Dalla Dichiarazione di Gestione Civica all’appello di docenti e ricercatori, fino alla tre giorni di festa e cibo genuino: la fattoria senza padroni di Mondeggi, sulle colline di Firenze, non smette di gettare semi di un mondo nuovo. Una vicenda che riguarda tutti e tutte per molte buone ragioni.
NEWSLETTER DI COMUNE
UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI
NON SIAMO GLI INGRANAGGI IMPOTENTI DI UN TEMPO OROLOGIO
NUOVI IMMAGINARI
«Liberarsi dal lavoro, liberarsi dall’oppressione, organizzare altre economie non capitaliste, dove libertà individuale e relazioni sociali egualitarie (di eguali nella diversità) possano esprimersi. E mentre lottiamo contro l’oppressione vecchia e nuova, esistente nelle relazioni sociali, per costruire un mondo che risponda ai bisogni umani, Comune ci mette in collegamento, ci tiene informati su cosa si muove nel mondo, ci aiuta a condividere nuove analisi e nuovi immaginari, e questo è essenziale per ribaltare l’ingiustizia, che è il principio universale delle società in cui viviamo».
L’ADESIONE DI MARVI MAGGIO ALLA NUOVA CAMPAGNA DI COMUNE
IL DEBITO PUBBLICO È COME IL COLESTEROLO
Sono decenni che i governi italiani dichiarano con solennità di voler abbattere il debito. Poi però, con puntualità svizzera, si tolgono di mezzo lasciando un debito più alto. Questa bizzarra consuetudine non si verifica perché la gente scialacqua, come ci fanno credere, ma perché siamo divorati dagli interessi. Lo Stato ha rinunciato al potere di stampare moneta, così ogni volta che deve spendere più di quel che incassa chiede denaro al sistema finanziario privato. Diventiamo sempre più poveri mentre banche, assicurazioni e fondi di investimento ingrassano con un debito che diventa cattivo quanto il colesterolo che devasta le coronarie. Nel 2016 abbiamo risparmiato 25 miliardi di euro ma il debito pubblico è ; cresciuto di altri 40 miliardi perché il risparmio non arrivava a coprire la spesa per interessi. La storia si ripete dal 1992, da allora il debito è passato da 850 a 2270 miliardi di euro nonostante 768 miliardi di risparmi. Su una somma complessiva di 2038 miliardi di interessi, 1270 sono stati pagati a debito. Per cambiare davvero non ci sarebbe che la pressione popolare, peccato che ai governi e ai media che contano non sia affatto simpatica
FRANCESCO GESUALDI
UNA COMUNITÀ STRAORDINARIA
Dalla Dichiarazione di Gestione Civica all’appello di docenti e ricercatori, fino alla tre giorni di festa e cibo genuino: la fattoria senza padroni di Mondeggi, sulle colline di Firenze, non smette di gettare semi di un mondo nuovo. Una vicenda che riguarda tutti e tutte per molte buone ragioni
R.C.
STATO (COLONIALE) E RIVOLUZIONE
A cento anni dalla scrittura di Stato e Rivoluzione, Raúl Zibechi si interroga su quel che resta di un testo fondante della cultura mondiale politica di sinistra del Novecento. La lettura della rivoluzione di tutto il secolo scorso non ha mai sentito la necessità di precisare che lo Stato di cui parla Lenin fosse europeo, una nazione quasi sempre imperiale e colonialista. Guardando da un’altra prospettiva, quella dell’América latina, la costruzione degli Stati è stata ben diversa. Al tratto classista, in questo caso, si univa sempre quello razzista nei confronti delle popolazioni indigene, nere o meticce. Non si trattava solo di perfezionare apparati che assicurassero lo sfruttamento e il plusvalore ma di vere e proprie macchine di annientamento di intere popolazioni. Oggi la prima funzione degli Stati è combattere la Quarta guerra mondiale contro tutti i popoli, secondo l’espressione zapatista. Si tratta di un compito preciso, certo articolato e pieno di sfumature diverse, ma non di una perversa deviazione. Chi subisce quella guerra non ha la forza per abbattere lo Stato, come auspicava Lenin. Accade così che alcune rivoluzioni riescano ad aprirsi la strada solo nei confronti di Stati molto indeboliti o dilaniati (è il caso dei Curdi nel Rojava), mentre le sinistre politiche centrate sulla conquista del governo attraverso le urne non sono affatto preoccupate di doversi misurare con poteri dello Stato amministrativi e soprattutto militari. Per lo più, vi si sottomettono senza porsi il problema. Esistono, tuttavia, esperienze che scelgono percorsi diversi, dai Curdi ai Mapuche, dagli zapatisti ai Nasa della Colombia
