Locandina per XIII anniversario della fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano - 3 ottobre 2004

“1917, centenario della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre”

La rivoluzione socialista avanza tanto più rapidamente quanto più avanzata è la scienza che il Partito comunista applica nella sua attività e quanto più numerosi sono i membri e gli organismi del Partito. È per questo che rivolgiamo ai compagni sopra indicati il nostro appello ad affrontare seriamente e apertamente.

 

Comunicato CC 12/2017 – 27 settembre 2017

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1917, centenario della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre, la svolta nella storia dell’umanità

XIII anniversario della fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano (3 ottobre 2004)

A quelli che si dichiarano comunisti

A quelli che vogliono cambiare il mondo

A quelli che vogliono porre fine al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone all’umanità

 

Locandina per il
XIII anniversario di fondazione del
(nuovo) Partito comunista italiano
3 ottobre 2004
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Locandina per XIII anniversario della fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano - 3 ottobre 2004

La rivoluzione socialista avanza tanto più rapidamente quanto più avanzata è la scienza che il Partito comunista applica nella sua attività e quanto più numerosi sono i membri e gli organismi del Partito. È per questo che rivolgiamo ai compagni sopra indicati il nostro appello ad affrontare seriamente e apertamente 1. la questione della concezione comunista del mondo che li guida e 2. la questione dell’unità dei comunisti sulla base di quella scienza. Ad essi il (nuovo) Partito comunista italiano si è già rivolto anche recentemente con il Comunicato CC 9/2017 del 30 luglio, riveduto e corretto con l’Avviso ai naviganti 74 del 4 agosto grazie alle critiche di alcuni compagni. Con questo Comunicato facciamo un ulteriore passo nella stessa direzione.

Nonostante il guasto provocato dalla lunga direzione dei revisionisti moderni (Togliatti, Berlinguer e i loro soci e successori) e dall’esaurimento nel mondo della prima ondata della rivoluzione proletaria, in Italia sono molti gli individui e gli organismi che rientrano tra i destinatari del nostro appello. Essi possono rimontare la china e infondere nuovamente nella classe operaia e nelle masse popolari fiducia in se stesse e portarle ai livelli di organizzazione e combattività che hanno avuto nel passato e oltre quei livelli. Dipende da ognuno di loro.

La debolezza maggiore dei destinatari del nostro appello non sta nel loro numero (e tanto meno nei limiti della resistenza che spontaneamente le masse popolari già oppongono al procedere della crisi generale della società borghese). La debolezza maggiore sta nel fatto di perpetuare, nella concezione del mondo che li guida nella loro attività, i limiti che hanno impedito al vecchio PCI di sviluppare fino all’instaurazione del socialismo la vittoria della Resistenza (1945), con effetti ancora più gravi da quando è venuta meno la spinta propulsiva dell’Unione Sovietica di Lenin e di Stalin e della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale e tutti operiamo nel mezzo della sfiducia e disperazione diffuse tra le masse popolari sia dalla sconfitta subita dal movimento comunista sia dall’azione delle “tre trappole” messe in opera su grande scala e abilità dalla borghesia imperialista e dal suo clero e dai contrasti da esse suscitati all’interno delle masse popolari in aggiunta ai contrasti propri della condizione di sfruttati e oppressi.

 

Compagni, non ripetiamo l’errore compiuto dai nostri predecessori, dai comunisti che nella prima parte del secolo scorso in Italia come negli altri paesi imperialisti volevano instaurare il socialismo, ma non superarono nella concezione del mondo i limiti che Lenin e i comunisti russi avevano loro chiesto di superare da quando divenne palese il fallimento della II Internazionale (1914) e poi, più chiaramente e con maggiore precisione, da quando fondarono l’Internazionale Comunista (1919). E di conseguenza, invece di instaurare il socialismo, approdarono al capitalismo dal volto umano (1945-1975) le conquiste del quale si stanno dissolvendo nell’attuale catastrofico corso delle cose.

Quali sono quei limiti?

