“Da utopia a entropia”

In tutto il mondo gruppi di «naufraghi dello sviluppo» hanno cominciato ad autorganizzarsi. Non ci sono ricette né strategie miracolose, non è un cambiamento soltanto etico né solo politico, non è soltanto collettivo né solo individuale, precipita sul nostro immaginario ma prima di tutto sulla vita di ogni giorno, ad esempio nello sperimentare percorsi con cui lavorare, produrre e consumare meno.

 

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DA UTOPIA A ENTROPIA, QUI E ORA
In tutto il mondo gruppi di «naufraghi dello sviluppo» hanno cominciato ad autorganizzarsi. Non ci sono ricette né strategie miracolose, non è un cambiamento soltanto etico né solo politico, non è soltanto collettivo né solo individuale, precipita sul nostro immaginario ma prima di tutto sulla vita di ogni giorno, ad esempio nello sperimentare percorsi con cui lavorare, produrre e consumare meno. “Una rivoluzione economica e sociale diretta a costruire un altro mondo – scrive Serge Latouche – Non si tratta soltanto di un futuro ipotetico… Questo mondo altro è anche dentro quello attuale e noi dobbiamo cercare e vivere, qui e ora…”
SERGE LATO UCHE
 

IL TEMPO CONDIVISO
Le banche del tempo restano prima di tutto un diverso modo di concepire il tempo e di ricomporre le relazioni sociali. Insieme al reddito di cittadinanza rovesciano il dogma “time in money” e si ribellano al lavoro mercificato. Nelle banche del tempo lo scambio non è impersonale, differito, intermediato da strumenti terzi sovrastanti, come lo è il denaro…. Nel condividere con te il mio tempo non offro né saperi, né oggetti, né denaro. Offro semplicemente ciò che sono, dono un po’ di me stesso/a, per quel poco o tanto che so essere e che so fare
PAOLO CACCIARI

QUANDO IL LAVORO DIVENTA OZIO
Scrive Filippo La Porta: “Due libri usciti ora andrebbero letti in parallelo: ‘Lavorare gratis, lavorare tutti’ di Domenico De Masi (Rizzoli ) e ‘Lavorare sfianca’ di Alessandro Pertosa e Lucilio Santoni (Enrico Damiani Editore). Entrambi partono dalla mutazione epocale del nostro presente – che sembra condurre alla sparizione del lavoro umano – ma entrambi suggeriscono una declinazione virtuosa di questa mutazione, che anzi andrebbe accelerata…”
FILIPPO LA PORTA

QUANTO VALE LA VITA DI UN POPOLO INDIGENO?
Una volta bastava sterminarli ma oggi, per togliere di mezzo le popolazioni che vivono nei territori necessari all’avanzata del “progresso”, certi mezzi non usano più. Così le imprese che vogliono impossessarsi della terra che indigeni e contadini non sono stati capaci di “sfruttare a dovere” hanno inventato il concetto di “compensazione della biodiversità”. Una vera miniera d’oro perché permette alle imprese di aumentare i profitti e tingersi pure di “verde”. Guadagnano con l’attività contaminante che installano impunemente nelle terre “conquistate” e si appropriano o vanno a gestire un’area di bio diversità in un’altra zona, con la quale possono ottenere altri profitti con l’emergente mercato secondario di “buoni di compensazione”, la vendita di servizi ambientali e i contratti che siglano per brevettare piante, insetti e microrganismi vari. L’allontanamento dal proprio territorio, come sanno bene tutti i popoli che lo hanno subito, è invece una sentenza di morte per le comunità che non sono state capaci di mettersi al passo coi tempi. Il Senato messicano discute una Legge generale sulla biodiversità
SILVIA RIBEIRO

56 BAMBINE
“L’8 marzo in Guatemala abbiamo assistito a uno dei massacri più atroci nella storia dell’America latina – scrivono Quimy De León e Gloria Muñoz Ramírez -, 56 bambine sono state chiuse a chiave in una stanza e poi bruciate, di loro 41 sono decedute e 15 sono sopravvissute, gravemente ferite. Le bambine si trovavano sotto la ‘custodia e protezione’ dello Stato, questo crimine non ha precedenti… Questo femminicidio è un crimine di Stato dietro al quale c’è una struttura criminale sofisticata che ha tentato di mettere a tacere la denuncia delle bambine di gravi crimini come tortura, tratta di esseri umani, violenze sessuali, sparizione forzata…”. Una campagna mondiale – con le immagini di ognuno dei volti delle 41 bambine disegnati da artisti di Guatemala, Messico e Spagna (#NosDuelen56) – cerca ora di rendere omaggio alla vita di queste bimbe e di contribuire alla lotta per la memoria e la giustizia
GLORIA MUÑOZ RAMIREZ E QUIMY DE LEÓN