RAÚL ZIBECHI
CANONE BIFIDO. QUARANT’ANNI CONTRO IL LAVORO
“La leggerezza è il segreto dell’ironia, non lo scambio di un senso con un altro, ma lo scivolare del senso. Perciò mi piaceva il titolo che in un primo tempo si era pensato per questo libro: Canone bifido. È un bel titolo, no? Beh, sai cosa? Sembra di no. Sembra che un titolo così sia sconsigliabile perché induce il lettore a pensare che si tratti del libro di un tipo infido. Così, alla fine, si è deciso di lasciare perdere perché pareva un titolo derisorio, quasi una sorta di auto-denigrazione. Può darsi che lo sia, non posso negarlo, ma mi pareva bello proprio per questo. Come puoi prenderti sul serio quando esibisci quarant’anni di lavoro contro il lavoro? Non è forse opportuno segnalare che stiamo giocando, che tutto questo lavoro contro il lavoro è un gioco, che tutta questa tormentosa ricerca di un senso, di una direzione, di una profondità non è che un gioco?…” (il primo paragrafo dell’ultimo libro di Franco Berardi Bifo, “Quarant’anni contro il lavoro”)
FRANCO BERARDI BIFO
SUL PORTO SVENTOLA IL TRICOLORE
Sarà che la sconfitta elettorale brucia, sarà che il caos mediatico regala frutti velenosi quanto repentini, (facendo credere agli italiani che le Ong inseguano lucrosi affari e che la sola via per governare i flussi resta la deterrenza), sarà che l’osceno accordo Ue con la gendarmeria turca ha aperto una strada che più buia è difficile immaginare. Ma con quale base legale il governo Gentiloni pensa di poter discriminare le navi non italiane delle Ong vietando loro l’ingresso nei porti? Se pur si riuscirà, prima o poi, a far credere alla gente che la solidarietà sia diventata un reato, il mancato soccorso in mare resta un crimine abietto quanto inutile
FULVIO VASSALLO PALEOLOGO
SALVARE LE VITE PRIMA DI TUTTO
“Il governo italiano che ha comunicato alla Commissione Europea l’intenzione di chiudere i propri porti alle navi delle organizzazioni umanitarie. Un simile atto di barbarie non può essere accettato da nessuno… Troviamo insieme forme e modi per far sentire nelle nostre città, davanti alle prefetture, ai porti, la voce troppo spesso rimasta isolata di chi non vuole essere ancora complice di ulteriori misfatti… Verrà il giorno che di questo immenso crimine si dovrà rendere conto e nessuno di noi potrà dire ‘io non sapevo’…”. Aiutateci a diffondere questo appello (tra i primi firmatari Stefano Galieni, Maurizio Acerbo, Grazia Naletto, Fulvio Vassallo Paleologo, Annamaria Rivera, Chiara Sasso, Associazione Todo Cambia, Sergio Bonte mpelli, Alessio di Florio, Marco Brazzoduro, Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos, Daniele Barbieri, Gabriella Guido, Massimo Angrisano…)
APPELLO
IL POZZO DELLA SPERANZA VENDUTA
Qualche volta non ce la fa, non arriva in tempo a salvare vite dalla sete, ma il pozzo della Speranza 400, alle frontiere del Niger, è il più noto migrante del Sahel. Umile come ogni pozzo che si rispetti, non si rassegna a come vanno le cose, né a scomparire sepolto dalla sabbia. Buon ultimo, il pozzo ha capito come funziona il sistema. I militari si appostano non lontano da lui con lo scopo di bloccare i mezzi di trasporto degli amici migranti. Sapeva fin dall’inizio che sarebbe finita così. Lui che delle frontiere se ne intende. Passano tutti da lì, militari, dromedari, mercenari, cercatori d’oro e migranti. Investono milioni per pattugliare, controllare e reprimere. Lui ha fatto la sua scelta: è un pozzo migrante
MAURO ARMANINO
QUANDO REINVENTAMMO L’ESAME DI QUINTA
