La storia di certe farneticanti contraddizioni della logica è vecchia. Così come tanti autorevoli personaggi hanno detto che per avere la pace va preparata la guerra, così si fa credere che per salvare gli ulivi dobbiamo distruggerli insieme al loro intero ecosistema. La cura delle motoseghe e dell’avvelenamento di massa è la via imposta dai tecnocrati dell’Unione Europea.
NEWSLETTER DI COMUNE
UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI
LA CAMPAGNA 2017 DI COMUNE
IO, MAESTRO IN VAL DI SUSA [LINO DI GIANNI]
«Anch’io, dopo venti anni di maestro di bambini, e altri venti anni di maestro dei migranti, dalla Valle di Susa, dove il popolo della mezzanotte lotta contro il Tav, aderisco alla nuova campagna di Comune… »
SIAMO CON VOI [VANDANA SHIVA]
«Grazie Comune-info. Come Navdanya International siamo con voi. Per favore sostenete Comune…»
LA GUERRA AGLI ULIVI
La storia di certe farneticanti contraddizioni della logica è vecchia. Così come tanti autorevoli personaggi hanno detto che per avere la pace va preparata la guerra, così si fa credere che per salvare gli ulivi dobbiamo distruggerli insieme al loro intero ecosistema. La cura delle motoseghe e dell’avvelenamento di massa è la via imposta dai tecnocrati dell’Unione Europea che cercano un nemico da annientare, l’insetto vettore, in modo avulso da ogni contesto. Si ordina di creare tre ettari di deserto attorno a ogni ulivo risultato positivo alle analisi con conseguenze devastanti e senza alcuna sicurezza di eliminare il batterio responsabile del disseccamento. Il batterio trasmesso non è invece certamente il solo responsabile della patologia che colpis ce il Salento attraverso l’attacco di una serie di patogeni in connessione fra loro, in un contesto di abbassamento delle difese immunitarie delle piante, degrado dei terreni e inquinamento da pesticidi. Un uso tanto intensivo del trattamento con insetticidi, che può avere conseguenze dirette e indirette disastrose per l’ambiente arrivando a modificare intere reti alimentari, induce almeno il sospetto che chi lo ordina non si ponga affatto il salvataggio degli ulivi come obiettivo primario
LA SECONDA PARTE DELL’INCHIESTA DI ALEXIK
NOI STIAMO CON IL POPOLO DEGLI ULIVI
Nel novembre del 2015 hanno occupato i binari della piccola stazione di San Pietro Vernotico per protestare contro l’imposizione che ordinava lo sterminio di massa degli ulivi e l’avvelenamento del loro territorio. Saranno processati per non aver avvertito della manifestazione le autorità, per aver interrotto il pubblico servizio e aver provocato un danno alle Ferrovie e ai passeggeri. Anche la redazione di Comune invita i lettori a firmare l’appello in difesa di chi è in realtà accusato solo di aver difeso la sua storia e il suo futuro. La guerra agli ulivi del Salento non si è affatto conclusa e chi l’ha scatenata conta, come sempre, sull’esasperazione della gente del Salento, sulla sua stanchezza, sull’isolamento e la distrazio ne di chi si abitua a ogni strage del nostro tempo, che essa sia compiuta contro gli esseri umani o altre forme della vita
APPELLO
VANDANA SHIVA
Poi arrivano le puntuali e splendide foto di Luca Perino dalla Val Susa per ricordare a tutti che la straordinaria resistenza della Valle più ribelle d’Europa non smette di alimentare speranze. Domenica 24 un migliaio di No Tav sono infatti sfilati in corteo a Chiomonte, al termine della tre giorni Wallsusa in cui tantissimi artisti (tra gli altri, Zerocalcare), attraverso le loro opere hanno rappresentato la contrarietà al Tav e la lotta che ha cambiato la storia non solo di questo territorio. Il corteo è partito nel primo pomeriggio dalla stazione di Chiomonte, ha attraversato le vie del paese per poi arrivare fino ai piloni autostradali – qui vorrebbero far partire la costruzione della maxi galleria del Tav, già perché dopo quasi trent’anni di fantastica resistenza la mi tica Torino-Lione ad alta velocità ancora non esiste… – dove sono state fatte numerose opere artistiche coinvolgendo tutti i presenti. La giornata di sole e festa in strada si è conclusa con la scritta: “Il Tav è fallito”…
