Sicilia: relazione tra pesca industriale e cetacei spiaggiati

Decenni di attività di pesca con flotte e tecniche industriali hanno portato, oltre a svantaggi economici e culturali alla pesca artigianale, anche un depauperamento della risorsa ittica e della biodiversità marina all’interno del Mar Mediterraneo. L’eccessivo sfruttamento della pesca mette a rischio anche diverse specie marine protette ai sensi della Direttiva Habitat.

 

In Sicilia, la maggior parte dei cetacei trovati morti sulle spiagge è in prossimità dei porti che ospitano le grandi flotte pescherecce, quali Mazara del Vallo, Sciacca, Palermo, Porticello.
L’eccessivo sfruttamento della pesca mette a rischio anche diverse specie marine protette ai sensi della Direttiva Habitat, quali i cetacei e le tartarughe marine e il fatto che la pesca industriale sia una minaccia per queste specie è riconosciuto sia dalla comunità scientifica sia da importanti organismi internazionali per la conservazione della natura, come ad esempio lo IUCN.
Molti cetacei trovati morti sulle spiagge, infatti, hanno segni sul corpo di strumenti da pesca che ne hanno causato la morte.
Per questo motivo per valutare lo stato di conservazione di cetacei e tartarughe marine, previsto ogni sei anni dalla Direttiva Habitat, le pressioni e le minacce legate alla pesca devono essere prese in considerazione al fine di poter valutare obiettivamente lo stato di conservazione dei mammiferi marini presenti nelle acque italiane.
Mancava tuttavia un indicatore valido a livello nazionale che potesse computare le pressioni e le minacce della pesca industriale sui cetacei in maniera realistica.
Per questo motivo uno studio realizzato da ricercatori di ISPRA e del Ministero dell’Ambiente ha verificato, per la Sicilia, le relazioni tra la capacità di pesca e gli spiaggiamenti. La flotta siciliana è di gran lunga la più grande in Italia e si compone principalmente di reti strascico, circuizione e palangari. Lo studio ed i risultati sono stati appena pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica European Journal of Wildlife Research, una delle riviste leader in Europa per lo studio della fauna selvatica.
Dallo studio è emerso che la capacità di pesca (la forza motore dei pescherecci registrati presso uno dei 48 uffici marittimi siciliani) è strettamente legata alla distribuzione degli spiaggiamenti inoltre, la riduzione della capacità di pesca nel periodo tra il 1995 ed il 2012 è correlata con una riduzione del numero di spiaggiamenti di tursiopi e stenelle.
Nel periodo analizzato dallo studio (corrispondente ai tre periodi eseannali dei report della Direttiva Habitat sullo stato di conservazione delle specie inserite nella Direttiva) risultano esserci stati, in Sicilia, più di 200 spiaggiamenti di cetacei, non tutti legati alla pesca.

I dati sulla capacità di pesca sono stati presi dal Registro Europeo delle flotte pescherecce, mentre i dati sugli spiaggiamenti sono stati ricavati sia dalla banca dati sugli spiaggiamenti dell’Università di Pavia (finanziata parzialmente dal Ministero dell’Ambiente), sia dal portale Geocetus, sia dalle comunicazioni delle Capitanerie di Porto agli uffici ISPRA siciliani.
Lo studio è stato finanziato dalla Regione Sicilia nell’ambito dell’Osservatorio Regionale sulla Biodiversità -ORBS.
Titolo dello studio: Assessing the relationship between cetacean strandings (Tursiops truncatus and Stenella coeruleoalba) and fishery pressure indicators in Sicily (Mediterranean Sea) within the framework of the EU Habitats Directive

Redazione il Giornale dei Marinai
Foto: Ketos Sicilia

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