Una delle tesi del Manifesto Programma del (nuovo)Partito comunista italiano più indigeste agli esponenti della sinistra borghese è quella della Repubblica Pontificia. Nel capitolo 2.1.1.2 del nostro MP noi spieghiamo che dopo la Seconda Guerra Mondiale la Corte Pontificia è diventata il governo occulto e di ultima istanza della Repubblica Italiana.
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31 agosto 2017
2017, centenario della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre, la svolta nella storia dell’umanità
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La Repubblica Pontificia e i guai di Bergoglio
“Accoglienza dei fratelli”, “controllo dei flussi migratori”, “prima gli italiani”, “aiutiamoli a casa loro”? No, grazie!
Gli immigrati, la mobilitazione reazionaria e la rivoluzione socialista
Una delle tesi del Manifesto Programma del (nuovo)Partito comunista italiano più indigeste agli esponenti della sinistra borghese è quella della Repubblica Pontificia. Nel capitolo 2.1.1.2 del nostro MP noi spieghiamo che dopo la Seconda Guerra Mondiale la Corte Pontificia è diventata il governo occulto e di ultima istanza della Repubblica Italiana. Essa dispone di un potere completamente irresponsabile e dai contorni indefiniti (una monarchia costituzionale senza costituzione vincolante e quindi senza limiti di potere): questo con il pieno accordo della borghesia italiana e dell’imperialismo USA e dopo che il gruppo dirigente del PCI aveva rinunciato a proseguire la rivoluzione socialista sviluppando i risultati raggiunti con la vittoria contro i nazifascisti. Nello stesso contesto indichiamo anche che, con la putrefazione del regime DC iniziata negli anni ’90, la Chiesa Cattolica aveva assunto e avrebbe dovuto assumere un ruolo sempre più palese nel governo del paese. È proprio quello che in questi giorni la sta coinvolgendo nella mobilitazione reazionaria che, in Italia come negli altri paesi imperialisti, ha gli immigrati come bersaglio principale.
A conferma delle nostre tesi sulla Repubblica Pontificia e del coinvolgimento crescente della Corte Pontificia con la sua Chiesa Cattolica nella mobilitazione reazionaria, riportiamo qui di seguito dal sito del Corriere della Sera (11 agosto 2017) l’articolo La svolta della Chiesa sui migranti dopo l’incontro segreto con Gentiloni che illustra, riferendo un caso concreto e attuale, come funziona il governo della Repubblica Pontificia.
Regole e accoglienza
Milano, 11 agosto 2017 – 22:19
La svolta della Chiesa sui migranti dopo l’incontro segreto con Gentiloni
Il premier si è ritrovato un mese fa con papa Francesco a casa dell’arcivescovo Angelo Becciu, numero due della Segreteria di Stato
di Luigi Accattoli, Dino Martirano
ROMA Due antefatti con protagonista il Papa spiegano il nuovo atteggiamento della Cei sui migranti, che la vede favorevole alla stretta del governo su Ong e scafisti: un invito di Francesco ai governanti perché gestiscano con «prudenza» l’apertura agli immigrati, fatto il 1° novembre scorso; un incontro fino a oggi restato riservato del Papa con il premier Paolo Gentiloni, un mese fa in casa dell’arcivescovo Angelo Becciu, numero due della Segreteria di Stato. È toccato poi a Becciu, cui compete il rapporto con i governanti italiani, ascoltare e consigliare sia gli esponenti del nostro mondo politico sia il vertice dell’episcopato perché la «solidarietà» papale e vaticana con l’Italia trovasse sbocchi concreti.
Il pronunciamento fatto giovedì dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), che richiamava con lo stesso «vigore» sia la necessità dell’accoglienza sia quella di «un’etica della responsabilità e del rispetto della legge», costituisce la prima applicazione all’Italia della linea della «prudenza» indicata da Francesco il novembre scorso, durante il volo di rientro dalla Svezia.
«Credo che in teoria non si può chiudere il cuore a un rifugiato, ma ci vuole anche la prudenza dei governanti: devono essere molto aperti a riceverli, ma anche fare il calcolo di come poterli sistemare»: così aveva parlato il Papa in quell’occasione. Alla vigilia della visita a Milano del marzo scorso, in un’intervista al mensile Scarp de’ Tenis Francesco aveva completato quel ragionamento, riconoscendo che l’impegno all’accoglienza va inteso come dovere di «accogliere tutti coloro che si possono accogliere», perché «non c’è posto per tutti».
