[Incontro di Tallin] “Spostare l’attenzione su Ong non serve”

Dopo le minacce italiane di chiudere i propri porti alle navi che trasportano migranti e di istituire un codice di condotta per le Ong, si teme che nuove misure possano limitare la loro azione nel mar Mediterraneo, spostando l’attenzione, dalla mancanza di solidarietà tra gli Stati membri, alle organizzazioni della società civile.  

 
 
 
Spostare l’attenzione sulle Ong non serve.
È ora che gli Stati si assumano le loro responsabilità

Dichiarazione di CONCORD Europe (Confederazione di 2600 Ong di 28 Paesi europei) in vista dell’incontro di Tallinn dei Ministri di Giustizia e degli Interni europei
 
 
CONCORD Europe, Confederazione che riunisce 2600 Ong di 28 Paesi europei, si dice preoccupata dopo le recenti dichiarazioni in merito alla gestione dei flussi migratori a livello europeo. Dopo le minacce italiane di chiudere i propri porti alle navi che trasportano migranti e di istituire un codice di condotta per le Ong, si teme che nuove misure possano limitare la loro azione nel mar Mediterraneo, spostando l’attenzione, dalla mancanza di solidarietà tra gli Stati membri, alle organizzazioni della società civile.    
 
La dichiarazione congiunta rilasciata lo scorso 3 luglio dal Commissario europeo Avramopoulos e i Ministri degli Interni di Italia, Francia e Germania alimentano queste preoccupazioni (1). I Ministri dovranno discutere della minaccia italiana di impedire alle navi di salvataggio di attraccare nei porti europei e dell’introduzione di un codice di condotta obbligatorio per le Ong che minerebbe la loro capacità di prestare immediato soccorso in mare, per esempio vietando il trasferimento dei naufraghi sulle imbarcazioni delle Guardie Costiere e di Frontex.
 
È fondamentale evitare qualsiasi restrizione che possa ostacolare la capacità delle Ong e di qualsiasi altro attore di rispondere all’imperativo umanitario di salvare vite umane in pericolo” dichiara Francesco Petrelli, portavoce di CONCORD Italia. “Riscrivere le regole di ingaggio per le Organizzazioni della società civile non dovrebbe compromettere gli obblighi internazionali e i Trattati ratificati da tutti i paesi dell’Unione Europea. Se l’Ue è convinta della necessità di un codice di condotta, allora esso deve essere discusso con tutte le parti in causa, in particolare con le Ong e le organizzazioni umanitarie”.
 
Nella sola Italia, il numero degli sbarchi per i primi 5 mesi del 2017 ha raggiunto quota 60228 (2). 6896 migranti sono stati ricollocati dall’Italia dal momento del lancio del programma di ricollocamento adottato dal Consiglio nel settembre 2015 (3).
 
È urgente arrivare ad un accordo equo a livello europeo. Le migliaia di donne, uomini e bambini che scappano da guerre, povertà e persecuzioni non possono pagare il prezzo del disaccordo interno all’Europa sui ricollocamenti. La risposta dell’UE deve basarsi su decisioni chiare e realistiche che garantiscano il ricollocamento all’interno di tutti gli Stati membri. Nessun paese di approdo può essere spinto – in assenza di una iniziativa europea comune – a prendere decisioni inaccettabili che minano gli obblighi umanitari.
 
Questa proposta riflette la volontà politica di non affrontare i veri problemi. Uomini, donne e bambini stanno fuggendo da violenza e conflitti mettendo a rischio la propria vita perché gli Stati Membri non si assumono la responsabilità di garantire canali di ingresso legali e sicuri per le persone che necessitano di protezione internazionale. Situazioni drammatiche lungo le coste libiche potrebbero essere evitate, ma un codice di condotta per le Ong che sostituiscono gli Stati Membri che non fanno il loro dovere non è la risposta giusta” dichiara Adeline Mazier, Segretario Generale di Coordination SUD, la piattaforma nazionale francese membro di CONCORD Europe

 

  1.  Joint declaration by Commissioner Avramopoulos and the Ministers of Interior of France, Germany and Italy, Brussels, 3 July 2017
  2. Italy considers closing its ports to boats carrying migrants,” The Guardian, 28 June 2017
  3. Resettlement and relocation report, European Commission, 13 June 2017
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