Le elezioni non sono sempre state il barometro dello stato di salute e il centro dell’azione politica della cultura politica di sinistra. Lo sono diventate, in quasi tutto il pianeta, negli ultimi decenni. Prima il voto veniva considerato un complemento di un diverso compito centrale, che ruotava attorno all’organizzazione dei settori popolari.
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ELEZIONI E POTERI DEL BASSO
Le elezioni non sono sempre state il barometro dello stato di salute e il centro dell’azione politica della cultura politica di sinistra. Lo sono diventate, in quasi tutto il pianeta, negli ultimi decenni. Prima il voto veniva considerato un complemento di un diverso compito centrale, che ruotava attorno all’organizzazione dei settori popolari. L’istituzionalizzazione delle sinistre e dei movimenti popolari – sommata alla centralità ossessiva della partecipazione elettorale – ha finito per disperdere i poteri che los de abajo avevano costruito con tanto impegno e che sono stati la chiave di volta delle resistenze. Raúl Zibechi crede sia necessario distinguere tre atteggiamenti, o strategie, diversi nella discussione attuale sulle e lezioni. Una discussione riaperta, anche nella composita galassia delle culture politiche dei movimenti antisistemici, con la candidatura di una donna indigena alla presidenza del Messico. La candidatura di María de Jesús, decisa dal Congreso Nacional Indígena, è stata ispirata e sostenuta anche dagli zapatisti, dopo una consultazione interna intensa e difficile e con motivazioni volte non alla conquista del governo dello Stato ma al rafforzamento dell’autorganizzazione di un potere di natura molto differente
RAÚL ZIBECHI
IL RISVEGLIO DELLA COSCIENZA FEMMINILE
Il peso di una mutata coscienza femminile è tanto più grande in quanto va al di là di “culture” e confini nazionali. Quali allora le vie d’uscita per una sottomissione che non viene solo da imposizioni e divieti esterni, che vive nelle istituzioni, nei saperi e linguaggi della vita pubblica, ma che ha radici ancora insondate nell’oscurità dei corpi? L’indicazione più saggia, osserva Lea Melandri, viene, non a caso, da quelle donne che con troppa facilità chiamiamo “vittime”, privandole ancora una volta del loro essere persone, della loro voce, delle loro capacità di fare scelte. “Crediamo che sia importante uscire dalle situazioni non per costrizione o autoco strizione, quanto piuttosto elaborando ferite e cicatrici per sviluppare nuove parti di una identità sempre in movimento e sviluppo…”
LEA MELANDRI
SFIDA ALL’ESIBIZIONE DEL POTERE TOSSICO
Nella nostra epoca si fronteggiano due visioni: una guarda oltre l’industrializzazione fondata sui combustibili fossili e l’antropocentrismo ed è volta a creare una Democrazia della Terra basata sui diritti di tutti gli esseri viventi. L’altra guarda all’intensificazione dei processi di distruzione basati sull’avidità di una piccola minoranza di uomini potenti. C’è bisogno di leggi più elevate che governino la nostra vita e ci permettano di continuare a vivere: le leggi di Gaia e quelle dell’ecologia. Nel 1995, la Conferenza Onu di Lipsia ha sentenziato che i tre quarti della biodiversità del pianeta è scomparsa a causa della cosiddetta Rivoluzione Verde e del modello agricolo industriale. L’approccio scientifico multidisciplinare e i movimenti democratici hanno parlato in quell’occasione del “diritto ambientale internazionale” per rispondere alle minacce alla sopravvivenza del pianeta mosse dall’avidità delle multinazionali. Sul cambiamento climatico, le questioni fondamentali sono: la riduzione delle emissioni e le strategie di adattamento, mentre le questioni chiave della biodiversità sono la sicurezza biologica e la promozione di pratiche finalizzate alla conservazione della biodiversità. Entrambe si collegano all’agricoltura, al nostro pane quotidiano. Le persone e le comunità di ogni paese del mondo non stanno lì ad aspettare le decisioni dei governi, abbandonano l’utilizzo di veleni in agricoltura e adottano l’agroecologia migliorando la vita di tutti