Del dovere e dei limiti dell’accoglienza il Papa aveva poi parlato il 10 giugno scorso con il presidente Mattarella e poco dopo con il nostro premier Paolo Gentiloni nell’incontro riservato a casa dell’arcivescovo Becciu. Durante la visita al Colle, Bergoglio aveva detto: «Grazie signor presidente, per quello che state facendo, per la generosità dell’Italia nei confronti dei profughi e degli immigrati». E Mattarella aveva risposto: «È un nostro dovere Santità. Speriamo che anche la comunità internazionale e l’Unione Europea se ne facciano sempre più carico». Poi, nel discorso pronunciato nei giardini del Quirinale, il Papa aveva aggiunto: «Per quanto riguarda il vasto e complesso fenomeno migratorio è chiaro che poche Nazioni non possono farsene carico interamente, assicurando un’ordinata integrazione dei nuovi arrivati nel proprio tessuto sociale…».
Sono dunque molte le tappe, e le premesse, che conducono alle dichiarazioni del capo dei vescovi italiani favorevoli alle regole volute dal governo per le Ong e alla stretta sugli scafisti. La sera precedente (mercoledì) il ministro dell’Interno Marco Minniti — forte anche di una blindatura sulla linea dura contro i mercanti di esseri umani avallata dal Quirinale e da Palazzo Chigi con le due note di lunedì — ha poi completato il giro di consultazioni nei palazzi vaticani recandosi nella sede della Cei per incontrare il cardinale Bassetti. E proprio dopo le spiegazioni del responsabile del Viminale, che ha illustrato il complesso modulo di intervento sul fronte immigrazione, il presidente della Cei ha fatto le sue considerazioni sugli scafisti e su chi organizza gli aiuti umanitari: «Per difendere i deboli nessuno può spalleggiare tali criminali».
11 agosto 2017 (modifica il 12 agosto 2017 | 08:39)
Noi non siamo in grado di confermare se i singoli fatterelli riportati dai due giornalisti su Corsera sono veri. Ma veri o non veri i singoli fatti, il solo fatto che un simile articolo è stato pubblicato su Corsera di per se stesso dimostra che relazioni e ruoli come quelli descritti dai due giornalisti sono verosimili per gli ambienti della classe dominante.
Il governo di Paolo Gentiloni sta attuando misure decise da Matteo Renzi ma che i nemici personali di Renzi (Maurizio Bersani & C) non avrebbero potuto sostenere con le elezioni alle porte e che invece, pur lamentandosi e recalcitrando, hanno sostenuto dietro il paravento della continuità del governo. L’apertura delle ostilità del governo Gentiloni contro le Organizzazioni Non Governative (ONG) che operano nel Mediterraneo, l’intesa con le milizie libiche per fermare con le armi i migranti e il peggioramento del trattamento dei migranti sono misure per cui il governo deve far valere apertamente l’avallo della Corte Pontificia. Questa a sua volta non può che avallare la linea del governo Renzi-Gentiloni contro i migranti come avalla quella contro le masse popolari italiane, dato che una linea opposta richiederebbe un rivolgimento generale del sistema politico ed economico del paese, il programma del Governo di Blocco Popolare e in definitiva l’instaurazione del socialismo. Anche di fronte all’emigrazione, in definitiva l’unica soluzione positiva per le masse popolari italiane è la trasformazione socialista del sistema sociale (la rivoluzione socialista fino a instaurare il socialismo). Non vi sono alternative. Stante la crisi in corso, la mobilitazione reazionaria delle masse popolari (la guerra tra poveri) è la via obbligata di chi cerca di mantenere in vita l’attuale sistema sociale. La Corte Pontificia e la sua Chiesa Cattolica sono costrette a mettersi su questa strada quali che siano le buone intenzioni e le buone parole di papa Francesco e le acrobazie di parole e di metodi dei Gesuiti che con lui hanno preso in mano la direzione della Chiesa. Questo obbligo emerge in Italia prima e più che negli altri paesi, proprio per il ruolo governativo che la Corte Pontificia esercita nel nostro paese.
Che ruolo ha in Italia (come negli altri paesi imperialisti) l’afflusso dei migranti dai paesi oppressi dal sistema imperialista mondiale? Consideriamo la questione nei suoi aspetti principali.
