Né santi né eroi, ma uomini e donne (soprattutto) che, portando dietro la cattedra la propria disabilità, superando gli ostacoli dello studio prima, e della professione poi, offrono ai propri ragazzi la lezione più difficile e più preziosa: non c’è barriera che non si possa superare.
Redattore Sociale del 20-05-2017
La “lezione” degli insegnanti disabili, tra ostacoli e successi
Edifici inaccessibili, burocrazie inespugnabili, barriere invalicabili: l’esperienza di Oriana, Rahma, Romina, che ogni giorno devono lottare per fare bene il proprio lavoro. Ma gli alunni sono i primi a capire e affidarsi. Inchiesta di Superabile.
ROMA. Né santi né eroi, ma uomini e donne (soprattutto) che, portando dietro la cattedra la propria disabilità, superando gli ostacoli dello studio prima, e della professione poi, offrono ai propri ragazzi la lezione più difficile e più preziosa: non c’è barriera che non si possa superare. Ogni giorno devono lottare per fare bene il proprio lavoro di insegnanti in diverse materie, con differenti disabilità. Ma la buona notizia è che i ragazzi sono i primi a capire e ad affidarsi con naturalezza alle loro docenti. Di loro si occupa l’inchiesta “Dietro la cattedra” di Chiara Ludovisi, pubblicata nel numero di maggio del magazine Superabile Inail.
Solo pochi mesi fa Antonio Silvagni si è classificato tra i cinque migliori docenti all’Italian Teacher Prize: insegna latino e materie letterarie all’Istituto di istruzione superiore “Leonardo Da Vinci” di Arzignano (Vicenza) e ha perso la vista proprio prima di diventare docente, a causa di un glaucoma: le prove orali del concorso le ha preparate con le audiocassette, perché al suo sogno non voleva rinunciare. Oggi continua a insegnare ed è diventato esperto di tecnologie e sussidi capaci di rendere il mondo della conoscenza facilmente accessibile anche a chi, come lui, non può vedere, ma ha tanta voglia di studiare e apprendere. E come lui sono tanti i docenti con una disabilità che combattono ogni giorno con edifici inaccessibili e burocrazie inespugnabili.
Non esistono dati ufficiali. Il ministero dell’Istruzione spiega che non ci sono “perché si tratta di dati sensibili, che non possiamo raccogliere per questioni di privacy”. Secondo un’inchiesta pubblicata dal magazine Ofcs Report, a cura di Daniele Piccinin il numero si avvicina ai 100 mila. La stima poggia sul numero di richieste per la Legge 104 del personale scolastico (che non riguardano tutte una disabilità personale, ma spesso l’assistenza) e ipotizza che almeno il 15% dei docenti usufruisce della 104 in quanto disabile.
Barriere non solo architettoniche. L’insegnamento non sembrerebbe un mestiere “inaccessibile” a chi ha una disabilità, tutt’altro. Ciò nonostante gli insegnanti con disabilità sono ancora pochissimi. Lo sottolinea Oriana Fioccone, che insieme al “Gruppo donne” della Uildm ha approfondito il tema in uno studio dal titolo “Davanti e dietro alla cattedra”. “Io ero l’unica insegnante disabile nella mia scuola; – racconta – non ne avevo mai incontrata nessun’altra. Con il gruppo abbiamo deciso di raccontare altre storie come la mia in tutta Italia”. Ne è uscito un lavoro unico nel suo genere, che per la prima volta ha acceso un faro su questo angolo sconosciuto della scuola italiana.
L’inchiesta di Chiara Ludovisi – che riproponiamo in tre puntate a partire da oggi -racconta tutto questo attraverso tre storie, quelle di Oriana Fioccone, Rahma Raki Nur e Romina Santini.
______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Redattore Sociale del 22-05-2017
La disabilita’ dell’insegnante, “un elemento educativo da valorizzare”
ROMA. “Ci riesce più facile pensare a un ufficio o a un call center, come luogo di inserimento lavorativo, piuttosto che a un’aula scolastica. Forse perché -l’insegnamento ti mette davanti a ragazzi o a bambini, per i quali gli insegnanti sono anche un modello. E proporsi come modello è difficile, per chi ha una disabilità”. Oriana Fioccone, docente ora in pensione e membro del “Gruppo donne” della Uildm, racconta la sua esperienza di docente con disabilità. La sua è una delle storie raccontate nell”inchiesta “Dietro la cattedra”, di Chiara Ludovisi, pubblicata nel numero di maggio del magazine Superabile Inail. Dalla sua esperienz a personale è partita per studiare e raccontare altrte storie come la sua in talia e da questo è nato un stiudio unico nel suo genere, che per la prima volta ha acceso un faro su questa realtà.
“Ho scelto di frequentare il liceo pedagogico, perché era l’unico istituto superiore che nella mia zona fosse accessibile. – racconta – Poi la facoltà di Lettere moderne a Torino, perché era una facoltà che mi permetteva di studiare da casa, senza l’obbligo della frequenza e di poter andare a sostenere gli esami. Sia io sia mia sorella, anche lei disabile e iscritta allo stesso corso di studi, non abbiamo mai assistito a una lezione, studiavamo da casa e andavamo all’università solo per dare gli esami. La prima volta che sono arrivata a Palazzo Nuovo a Torino, nella sede della facoltà di Lettere, mi hanno fatto entrare attraverso una porta secondaria e, per salire ai piani superiori, ho dovuto utilizzare un montacarichi. Salivo insieme ai pacchi. Evidentemente mai nessuna persona in carrozzina era entrata in facoltà prima di allora. Gli ascensori erano così piccoli che non permettevano l’accesso a una sedia a rotelle. Solo persone in piedi”.
“Erano tempi diversi, oggi ci lamentiamo di ciò che non c’è, ma tante conquiste sono state fatte”, commenta. Conquistata la laurea, il concorso per l’insegnamento e dal 1992 l’insegnamento. “Prima fui assegnata a una scuola, ma naturalmente c’era una rampa di scale: dopo i primi giorni, si è capito che non potevo continuare a essere portata su di peso per tutto l’anno, perciò sono stata assegnata a un istituto accessibile poco distante. L’anno successivo, nuova assegnazione e il medesimo problema: altra scuola, altre scale. Fui nuovamente spostata in un istituto senza barriere. Era curioso, essere assegnata alle scuole in base alla loro accessibilità. Per questo, non tutti gli anni potevo insegnare materie letterarie: a volte venivo utilizzata per il sostegno agli alunni più in difficoltà. Nel 1994 insegnavo a Canelli: la scuola fu ristrutturata dopo l’alluvione e quando riaprì era completamente accessibile: finalmente, potevo raggiungere tutti i piani dell’ed ificio, mentre prima, tramite un montascale, arrivavo solo al piano rialzato”.
Da allora, molte cose sono cambiate: “Tanto è stato migliorato, in materia di accessibilità – osserva Fioccone –. Molte scuole sono accessibili, ma soprattutto la mentalità non è più la stessa: se un tempo chi era in carrozzina difficilmente usciva di casa, oggi molti passi avanti sono stati fatti. E le famiglie sostengono spesso i progetti e i sogni dei loro figli disabili”.
“Ho vissuto sulla mia pelle la semplicità con cui i ragazzi accolgono e accettano un insegnante come me: erano abituati al fatto che, non potendo scrivere io alla lavagna, chiamassi uno di loro a farlo al posto mio. E mi aprivano sempre la porta, senza tante storie. Così la disabilità di un insegnante può diventare un elemento educativo da valorizzare”.