VANDAN A SHIVA
L’ORRORE DELLA FRETTA DI PRODURRE CIBO
Più veloce, sempre più veloce. La follia dei sistemi alimentari progettati come fabbriche non solo fa orrore e impone l’uso intensivo di antibiotici e prodotti chimici ma comporta una serie di conseguenze non previste, come il problema sanitario di malattie batteriche comuni che diventano resistenti agli stessi antibiotici. In questi ultimi mesi, la produzione di salmoni, generalmente allevati in giganteschi recinti dove ingrassano milioni di animali immobili, è caduta. In Cile, l’eccesso di liquami, assieme ai cambiamenti climatici, ha favorito una grande proliferazione di alghe che riducono i livelli di ossigeno uccidendo i salmoni. In Norvegia, continua inarrestabile l’infestazione di piccoli crostacei che, com e zecche, si attaccano sul salmone per alimentarsi di esso
GUSTAVO DUCH
POTREBBERO MANCARE MENO DI DODICI ANNI
L’aumento delle temperature a livello globale potrebbe superare già tra il 2024 e il 2029 la fatidica soglia del grado e mezzo fissata a Parigi, scrive il New Scientist. Il fenomeno climatico noto come Intercadal Pacific Oscillation (IPO) potrebbe infatti essere già entrato in una nuova fase di riscaldamento, dopo più di un decennio in fase di raffreddamento. Racconta il climatologo John Abraham che la domanda che si sente rivolgere con maggior frequenza è: “Quale sarà l’impatto del cambiamento climatico su di me?”. Secondo Abraham, il cambiamento climatico sta già influenzando nella vita quotidiana la salute delle persone a livello globale. Alcune fasce di popo lazione, come i bambini, gli anziani, le persone con malattie croniche, quelle con un reddito basso e le donne in gravidanza, risentiranno del problema più di altre. Nella rassegna di maggio curata da Alberto Castagnola, anche l’anomala fioritura delle alghe che può produrre tossine capaci di eliminare la vita marina e cambiare il colore delle acque e l’infinito esodo dei Nubiani, un ostacolo da rimuovere per lo sviluppo e l’incremento del business legato al turismo di lusso in Egitto
A CURA DI ALBERTO CASTAGNOLA
VIAGGIARE, INCONTRARE, SENTIRE LA TERRA
“Abbiamo bisogno di creature rivoluzionarie, non di manovali del rancore… Abbiamo bisogno di un’Italia attenta alle cose che coltiva, attenta a quello che accade nelle scuole, negli ospedali… – scrive Franco Arminio – Bisogna andare avanti in quello che c’è, sentire la terra sotto i piedi, sapere che ovunque c’è aria e ci sono gli alberi, e c’è tanto da guardare… guardare e camminare… Non si può andare avanti col gioco del consumare e del produrre…”
FRANCO ARMINIO
IL PASTORE E IL TERRORISMO
Cosa sappiamo – ma soprattutto cosa c’interessa sapere – delle vittime non europee del terrorismo internazionale dei nostri tempi? Nella migliore delle ipotesi appena i numeri, enormemente superiori a quelli della gente colpita nei paesi “importanti”. La storia dell’uccisione di Khalifa Soultani, cui è stata tagliata la gola in Tunisia il 2 giugno, illumina un mondo complesso che qui nessuno sembra aver interesse a conoscere. Due anni fa era stata mozzata la testa a suo fratello Mabrouk, un pastore che aveva resistito all’arruolamento dei terroristi. Le denunce del cugino di Mabrouk e Khalifa sulla condizione sociale della loro gente e l’abbandono dello Stato nazionale che li vede solo com e potenziali terroristi fecero scalpore in televisione, in Tunisia. Il presidente promise protezione a lui e a Khalifa. Promesse ipocrite e bugiarde. L’uccisione di Khalifa, mette a nudo tutto il disprezzo dello Stato “democratico” tunisino verso i giovani e i più poveri, mentre una nuova ondata di proteste sociali, spesso disperate, cresce nel Sud del Paese. Quella morte parla però anche a un’Europa che continua nevroticamente a pensarsi come il centro e l’obiettivo esclusivo di un’aggressione “esterna”, di natura quasi sovrannaturale, continuando a rispondere agli attentati jihadisti proprio come gli attentatori jihadisti sperano