GALLERIA FOTOGRAFICA
LA FESTA DI VENEZIA FERMA LE GRANDI NAVI
Sabato una bella assemblea con più di duecento persone provenienti da tutta Europa pronte a confrontarsi sulle lotte per la difesa dei territori, la giustizia ambientale e la democrazia. Domenica il blocco che ha costretto gli smisurati palazzi che si muovono in mare a rimanere ormeggiati alle banchine del porto per evitare il confronto diretto con la trentina di piccole imbarcazioni corsare decise a far sentire a chi partecipa alle oscene crociere dei villaggi turistici galleggianti la voce della Venezia che non li vuole. Una bella festa di liberazione dai mostri del mare che avvelenano l’aria e l’acqua della laguna
RICCARDO BOTTAZZO
“COSTRUIRE QUALCOSA DI DIVERSO”
«Se dedichiamo le nostre energie a discutere all’interno del sistema, che sia in campo elettorale o in qualsiasi altro, che sia per conquistare un qualche governo o per “migliorare'” quello già esistente, allora non avremo le forze per costruire qualcosa di diverso…»
RAÚL ZIBECHI
MAI PIÙ UN MESSICO SENZA DI NOI
È tempo di soliarietà autogestita: l’EZLN si è organizzato per la raccolta di beni e donazioni destinate alle comunità colpite dagli uragani e dai terremoti in Chiapas, Oaxaca, Puebla, Guerrero, Morelos, Stato del Messico, Veracruz e Città del Messico. “Per la Ricostruzione Integrale dei Nostri Popoli. Nunca más un México sin nosotros…”
CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO
THE TEACHER, LEZIONE SUL POTERE
Il regista e lo sceneggiatore di “The teacher” avevano in animo, tra le altre cose, di mostrare quanto di conformismo, paura, amore passivo del quieto vivere ci sia nelle persone che si trovino a discutere anche palesi ed eclatanti ingiustizie. Ma il film è prima di tutto un viaggio tra le dinamiche del potere, del consenso, della manipolazione e della introiezione da parte delle vittime delle ragioni dei carnefici. Un modo per non dimenticare mai, per dirla con La Boétie, il carattere volontario di qualsiasi servitù
CARLO RIDOLFI
QUEL GRANELLO DI SABBIA DI RIME MIGRANTI
Bruno Tognolini, poeta e scrittore, nei suoi incontri con bambini e adulti degli ultimi anni ha raccolto un patrimonio fantastico di filastrocche in italiano, in dialetto e soprattutto nelle lingue del mondo. Ora vuole metterle in comune: si comincia tra qualche giorno, con filastrocche da ripetere insieme. “I bambini sono veloci nell’imparare e incamerare nei loro giochi nuove filastrocche, soprattutto se sono belle e utili, ad esempio per le conte, e ‘se si sentono sfidati’… – scrive Tognolini (foto) – E se un gruppo di bambini italiani in un cortile di scuola intoneranno nei loro giochi una conta africana, ecco: nulla sarà risolto, lo so bene, sarà solo un granello di sabbia nel deserto. Ma qualche granello bisogna pur provare a gettarlo, nel meccan ismo ben oliato d’egoismo e miseria che intorno a noi, con umiliazione, stiamo vedendo scattare inarrestabile in quasi ogni area di pensiero, tritando idee di giustizia e dignità e diritti umani che erano nostre fino a ieri, vedi tappo dei migranti nei lager della Libia e rinuncia alla legge sullo Ius Soli…”
BRUNO TOGNOLINI
APPELLO IUS SOLI. INCONTRO A ROMA
Lunedì 2 ottobre, alle 17, a Roma (in via A. Bargoni 40, a Trastevere) si svolgerà un incontro pubblico tra tutte le e gli insegnanti impegnati nella campagna per lo ius soli e lo ius culturae. Si tratta di condividere, discutere e coordinare le iniziative del 3 ottobre e delle settimane seguenti. All’appello “Insegnanti per la cittadinanza” Hanno già firmato 3.200 insegnanti e in oltre 700 faranno lo sciopero della fame martedì 3 ottobre. All’incontro parteciperanno le associazioni che hanno firmato l’appello, Franco Lorenzoni e Luigi Manconi
R.C.
