura Mélenchon è salita a quasi 7.1 milioni in quello del 2017 – vedi Tab. 2 e Tab. 3): solo per un’inezia (600 mila voti) Mélenchon non è stato in ballottaggio al secondo turno. Sull’onda di questo successo, Mélenchon e il suo gruppo daranno battaglia alle prossime (11 e 18 giugno) elezioni politiche che rinnoveranno la composizione di Camera e Senato. Senza una maggioranza parlamentare il governo del Presidente (Emanuel Macron) avrebbe vita difficile. Quindi nelle prossime elezioni politiche si scontreranno l’opzione antisistema di Jean-Luc Mélenchon, i due partiti tradizionali (Repubblicani e Socialisti) delle Larghe Intese e la lista dei sostenitori incondizionali del presidente Macron, i promotori dichiarati della mobilitazione reazionaria (Marine Le Pen e il suo Fronte Nazionale).

Tab. 3 – Primo turno elezioni presidenziali francesi 22 aprile 2012

Iscritti

46.028.542

% degli iscritti

% dei voti validi

Votanti

36.584.399

79,48

 

Voti validi

35.883.209

77,96

 

François HOLLANDE (PS)

10.272.705

22,32

28,63

Nicolas SARKOZY (PR)

9.753.629

21,19

27,18

Marine LE PEN (FN)

6.421.426

13,95

17,90

Jean-Luc MÉLENCHON

3.984.822

8,66

11,10

François BAYROU

3.275.122

7,12

9,13

Eva JOLY

828.345

1,80

2,31

Nicolas DUPONT-AIGNAN

643.907

1,40

1,79

Philippe POUTOU

411.160

0,89

1,15

Nathalie ARTHAUD

202.548

0,44

0,56

Jacques CHEMINADE

89.545

0,19

0,25

 

Sarà uno scontro in cui è possibile che si facciano largo i promotori della rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato. È la linea che noi comunisti italiani appoggeremo. L’idea che la rivoluzione socialista è necessaria si fa nuovamente largo anche in Francia. Jean-Luc Mélenchon stesso nella sua solenne dichiarazione del 5 maggio, alla vigilia del secondo turno delle presidenziali, ha dichiarato che “continueranno i lacrimogeni nelle strade, i pignoramenti sul salario, i tagli di energia elettrica e dell’acqua. La miseria esploderà. Macron sarà peggio di Hollande che è stato peggio di Sarkozy. … La nostra sofferenza … continuerà finché in qualche paese europeo saranno spezzate le catene”. Jean-Luc Mélenchon non dice, ma è sottointeso e se non lo capisce lui lo capiranno altri, che continueranno la chiusura e la delocalizzazione di aziende, aumenterà il numero di lavoratori precari, di proletari che si arrabattano per crearsi un lavoro (start-up suona bene, ma questo è), di proletari che campano al servizio del lusso e dagli sprechi dei ricchi di tutto il mondo (questo è gran parte del turismo), di disoccupati, di proletari che sopravvivono di “ammortizzatori sociali” e di opere di beneficenza e di carità, continuerà l’erosione delle conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolati hanno strappato sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria, … finché in qualche paese imperialista le masse popolari spezzeranno le catene del sistema imperialista mondiale. Il primo paese imperialista che lo farà, avrà la solidarietà e il sostegno delle masse popolati degli altri paesi, mostrerà ad esse la strada e aprirà ad esse la via.

In conclusione, questo è il messaggio che ci arriva dalla Francia.

 

Avanti, quindi, compagni nella nostra opera per creare le condizioni perché le masse popolari organizzate costituiscano il loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare e lo facciano ingoiare al vertici della Repubblica Pontificia!

Sostenere le lotte dei lavoratori contro i padroni e il loro governo!

Moltiplicare le organizzazioni operaie e popolari e orientarle a costituire un loro governo d’emergenza e a imporlo ai vertici della Repubblica Pontificia!

 

Vai al Blog del (n)PCI

Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *