“Quella approvata oggi dal Parlamento, che introduce con quasi 30 di ritardo il reato specifico di tortura nel codice penale ordinario, non è una buona legge. É carente sotto il profilo della prescrizione”. “Inoltre, la definizione della fattispecie è confusa e restrittiva, scritta con la preoccupazione di escludere anziché di includere in sé tutte le forme della tortura contemporanea”.
COMUNICATO STAMPA
APPROVAZIONE DELLA LEGGE SUL REATO DI TORTURA. IL COMMENTO DI AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA
Dopo l’approvazione in via definitiva da parte della Camera dei deputati della legge sul reato di tortura Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Quella approvata oggi dal Parlamento, che introduce con quasi 30 di ritardo il reato specifico di tortura nel codice penale ordinario, non è una buona legge. É carente sotto il profilo della prescrizione”.
“Inoltre, la definizione della fattispecie è confusa e restrittiva, scritta con la preoccupazione di escludere anziché di includere in sé tutte le forme della tortura contemporanea. Permette tuttavia di compiere un passo avanti, anche se incompleto, verso l’attuazione dell’obbligo di punire la tortura imposto dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984”.
“Nella misura in cui pone fine alla rimozione della tortura, alla sua indicibilità, la legge permette di superare quella situazione di grave inadempimento per cui i giudici italiani erano costretti a mascherare una delle più gravi violazioni dei diritti umani da reato banale, a volte da mero abuso d’ufficio, con la conseguenza di punirla in modo lieve o di non punirla affatto per effetto della prescrizione”.
“Se la definizione accolta non può soddisfare, l’ipotesi di rinviare per l’ennesima volta, nella vaga speranza che un nuovo parlamento sapesse fare ciò che nessuno dei cinque precedenti aveva fatto, sarebbe servita solo a chi – e sono ancora in molti – il reato di tortura non lo ha mai voluto, senza se e senza ma e in qualsiasi modo definito, considerandolo contrario agli interessi delle forze di polizia”.
Ulteriori informazioni
Le tappe principali dell’impegno di Amnesty International contro la tortura
1977: con la Conferenza di Stoccolma Amnesty International lancia la sua prima campagna mondiale contro la tortura.
Primi anni Ottanta: i rappresentanti di Amnesty International, guidati da Nigel Rodley (all’epoca legal advisor dell’associazione, in seguito Special rapporteur delle Nazioni Unite contro la tortura e presidente del Comitato Onu dei diritti umani), danno un contributo importante all’elaborazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e i trattamenti e le punizioni crudeli inumani o degradanti, approvata dall’Assemblea generale nel 1984.
Primi anni Novanta: Amnesty International Italia scrive per la prima volta a tutti i parlamentari chiedendo che venga introdotto un reato specifico di tortura nel codice penale in vista della piena attuazione della Convenzione del 1984.
Dalla fine degli anni Novanta: Amnesty International Italia, insieme ad Antigone e ad altre organizzazioni della società civile, intensifica gli sforzi per ottenere l’introduzione del reato di tortura in Italia, attraverso lettere, incontri pubblici, audizioni, convegni, mobilitazioni e dichiarazioni.
Roma, 5 luglio 2017