TORTURE E MORTE DELOCALIZZATE. TUTTI SAPPIAMO
Gli accodi Italia-Libia e Ue-Turchia dimostrano che i governi europei hanno delegato ad altri il compito di far sparire mediaticamente i migranti. “Siamo alla delocalizzazione della tortura. Questo lavoro sporco è lontano dai nostri occhi ma nessuno può fingere di non sapere… Sappiamo bene che è stata presa la decisione di negare opportunità, speranze, diritti e spesso anche la vita a persone che altro non chiedono se non di avere un’opportunità di vita in Europa e nel Nord del mondo, lontano dalla miseria, dalla guerra, dalla desertificazione…”
LORENZO GUADAGNUCCI
IL PRIMO GIORNO DELL’ANNO A NIAMEY
Il calendario, in Niger, comincia dall’esilio, dalla migrazione, e continua a seconda delle lune e degli anni che si contano in modo differente. A Niamey siamo appena nel 1439, perché abbiamo cominciato alcuni secoli dopo l’altro calendario, quello chiamato gregoriano. Pochi si sono accorti del nuovo anno. Non c’erano petardi, botti, fuochi d’artificio o scritte augurali a cura della municipalità. Un capodanno ordinario, lunare e con il dubbio di arrivare a fine mese col salario. Anno nuovo anche per i professionisti dell’umanitario, per le centinaia di agenzie caritatevoli che vivono e prosperano dei malori degli altri e che si augurano che tutto continui così, se non peggio. Samaritani più o meno interessati che speculano sul dolore e non si sognano neppure di mettere in discussione il sistema che crea ciò che essi curano
MAURO ARMANINO
IL SUONO DEL TUO NOME
“La prima volta che ho visto cinquanta migranti africani, nella mia classe, non li vedevo. Vedevo delle persone con la pelle scura, vedevo occhi, corpi, berretti, cellulari, ma non loro. Loro erano fuori dalla mia conoscenza: poco per volta sono entrati nella mia testa. Sono entrati con i loro nomi, la prima soglia da superare. Un nome è importante: vuol dire che qualcuno ti riconosce. Il suono del tuo nome è un legame che si crea tra te e un altro: sta parlando con te, esistiamo in quello spazio, in quel momento…” (appunti di un maestro da un corso di italiano per stranieri)
LINO DI GIANNI
ASCOLTARE PER FARE COMUNITÀ
Non tutti i festival sono uguali, certo, ma vale la pena ragionare intorno a questo grande bisogno di narrazione orale. In fondo i tanti festival, che animano soprattutto questo mese di settembre, hanno questo in comune: ritrovarsi per ascoltare qualcuno che racconta. Scrive Franco Lorenzoni: “C’è probabilmente una certa dose di narcisismo che unisce scrittori e conferenzieri di diverse provenienze, ma sinceramente in questi tempi, vedere una città riempirsi di donne e uomini di ogni età che trascorrono qualche pomeriggio o serata ad ascoltare argomenti, discutere, incuriosirsi, ragionare insieme non è cosa da sottovalutare ed esprime un bisogno di ritrovarsi, di riconoscersi in qualcosa che accomuna e sentirsi parte in qualche modo di una comunità ;…”
FRANCO LORENZONI
LA SCUOLA
«La scuola dovrebbe avere il soffitto di cielo e il pavimento di terra bagnata. Non avere pareti e nemmeno una cattedra… Non ci dovrebbe essere un Ultimo posto e nemmeno un Primo… Il materiale dovrebbe appartenere a tutti… E tutti dovrebbero prendersene cura… A scuola si dovrebbe andare in libreria all’inizio dell’anno e si dovrebbero scegliere i libri per studiare. Non si dovrebbero usare condensati né semplificazione. Si fanno ipotesi, si verifica l’informazione e si studia. Il libro si costruisce da sé e porta il proprio nome. Non ci dovrebbero essere voti che rappresentano, ma percorsi che spiegano. Né maestri che giudicano. Ma relazioni che contano. A scuola il sapere non dovrebbe essere dato, ma costruito. Che darlo è semplice, non richiede fatica: io “maestro&rd quo; ti dico come si fa e tu “alunno” devi farlo… Si dovrebbe pensare a chi sta peggio di noi… e a quei bambini che non hanno più sogni da spendere…»
PENNY
È TEMPO DI GAIA SCUOLA
Siamo pronti a discutere di smartphone come strumenti per scoprire il mondo a scuola ma restiamo ancorati alle aule e all’apprendimento indiretto. “Il sapere che dovremmo trasmettere, spiega Giovanni Fioravanti, “non sta mica nelle scuole, sta sparso per i tanti luoghi della città dai musei alle biblioteche, dagli archivi ai teatri, nelle architetture e nei monumenti, nella vita e nelle esperienze delle persone…”. La scuola dovrebbe essere una sorta di tana, il rifugio dove si organizzano le incursioni in città. È la scuola diffusa, per dirla con Mottana e Campagnoli. Si tratta di invadere i territori e la vita di ogni giorno con bambini e ragazzi, non per fare cose astratte ma per fare qualcosa di coinvolgente, e di ripensare i luoghi della città come luoghi di apprendimento no n occasionale. “Non più insegnanti trasmettitori di discipline ma compagni di viaggio, registi, guide, professionisti capaci di agevolare i percorsi di interconnessione dei saperi, di formare all’autonomia e all’autorganizzazione… Il sapere è movimento, è ricerca continua, non può amare la staticità delle aule e dei banchi…”
GIOVANNI FIORAVANTI
SCUOLA MAIUSCOLA O MINUSCOLA?
⇒ IO SONO UNA SCUOLA MOLTO GRANDE, HO 30 AULE.
♦Io sono una scuola piccola: ho un’aula sola… però con 30 alunni.
⇒ IO SONO MOLTO IMPORTANTE E NELLA MIA INTESTAZIONE HO ANCHE UN PON
♦Io non sono importante però il bidello ha un berretto col PON PON.
⇒ IO CHIEDO IL CONTRIBUTO VOLONTARIO AI GENITORI .
♦Io chiedo ai genitori qualche volontario che contribuisca a fare i lavori che dovrebbe fare il Comune.
⇒ IO HO UN UTENZA IMPORTANTE CHE PUÒ CONTRIBUIRE ALLE SPESE.
♦Io ho delle spese importanti e non riesco a contribuire alle utenze
⇒ IO DOPO IL POF HO FATTO IL PTOF.
♦ Io ho fatto FLOP più di una volta.
IO ARCHIVIO LE CIRCOLARI NEL CLOUD.
♦ Io ho Claudio che circola nell’archivio.
⇒ IO SONO ALL’AVANGUARDIA E NEI TEST NAZIONALI HO OTTENUTO UN GRAN RISULTATO.
♦ Io sono nella retroguardia ma nelle prove Invalsi, come risultato, ho ottenuto un gran mal di test.
⇒ IO HO IL SENSO DELLA RICERCA.
