Il WWF sorprendentemente è una falsa organizzazione ambientalista. Non mira alla completa abolizione della caccia ma ad una sua “migliore regolamentazione”, “nell’interesse degli animali” e indicando “tempi, luoghi e specie cacciabili”. La Fulco Pratesi & Co. ha gettato la maschera, alleandosi con chi fa dell’attività venatoria un vero e proprio business. Quindi “NO al 5X1000 al WWF”.
Lo abbiamo scoperto direttamente dal sito internet dell’organizzazione: www.wwf.it/specie/wwf_e_la_caccia
Il WWF, a differenza di quanto noi avevamo immaginato fino ad oggi, non ha mai preso le distanze dall’odiosa e criminale attività di caccia, ma punta solamente ad una sua diversa regolamentazione.
AmbienteWeb sin da questo momento non darà più visibilità alle attività di coloro che, sbandierando slogan in difesa dell’ambiente, stanno in realtà dalla parte avversa.
Siamo comunque certi che all’interno dell’organizzazione (ex) ambientalista ci siano tanti volontari ai quali va il nostro ringraziamento per l’attività che svolgono quotidianamente e che non sono assolutamente oggetto della nostra presa di posizione.
Di seguito l’articolo che ci ha fatto indignare.
Claudio Patrizi (AmbienteWeb)
Il WWF e la caccia
© WWF Terni
No alla caccia!
Il WWF è impegnato per favorire in Italia misure di conservazione della fauna selvatica, anche attraverso una migliore regolamentazione della caccia.
La caccia non è il principale problema ambientale in Italia. Non è la minaccia numero uno per la biodiversità. Ma, in un territorio già provato dalla cementificazione e la perdita di habitat naturali, dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici, la caccia rappresenta l’ennesima aggressione alla fauna.
Soprattutto se, come accade in Italia, la legislazione sulla caccia è spesso non rispettata, attraverso atti di deroghe regionali di ogni tipo, in violazione delle regole europee sulla tutela della fauna selvatica: dall’aumento illegittimo delle specie cacciabili, ai calendari venatori con periodi di caccia troppo lunghi ed autorizzazioni di caccia in zone vietate, come la aree protette. E addirittura si assiste ai ripetuti tentativi di stravolgere l’attuale legge a tutto vantaggio dei cacciatori.
La caccia va dunque rigidamente regolamentata e gestita, nell’interesse degli animali: la fauna – Legge 157/92 – è “patrimonio indisponibile dello Stato, ed è tutelata nell’interesse nazionale ed internazionale”. Non è proprietà dei cacciatori.
In questo contesto, il WWF è impegnato per favorire in Italia misure di conservazione della fauna selvatica, anche attraverso una migliore regolamentazione delle attività venatorie (per ciò che riguarda tempi, luoghi e specie cacciabili) e l’attuazione delle Direttive europee (Habitat, Uccelli) e convenzioni internazionali. Questo avviene soprattutto attraverso le attività istituzionali e legali giudiziarie di contrasto e limitazione delle attività venatorie, in coerenza con l’attività di programma di conservazione ecoregionale.
Per raggiungere questi obiettivi il WWF lavora predisponendo documenti di analisi scientifica e legislativa, realizza alleanze con gli altri soggetti coinvolti nelle attività di caccia (come le associazioni agricole, gli enti scientifici, le forze dell’ordine come il Corpo Forestale dello Stato), promuove attività di lobby legislativa, predispone azioni giudiziarie penali ed amministrative per contrastare il bracconaggio e gli atti regionali illegittimi.
Il WWF è attivo anche con un nucleo di Guardie volontarie sul territorio, impegnate nel contrasto dei crimini ambientali.
Sirenata contro la caccia
Molti si chiedono perché, mentre in quasi tutti i Paesi del mondo la caccia non solleva contestazioni e repulsione, da noi sia odiata dalla grande maggioranza dei cittadini. Le ragioni di questo malanimo sono diverse. Innanzitutto l’inaccettabilità morale ed etica verso l’uccisione per diletto di creature indifese. Inaccettabilità maggiormente sentita in Italia, ove la stragrande maggioranza delle vittime del piombo sono uccellini di pochi grammi di peso, dal merlo al fringuello, dal tordo all’allodola, dalla peppola al passero, oltretutto canori e in gran parte migratori, appartenenti cioè a un patrimonio mobile dei Paesi europei e africani che loro attraversano due volte l’anno, in cui nidificano e svernano. Una seconda causa di avversione risiede in un assurdo articolo del Codice Civile che, introdotto nella legislazione nel 1942 per favorire la preparazione bellica degli italiani allora in guerra, autorizza i soli cacciatori a entrare nei terreni altrui senza il consenso dei proprietari.
Infine l’arroganza delle associazioni venatorie le quali, pur rappresentando solo l1% della popolazione, riescono a ottenere dai Governi Regionali sempre maggiori deroghe e norme in contrasto alla legislazione italiana e alle direttive dell’Unione Europea. Le deroghe richieste riguardano l’allungamento del periodo di caccia, l’ampliamento della lista di uccelli cacciabili (ampliamenti che riguardano soprattutto piccoli uccelli come fringuelli, peppole, pispole e altri) e la possibilità di cacciare nelle aree protette. Grazie all’ottimo lavoro dell’Ufficio legale del WWF, si sono ottenute di recente (estate 2012) clamorose vittorie al TAR contro la violazione delle norme europee in Abruzzo, Campania, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia e Veneto. Infine, la piaga dei bracconieri (in moltissimi casi assimilabili ai cacciatori) che causano la morte o il ferimento di migliaia di animali protetti, come dimostrano i tantissimi rapaci recuperati e salvati dalle Guardie WWF e dai Centri di Recupero animali selvatici, cui vengono affidati.
Fulco Pratesi
tratto da: www.wwf.it/specie/wwf_e_la_caccia