“Era preveggente la decisione di Matteo Renzi che di fascismo se ne intende di imporre il pagamento coatto dell’abbonamento RAI. Così si assicurava al novello minculpop la possibilità di ‘orientare’ le masse all’adorazione del regime. Per ottenere il risultato c’era bisogno però di una schiera di giornalisti serventi…”
Il fascismo mediatico
Era preveggente la decisione di Matteo Renzi che di fascismo se ne intende di imporre il pagamento coatto dell’abbonamento RAI. Così si assicurava al novello minculpop la possibilità di ‘orientare’ le masse all’adorazione del regime. Per ottenere il risultato c’era bisogno però di una schiera di giornalisti serventi che a base di veline avrebbero dovuto tenere aggiornato il dossier delle bestialità eruttate dal capo.
Questo risultato è stato ottenuto. Imbecilli travestiti da giornalisti, furbetti col sorrisino ammiccante, dive pilotate, insomma la schiera dei cortigiani ci ammorba, attraverso le emittenti pubbliche, quotidianamente con menzogne che dovrebbero servire a convincere la gente del contrario di quello che realmente accade.
Un ultimo esempio di questo lavoro sporco sono stati i commenti ai risultati delle amministrative di domenica scorsa. Se scriviamo su questo non è per fare una cronaca dei fatti, non è il ruolo del nostro Aginform, ma per porre una questione politica di una gravità estrema e di cui nessuno parla, se non in versione grillina.
Dunque, domenica sera a urne chiuse si è cercato di capire il risultato delle amministrative. L’unica cosa che emergeva da questi commenti che preparavano peraltro le edizioni dei ‘giornaloni’ è che i cinque stelle avevano perso. Il coro era pesante e generale e, per certi versi, scandito con accanimento feroce. Il senso dei discorsi era che il mostro era stato sconfitto e così la paura dei servi sciocchi di perdere gli appannaggi sembrava svanire.
Era questo il vero scopo della campagna contro Grillo? Sicuramente questa ne era una componente, ma in realtà ne mascherava un altro, quello più importante, cioè nascondere la sconfitta del PD e la ripresa della destra. In effetti chi, seppure in una situazione di voluta sottovalutazione dei fatti, ha saputo leggere i risultati constatava subito che dalla conta emergeva qualcosa di diverso che il fascismo mediatico occultava: la sconfitta di Renzi e dei suoi satelliti di varia estrazione. In tutte le città più importanti, o meglio in quasi tutte a partire da Genova, il ballottaggio vedeva in vantaggio i candidati della destra e qualche volta il PD era anche escluso. Non solo, ma laddove il risultato non premiava la destra, vincevano personaggi come Orlando a Palermo (che dichiarava di non essere il candidato PD) oppure, come nel caso di Rignano sull’Arno, il paese di Renzi, vinceva un piddino che aveva rotto clamorosamente con lui e con suo padre.
Certamente i dati, compreso quello delle astensioni che sempre a Genova hanno superato il 50%, sarebbero comunque emersi, ma evidenziandoli due giorni dopo e dopo che il clamore antigrillino aveva cercato di occultare la realtà, l’effetto mediatico era stata raggiunto. Ha perso Grillo, ha perso! E il PD?
Se questo non è fascismo mediatico cos’è? Certo non è il manganello e l’olio di ricino, ma comunque somiglia ad una purga per il cervello.
La questione degli strumenti mediatici sta diventando, assieme alla questione della corruzione e della natura dei provvedimenti legislativi coercitivi questione importante.La mancanza di strumenti politici capaci di contrastare questa deriva è drammatica, ma all’orizzonte non si intravedono novità, se non il balbettio della sinistra ‘antirenziana’.
Aginform
12 giugno 2017