SANTIAGO ALBA RICO
QATAR, CHI È SENZA PECCATO…
La mia prima reazione alla notizia dell’isolamento del Qatar da parte di Arabia saudita, EAU, Bahrain, Yemen e Egitto (cui hanno subito plaudito le Maldive, il generale Haftar, che contesta il governo di unità nazionale libico, e Israele), con l’accusa di fomentare il terrorismo internazionale, è stata di farmi una risata. Perché i re del Golfo prendono di mira il Qatar invece di sfidare il clero che legittima la lotta armata in nome dell’Islam? Non certo per lottare contro il terrorismo, sarebbe più convincente l’ipotesi di imbavagliare Al-Jazeera ma non basta certo a spiegare tutto. Tutti quelli che hanno imposto l’embargo sul Qatar, che non è certo una democrazia liberale, sono regimi autoritari, che disprezzano la democrazia, le libertà civili o l’autodeterminazione popolare. Altrimenti come si spiegherebbe l’adesione immediata dell’Egitto di al-Sisi e dell’Israele di Netanyahu? Il Qatar ha una costituzione, ratificata con referendum popolare nel 2003, ed un’Assemblea consultiva con poteri legislativi (anche se l’emiro deve poi ratificarle) che in base alla costituzione deve diventare elettiva. Le donne hanno diritti politici, possono votare e candidarsi, quando in Arabia saudita non possono ancora guidare e, per i diritti civili e politici, la sicurezza umana e i diritti del lavoro, l’Arabia saudita è classificata tra i 27 paesi dove il rischio è estremo. Non si tratta di identificare il peggiore della classe, ma è certo che coloro che attaccano il Qatar non hanno le credenziali per farlo
GIANLUCA SOLERA
CARMELO MUSUMECI
NON SI FA CREDITO, AL SUD MENO CHE MAI
La fiducia ai dà alle cose serie e la danno le persone serie. Le banche italiane invece non si fidano a priori e hanno notevolmente diminuito il credito concesso, guarda caso in modo di gran lunga più rilevante al Sud. Grazie a un Report di Banca Popolare Etica, che invece nel corso della crisi degli ultimi dieci anni ha accresciuto i propri crediti alla clientela del 258 per cento, possiamo rilevare che l’esclusione finanziaria non è un fatto opinabile ma molto oggettivo e ben misurabile
ALESSANDRO MESSINA
PRINCIPESSE?
“Dovremmo imparare a essere rivoluzionarie. Qui in Italia a casa nostra. Non si tratta più di scendere in piazza nude per affermare la nostra libertà sessuale – scrive Penny, madre e insegnante – Ma di cambiare un sistema. Di usare altre parole per descriverci. Di sovvertire il non detto. Di dare un calcio al ruolo che ci hanno assegnato dall’alba dei tempi. Una rivoluzione contro la violenza. Quella sottile o espressa. Verbale e fisica… Per fortuna ci sono le figlie di domani, da qualche parte, nel mondo che ci chiedono di non essere più principesse ma rivoluzionarie. Di dare una nuova possibilità al futuro. Eppure continuiamo a metter loro in mano bambole e diciamo: ‘Prenditi cura. Cambia pannolini e cu lla’. Non ci sarebbe nulla di male se a farlo fossero anche i maschi… Che ci sia il posto giusto per noi…”
PENNY
OGNI TRENTACINQUE SECONDI
Secondo Save the Children, lo Yemen è ormai in prossimità di un crollo totale e la simultanea presenza di una quasi carestia e le infrastrutture paralizzate stanno alimentando la diffusione del colera. In particolare, i dati dicono che un bambino viene infettato ogni trentacinque secondi…
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER
AGENDA
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