La società liquida non ha bisogno di riti di passaggio, preferisce l’eterna adolescenza e magari un po’ di test per alimentare il vuoto della meritocrazia. Per questo, quando hanno eliminato l’esame di quinta elementare c’è stato chi si è ribellato ripensandolo, coinvolgendo insegnanti, bambini e genitori in alcune gioiose giornate in cui mostrare cosa la classe avesse imparato nell’arco dei cinque anni, di come tutti e ciascuno avessero costruito sapere comune. Non c’erano voti da assegnare ma bambini che raccontavano, condividevano e commentavano. Non c’era l’obbligo di frequentare ma non si registrò una sola assenza. L’esperienza è andata avanti per un po’ di tempo. La domanda non è perché quella fantastica esperienza si è conclusa, ma come ha fatto a nascere, resistere e crescere per diversi anni. La forme di ribellioni nascono, si nascondono, a volte si travestono, muoiono e poi rinascono, magari in altre forme, luoghi, linguaggi
RENATA PULEO
SE L’AGGRESSIONE SESSUALE È SESSO TOUT COURT
Ha lasciato Pimonte (Napoli) ed è tornata in Germania con la sua famiglia, la ragazza che lo scorso anno subì una violenza sessuale per mano di 12 coetanei. La “condanna collettiva” della comunità per i perpetratori non è avvenuta. Le iniziative necessarie a proteggere la minore e a sensibilizzare gli adolescenti locali non sono state adottate. Qualcuno, tra i genitori dei violentatori minorenni, si permise di dire che la giovane “se l’era cercata”. Perché accade? Perché? “Perché lo stupro e l’aggressione sessuale sono equiparati al ‘sesso tout court’ nell’opinione pubblica – scrive Maria G. Di Rienzo – … La soci età italiana trova molto più facile stigmatizzare il comportamento della vittima (abbigliamento, attitudini e abitudini, carattere ecc.) che chiedersi come mai continua a crescere al proprio interno un numero così alto di stupratori e molestatori…”
MARIA G. DI RIENZO
VIOLENZA SULLE DONNE. BASTA LA PAROLA
Di fronte alle cifre impressionanti delle molestie e delle aggressioni fisiche nei confronti delle donne, siamo ancora spesso portati a considerare con assurda indulgenza la violenza verbale del linguaggio. Una sottovalutazione imperdonabile. Non solo perché dovrebbero essere ormai note a tutti le conseguenze di una cultura che semina stereotipi e credenze patriarcali fin dagli anni della scuola primaria ma perché sarebbe il caso di convincersi una volta per tutte che, nei fatti, non esiste alcun confine tracciabile tra la violenza delle parole e quella dei corpi. Dalle tragedie generate attraverso la virtualità della Rete alla violenza consumata nell’omertà delle mura domestiche, il veleno che sono in grado di s pargere le parole è una realtà che nessuna persona che abbia un qualche accesso all’informazione può fingere di non conoscere. Eppure, basta salire su un qualsiasi autobus per rendersi conto di quanto si sia lontani perfino dalle premesse del cambiamento profondo necessario
DIEGO REPETTO
UN PAESE CHE HA MINATO IL SUO FUTURO
Un Paese capace di guardare al futuro, in periodi di crisi e di disoccupazione, dovrebbe investire nell’istruzione, formazione e cultura. Non è il caso dell’Italia, che infatti è all’ultimo posto (dati Eurostat) per percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione (7,9% a fronte del 10,2% di media Ue) e al penultimo posto, davanti alla sola Grecia, per quella destinata alla cultura (1,4% a fronte del 2,1% di media Ue). Scrive Marco Bersani: “Assassina è la precarietà, assassini i governi che ci vogliono rubare la felicità. L’unica certezza è il nostro odio, l’unica garanzia è la nostra vendetta”. Questa è la scritta apparsa sui mur i della sede della Legacoop, per ricordare, nel febbraio scorso, Michele, il grafico trentenne suicidatosi a Udine. Che questa rabbia si trasformi in processo collettivo di ribellione sociale è forse l’unica speranza che resta a questo Paese…”
MARCO BERSANI
PAURA GLOBALE [EDUARDO GALEANO]
Quelli che lavorano hanno paura di perdere il lavoro.
Quelli che non lavorano hanno paura di non trovare mai un lavoro.
Chi non ha paura della fame ha paura del cibo.
Gli automobilisti hanno paura di andare a piedi, e i pedoni hanno paura di essere investiti.
La democrazia ha paura di ricordare e il linguaggio ha paura di dire.
I civili hanno paura dei militari, i militari hanno paura della mancanza di armi, le armi hanno paura… SEGUE QUI
AGENDA
L’OTTO PER RIFIUTARLI – COLLEFERRO
PRESENTAZIONE DI “LO STABILIMENTO DEI BAGNI PUBBLICI DI GARBATELLA”
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