SI SCRIVE LEGALITÀ, SI LEGGE DESERTO SOCIALE
Due sgomberi, un bando finto, i richiami alla legalità, il rifiuto di ascoltare quelli dell’acqua. L’arroganza della giunta Raggi contro quelli del Rialto, dove aveva sede il Forum dei movimenti dell’acqua, non è solo un’altra brutta storia romana di sgomberi, ma prima di tutto la conferma che l’amministrazione 5 Stelle “sta compiendo una svolta reazionaria – dice Paolo Carsetti del Forum dell’acqua – “L’unico obiettivo è accreditarsi con il sistema, dimostrare ai poteri forti di essere affidabile, così da candidarsi a governare il Paese intero… Poco importa se nel frattempo la legalità sarà trasformata in un simulacro, la trasparenza in opacità, il cambiamento in continuità, la comunità in solitudine competitiva, la città in un deserto sociale…”. Due sgomberi, un bando finto e la fine di molte illusioni
PAOLO CARSETTI

LA MISSIONE POSSIBILE DI LÀDIO VERON
Grazie a “La terra degli uomini rossi“, il bel film di Marco Bechis, la persecuzione genocida cui sono sottoposti i Guarani-Kaiowà del Brasile è stata conosciuta e ha toccato il cuore del grande pubblico italiano. Non tutti sanno però che appena cinque anni dopo, nel dicembre 2013, Ambrosio Vilhava, il protagonista del film, è stato accoltellato e ucciso. Gli assassini sono noti, i mandanti e le loro protezioni istituzionali pure. Ora il governo della nuova destra del “presidente” Temer ha intenzione di ridurre dal 13 al 2,6 per cento del territorio nazionale le terre teoricamente assegnate alle 240 popolazioni indigene che resistono nel paese, circa 900mila persone. Intanto, per la prima volta nella storia, truppe Usa partecipano a un’esercitazione militare nell’Amazzonia brasiliana. Quanto la persecuzione dei Guarani-kaiowá sia ancora viva e cruenta racconta questo articolo di Aldo Zanchetta, che ha ospitato a Lucca Ládio Veron Cavalheiro, il cacique del villaggio guarani-kaiowá di Tekoha Takuara scelto dalla sua gente, il ramo più vessato del grande popolo Guarani, per una “missione” europea che pareva quasi impossibile. I suoi esiti dipenderanno dalla determinazione che la rete di solidarietà in Europa saprà mettere in campo
ALDO ZANCHETTA

SE MI UCCIDONO
Il 4 maggio, il corpo senza vita della ventiduenne Lesby Berlin Osorio è ritrovato nei giardini del campus dell’Università nazionale autonoma del Messico. Le indagini non hanno portato risultati a tutt’oggi, ma gli investigatori – e di conseguenza i media – hanno offerto alla morbosità del pubblico una cascata di dettagli (e non si sa neppure quanto rispondenti a realtà) sulla sua vita personale. “Aveva consumato alcol e droghe con il suo ragazzo”, “Il ragazzo ha deciso di andarsene ma lei l’ha seguito e ha dato inizio a un litigio” (secondo quanto lui dice, perciò dev’essere vero, giusto?), “Non studiava”, “Conviveva”, ecc. ecc. Il suggerimen to neppure sotteso è questo: la giovane donna se l’è andata a cercare… Investigatori e media non avevano previsto la ribellione di migliaia di donne messicane in strada e in rete, dove è apparso l’hashtag #SiMeMatan (Se mi uccidono)…
MARIA G. DI RIENZO