Anzitutto si tratta solo dei migranti poveri e comunque delle masse popolari provenienti dai paesi oppressi, non dei migranti in generale: nessun problema per i ricchi (quale che sia la loro razza, religione e paese d’origine) che vengono in Italia a farsi i comodi loro, da turisti, da affaristi o anche a stabilirvisi. Quindi il “diritto degli uomini a migrare” è una questione tirata in ballo solo per confondere le acque. La questione dei migranti non è una questione di “diritti umani in generale” e non è neanche una questione di razza o di religione: è una questione di classe. Riguarda gli immigrati di ogni razza e religione che mossi dalla miseria, dalla precarietà e dalle guerre, si riversano dai paesi oppressi e dagli ex paesi socialisti nei paesi imperialisti in cerca di lavoro e delle condizioni di una vita dignitosa. Essi si trovano in concorrenza con le classi sfruttate dei paesi imperialisti, anch’esse sempre più private del lavoro e delle condizioni di una vita dignitosa, alla stessa maniera in cui ovunque e sempre, e in un periodo di crisi più che mai, se non si ribellano insieme, gli sfruttati dal capitale si fanno concorrenza tra loro, individuo contro individuo: ogni differenza di razza, di religione, di lingua e altro viene usata (giovani e pensionati, donne e uomini, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, dipendenti pubblici e dipendenti privati, settentrionali e meridionali, ecc.).
Come è nata l’attuale ondata migratoria?
L’attuale ondata migratoria è stata iniziata e viene incrementata dall’esaurimento nei paesi oppressi della prima ondata della rivoluzione proletaria con i connessi movimenti di liberazione nazionale antimperialisti e antifeudali e dalla ricolonizzazione delle vecchie colonie che i paesi imperialisti hanno intrapreso negli ultimi decenni del secolo scorso come rimedio alla crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale iniziata a partire dalla metà degli anni ’70. Questo ha distrutto nei paesi oppressi le condizioni di vita esistenti senza crearne di migliori come invece stavano facendo i movimenti rivoluzionari in corso: ha esteso l’estrazione di materie prime, creato imprese minerarie e industriali a massimo sfruttamento e volte all’esportazione, ha occupato grandi estensioni di terra per farne piantagioni destinate ad alimentare il mercato internazionale delle derrate alimentari e delle materie prime industriali, ha cacciato la popolazione dalle campagne estendendo l’urbanesimo, ha moltiplicato le guerre intestine promosse da gruppi imperialisti concorrenti e le aggressioni da parte dei paesi facenti parte della Comunità Internazionale degli imperialisti europei, statunitensi e sionisti. Interi paesi sono stati sconvolti socialmente, economicamente e politicamente, alcuni Stati sono stati addirittura dissolti (Somalia, Afghanistan, Iraq, Libia, Yemen). Grandi masse si sono messe in marcia verso i paesi imperialisti dell’Europa e dell’America del Nord e hanno contribuito, contribuiscono e sono dalla borghesia imperialista usati per alimentare un processo comunque già in corso: eliminare le conquiste di civiltà e di benessere strappate dalle masse popolari dei paesi imperialisti nel periodo del capitalismo dal volto umano.
I nuovi arrivati nei paesi imperialisti si combinano con il crescente numero di lavoratori precari, di emarginati e di poveri creati nei paesi imperialisti stessi dal progredire della crisi generale del capitalismo. I promotori della mobilitazione reazionaria mobilitano questi contro i nuovi arrivati. Per mantenere il proprio potere sulle popolazioni locali, in tutti i paesi imperialisti la borghesia imperialista sempre più fa affidamento sulla mobilitazione delle masse popolari locali contro i nuovi arrivati. La mobilitazione reazionaria delle masse popolari nei paesi imperialisti diventa sempre più mobilitazione contro gli immigrati, mobilitazione nella guerra per respingere gli immigrati, mobilitazione nella “guerra al terrorismo”, mobilitazione nelle guerre in corso nei paesi oppressi.
“Controllo dei flussi migratori”, “prima gli italiani”, “aiutiamoli a casa loro”, “non si può accogliere tutta la miseria del mondo” sono parole d’ordine e linee politiche che sempre più sostituiscono le politiche “buoniste” promosse dalla sinistra borghese, dalle ONG e dalle istituzioni filantropiche e caritative della buona accoglienza e dell’integrazione. Le masse popolari locali sono sempre più maltrattate, private delle conquiste (sanità, casa, istruzione, servizi pubblici) e dei diritti strappati, emarginate. È quindi facile trasformare la loro resistenza in mobilitazione contro i nuovi arrivati: la guerra dei poveri contro i poveri è per i ricchi l’alternativa alla guerra dei poveri contro i ricchi.