♦Io sono alla ricerca di un senso…
La cosiddetta “buona scuola” rende più vistoso il problema della disparità fra le scuole…
MAURO PRESINI
LA RIVOLTA DELLE CITTÀ “LIBERE DAL CETA”
Contro il trattato di libero scambio Ue-Canada – che subordina agli interessi economici dei commercianti le tutele del lavoro, della salute e dell’ambiente – si sono opposti cinque mila comuni europei e molte regioni
MONICA DI SISTO
CON IL PAREGGIO, PERDIAMO TUTTI
A fine 2017, il Fiscal Compact – Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria -, potrebbe essere inserito a pieno titolo nell’ordinamento europeo, divenendo giuridicamente superiore alla legislazione nazionale e rendendo irreversibili le politiche liberiste d’austerità. “Il Fiscal Compact – spiega Marco Bersani – assume la trappola del debito pubblico come cornice indiscutibile dentro la quale costruire la gabbia per i diritti sociali e del lavoro e la privatizzazione dei beni comuni. Se dovesse essere confermato, prevederà per il nostro Paese l’obbligo nei prossimi venti anni di portare il rapporto debito-Pil dall’attuale 132% al 60%, con un taglio annuale della spesa pubblica di 50 miliardi…. Si tratta de lla definitiva consegna di tutto ciò che ci appartiene agli interessi delle grandi lobby finanziarie… “. Una petizione dal basso per fermarli, siamo ancora in tempo
MARCO BERSANI
VIAGGIO IN CATALOGNA
Il conflitto tra Barcellona e Madrid mostra molte contraddizioni: c’è uno Stato, anacronistico e boccheggiante da tempo, che schiaccia la volontà delle persone e qui come altrove non è più la soluzione ma il problema; al tempo stesso c’è un ritorno al sovranismo anche nella sua ambiguità di apparente anti-statalismo (in quanto vuole uscire dallo Stato cattivo e per costruirne “buono”). Di certo, come scrive Enrico Euli, “L’azione del governo Rajoy avrà un forte effetto boomerang: l’attacco alla democrazia è tale che anche moltissimi catalani – anche non indipendentisti – sono scesi e scenderanno in piazza…”
ENRICO EULI
DENTRO I VELENI DELLA TERRA DEI FUOCHI
Roghi tossici. Oltre mille l’anno secondo i dati della Prefettura di Napoli. Tumori maligni in aumento (14 mila nuovi casi proprio tra la popolazione dell’area a nord di Napoli). Disastri ambientali di cui la Campania detiene il record di reati. In questo scenario c’è la storia d’amore tra un uomo e una donna, contadini, e tra loro e il territorio, l’amore per la terra che in tanti da quelle parti, impegnati in associazioni e comitati, continuano ad avere. “Veleno”, il film di Diego Olivares, racconta una storia di resistenza
ALESSANDRA MAGLIARO
LA FAVOLA VECCHIA DELL’ISOLA FELICE
Droga, rifiuti, traffico d’armi, estorsione, corruzione, appalti, sfruttamento della prostituzione, caporalato e lavoro nero. Abruzzo e mafie: il silenzio delle coscienze assopite è di fatto complicità
ALESSIO DI FLORIO
ACCOMPAGNARE LA TRANSIZIONE IN CORSO
Di fronte ai disastri causati cambiamenti climatici la politica fa solo timidi passi avanti. E se la soluzione fosse la transizione energetica già in atto? Il libro “Civiltà solare” la racconta, con dati, grafici e previsioni sul prossimo futuro, mettendo l’accento sull’importanza degli stili di vita. Tra gli aspetti più interessanti, la recente moltiplicazione di produttori-consumatori di energia pulita che stanno trasformando il nostro sistema energetica globale in senso più equo e ed efficiente. Una situazione che non era stata prevista neanche dagli osservatori più ottimisti: perché, come scriveva Edgar Morin, «l’inatteso ci sorprende: non possiamo mai prevedere il modo in cui si presenterà, ma dobbiamo aspetta rci la sua venuta, cioè attenderci l’inatteso»
LUCA CIRESE
UN PARLAMENTO CON LE MANI INSANGUINATE
La Camera ha respinto le richieste rivolte al governo per bloccare la vendita di armi a Paesi in guerra o responsabili di violazioni dei diritti umani. Ciò che premeva era la richiesta di sospensione di invio delle bombe fabbricate a Domusnovas verso l’Arabia Saudita che le sta utilizzando per bombardare lo Yemen. Il bilancio di quelle operazioni è di 10 mila morti, 40 mila feriti, 1 milioni di bambini in stato di malnutrizione. “Quelle bombe vengono costruite dall’azienda tedesca RWM in Italia perché – spiega Tonio Dell’Olio – secondo la loro legislazione non sarebbe possibile esportarli verso un Paese in guerra. Per la verità anche da noi. Solo che noi, in nome del diodenaro, diventiamo più disponibili…”
TONIO DELL’OLIO
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AGENDA
ROMA. UNA CANZONE PER IL ROJAVA
OVUNQUE. GIORNATA DEL CAMMINARE
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