IL DIRITTO A RESISTERE ALIMENTA LA STORIA
Da sessantove anni, ogni 15 maggio i Palestinesi ricordano il giorno della Nakba, quando 750 mila persone furono scacciate dalle loro case per facilitare la nascita dello Stato di Israele. Non si è trattato di una “catastrofe”, come vuole la traduzione più corrente della parola araba, ma di una gigantesca pulizia etnica, un concetto che contiene la responsabilità politica di chi aggredisce chi è aggredito, un punto di partenza essenziale per cercare una riconciliazione. In questa intervista, ne parla Maria Rosaria Greco, che ha curato “Di storia in storia – from tale to tale“, l’ultimo libro uscito in Italia dello storico israeliano Ilan Pappé, lo studioso più lucido e pi&u grave; inviso ai governi di Tel Aviv, della grande tragedia del popolo palestinese, una tragedia impossibile da comprendere senza conoscerne le radici. “Lo storico ha il ruolo di parlare non solo di cosa è accaduto nel passato, ma di spiegare perché il passato è importante per noi oggi nel presente”, sostiene Pappé per poi porre grandi interrogativi su cosa sia diventato Israele e sull’autonomia del mondo accademico
NONSOLOPAROLE

IL RITMO LETALE DEL CONSUMISMO
Ventimila metri quadrati di teli termici per proteggere dai raggi del sole il ghiacciaio che alimenta in Svizzera il fiume Rodano, sembra una barzelletta ma non lo è affatto. E poi il Columbia, uno dei principali ghiacciai del Nordamerica che continua ad arretrare in modo impressionante. Avanza invece verso il Canada il corteo di iceberg che hanno lasciato la Groenlandia. Il riscaldamento del pianeta produce effetti stupefacenti, sempre più visibili e repentini, la rassegna delle notizie selezionate in aprile da Alberto Castagnola lo mostra con chiarezza. Secondo l’antropologo indiano Amitav Ghoshi, il cambiamento climatico è un po’ come la morte: si finge di esorcizzarlo evitando di parlarne. Intanto le f rane causate dalle piogge torrenziali uccidono 4600 persone l’anno, come dimostra l’ecatombe di fango che ha colpito la Colombia. E quando non si viene seppelliti dal fango ci pensa la spazzatura: nello Sri Lanka è venuta giù una montagna di mondezza alta 91 metri. Ci salveranno gli scrittori cessando di nascondere la realtà?
A CURA DI ALBERTO CASTAGNOLA

SI SALPI CHI PUÒ…
La scorciatoia di cercare sistemi o modelli da applicare è una trappola in cui cadiamo spesso, nei movimenti sociali, nelle comunità territoriali, nella pedagogia critica (quella che ruota intorno al pensiero e alle esperienze di Maria Montessori, Lorenzo Milani, Mario Lodi ma anche Célestin Freinet, Johann Heinrich Pestalozzi, Gianni Rodari e molti altri e altre). Ma se vogliamo coltivare ogni giorno una coscienza critica sulla realtà dobbiamo esser disponibili ad accogliere l’eventualità dell’arrivo di qualcosa o qualcuno che scombini qualsiasi modello. La sostanza della realtà quotidiana, degli uomini e delle donne in carne e ossa, è sempre complessa e rende ogni sistema una gabbia, una trappola. Del resto , i grandi maestri hanno lasciato metodi di lavoro, non sistemi chiusi. Forse sarebbe sufficiente fare un po’ come i mozzi, “purché si salpi, di bonaccia o di tempesta – scrive Carlo Ridolfi -, abbandonando l’illusione letale di un mare fermo una volta per sempre…”
CARLO RIDOLFI

I PRIMI PASSI DI UNA LUNGA MARCIA
Esistono legami e risonanze tra comunità territoriali da riconoscere e di cui occorre prendersi cura ogni giorno. Esistono scuole che scelgono l’arte e la memoria per vivere percorsi di apprendimento originali e ricchi di senso, con cui nutrire la voglia di cambiare il mondo. Esistono iniziative, come “La Lunga Marcia nelle Terre del Sisma” (che parte da Fabriano il 28 giugno e arriva a L’Aquila l’8 luglio per sostenere le comunità locali colpite dai terremoti), che mostrano territori vivi nonostante tutto. Un fotoreportage di una giornata intensa all’Aquila, dalla Casa dello Studente al Museo Nazionale d’Abruzzo, fino alle CaseMatte a Collemaggio dal Comitato 3e32. Un lento, e per questo profondo, camminare insieme
ANNA MARIA PIEMONTE

TEMA: LA GIORNATA CONTRO L’OMOFOBIA
Tema: “Descrivi le tue sensazioni e le tue riflessioni sulla Giornata internazionale contro l’omofobia”. Svolgimento: … Si fa presto a dire svolgimento, signora professoressa….
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER

 

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