Non è il numero dei nuovi arrivati né sono le condizioni oggettive che impediscono l’integrazione dei nuovi arrivati nei paesi imperialisti. Lo impedisce il fatto che anche tra la popolazione dei paesi imperialisti, migranti o non migranti, si estendono comunque precarietà, disoccupazione ed emarginazione. I nuovi arrivati accrescono la concorrenza a cui ogni individuo e gruppo dei precari, dei disoccupati e degli emarginati locali deve comunque far fronte. Oggi l’Italia è un paese con un ricambio generazionale di circa 400 mila persone all’anno e il numero di nuovi nati diminuisce di anno in anno. Integrare ogni anno un centinaio di migliaia di persone in più provenienti dall’estero, come se invece della natalità decrescente vi fosse un numero stabile o crescente di nuovi nati, non porrebbe problemi irresolubili se il paese non fosse già sconvolto da precarietà, disoccupazione ed emarginazione nonostante la natalità decrescente.
Per questo l’immigrazione non porrà problemi irresolubili al futuro Governo di Blocco Popolare e tanto meno al successivo governo socialista. Integreremo i nuovi arrivati nel tessuto produttivo e sociale del paese allo stesso modo in cui integreremo tutti i precari, i disoccupati e gli emarginati italiani. Di particolare per gli immigrati ci sarà che mobiliteremo, formeremo e sosterremo tutti quelli di loro che sono capaci e disposti a diventare forze rivoluzionarie per porre fine alla rovina dei rispettivi paesi di origine e coinvolgerli nella seconda ondata della rivoluzione proletaria di cui il nostro paese sarà promotore e attore. Non saremo in concorrenza per non essere travolti nella miseria e nel degrado, ma uniti nella costruzione del nuovo mondo che risulterà dalla solidarietà e cooperazione dei nuovi paesi socialisti.
Quali che siano le intenzioni e l’astuzia dei Gesuiti, per loro natura la Corte Pontificia e la sua Chiesa Cattolica non possono fare una simile operazione e non a caso non la fanno. Sta ora alle note risorse dei Gesuiti che con Bergoglio hanno preso apertamente la direzione della Corte Pontificia, provare a conciliare il più a lungo possibile la condotta pratica imposta dalla crisi economica e politica della borghesia con le buone parole (sull’accoglienza dei fratelli e contro il dio denaro, per costruire ponti e non muri, ecc.) e le buone opere a difesa dell’influenza morale che la Chiesa Cattolica ha ancora oggi su una parte cospicua delle masse popolari del nostro paese e di alcuni dei paesi da cui provengono i migranti. Ma quanto più apertamente la Chiesa Cattolica dovrà avallare le cattive azioni del governo, tanto più difficile sarà il compito dei Gesuiti. In Italia il capitalismo dal volto umano aveva reso facile il governo occulto e irresponsabile della Corte Pontificia: quell’epoca è finita. La borghesia elimina una dopo l’altra le conquiste che i lavoratori avevano strappato sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria sollevata nel mondo intero dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e dalla costruzione dell’Unione Sovietica di Lenin e di Stalin. Il catastrofico corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista nel mondo comporta l’eliminazione delle conquiste dei lavoratori dei paesi imperialisti, la cacciata a milioni delle masse popolari dai paesi oppressi dal sistema imperialista, la persecuzione degli immigrati nei paesi imperialisti. Le opere di beneficenza, le buone azioni, la carità e l’elemosina dovrebbero riempire i buchi che il sistema sociale di sfruttamento e oppressione apre, come gli ammortizzatori sociali e il reddito di cittadinanza dovrebbero compensare la disoccupazione e l’emarginazione sociale, come le nicchie di economia a km zero e le buone pratiche individuali predicate da alcuni gruppi della sinistra borghese dovrebbero prevenire il disastro ecologico prodotto dal capitalismo. Tutte illusioni di chi non vuole accettare la rivoluzione socialista, l’instaurazione del socialismo e l’avvio verso la società comunista del futuro.
Sta a noi comunisti promuovere la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari fino a costituire un proprio governo d’emergenza e procedere verso l’instaurazione del socialismo!
La borghesia e i prelati per loro natura non possono che promuovere la mobilitazione reazionaria!
La Repubblica Pontificia è arrivata al capolinea!
Proletari di ogni razza, religione e paese, uniti in Italia nel creare le condizioni per costituire il Governo di Blocco Popolare e far avanzare la rivoluzione socialista!
Consolidare e rafforzare il (nuovo)PCI promotore della rivoluzione socialista in Italia!
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Comitato Centrale del (n)PCI http://www.nuovopci.it