Il Partito comunista è un’organizzazione di lotta. Solo lo sviluppo della lotta di classe fa andare l’umanità oltre il capitalismo. Cioè solo la mobilitazione delle masse popolari nella guerra popolare rivoluzionaria contro la borghesia e il clero, solo la mobilitazione della classe operaia, in particolare di quella aggregata nelle aziende capitaliste e pubbliche, a dirigere il resto delle masse popolari nella guerra popolare rivoluzionaria, cambia il corso delle cose. Ed è compito del Partito comunista “far montare la maionese” della lotta di classe fino a rovesciare il rapporto di forze tra masse popolari e borghesia, fino a instaurare il socialismo.

Ma il Partito comunista è un’efficace e sicura organizzazione di lotta, capace di portare la lotta delle classi oppresse dalla borghesia alla vittoria, cioè all’instaurazione del socialismo e oltre, solo se padroneggia la scienza comunista, ora il marxismo-leninismo-maoismo, lo applica e lo sviluppa traducendolo nel particolare del proprio paese e applicandolo nel concreto. Il marxismo-leninismo-maoismo è il livello più avanzato della scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia.

La borghesia nega che una tale scienza esista, nega che possa esistere. La società umana sarebbe l’unica cosa in natura che si sviluppa senza seguire sue proprie leggi o sarebbe l’unica cosa in natura che si sviluppa secondo leggi che gli uomini non riescono a conoscere e ad applicare. Ma non è vero, anche se alla borghesia conviene sostenerlo e farlo credere. Come tutte le altre cose in natura, la società umana si sviluppa secondo sue proprie leggi. A condizione di darsi i mezzi per farlo, gli uomini sono capaci di scoprirle e di usarle per dirigere consapevolmente lo sviluppo della loro società. La borghesia e il clero cercano in mille modi, ma non sono in grado di impedire a tutti di darsi i mezzi necessari.

La sinistra borghese, benché malcontenta del corso delle cose, è succube dei pregiudizi della borghesia. I suoi esponenti nella loro attività teoretica sono empiristi. Invece di analizzare scientificamente il corso delle cose, ognuno di essi si limita a descrivere quello che vede, sente e immagina. Scambiano la sostanza della lotta di classe (la direzione della produzione della ricchezza) con quello che appare in superficie (la distribuzione della ricchezza). La sinistra borghese è al rimorchio degli avvenimenti, reagisce alle mosse della borghesia invece di prevenirle, analizza le cose giorno per giorno, senza ricostruirne la storia, senza cercare il perché delle cose, senza capire le relazioni di causa ed effetto. Non ha un progetto di società, tanto meno un progetto frutto della comprensione delle premesse del futuro che sono nella società attuale, della comprensione di quello che nella società attuale preme per nascere ma che per nascere ha bisogno dell’attività cosciente e organizzata degli sfruttati.

Il capitalismo ha creato le condizioni che rendono il comunismo possibile e necessario. Il comunismo è la società del futuro, che prenderà il posto del capitalismo e della società borghese. Il socialismo è la transizione dal capitalismo al comunismo. Questo dice la scienza marxista.

Nel secolo scorso i partiti comunisti dei paesi imperialisti sono stati organizzazioni di lotta. Alcuni (e tra essi il vecchio PCI) hanno condotto lotte eroiche. Ma non hanno assimilato il marxismo a un livello sufficiente e tanto meno l’hanno usato per far compiere con successo alle masse popolari del proprio paese il percorso particolare necessario per instaurare il socialismo. Non hanno superato nella concezione del mondo i limiti che già Lenin aveva indicato che ognuno di essi doveva superare per essere capace di condurre con successo la rivoluzione socialista nel proprio paese.

Nel 1945 grazie alla spinta dell’Unione Sovietica si sono trovati ad aver vinto uno scontro storico contro la borghesia che per far fronte alla crisi generale aveva puntato le sue carte sul fascismo e sul nazismo. Ma si sono trovati incapaci di far avanzare la rivoluzione socialista, incapaci come lo erano stati i partiti socialisti all’inizio del secolo, nel mezzo della Prima Guerra Mondiale. Di conseguenza l’ala destra, composta da quelli che non erano convinti che era possibile instaurare il socialismo o addirittura erano contrari al socialismo, ha preso la direzione in quasi tutti i partiti comunisti dei paesi imperialisti. Da qui prima il capitalismo dal volto umano (1945-1975) e poi il graduale esaurimento della prima ondata di lotte e rivoluzioni che la vittoria dell’Ottobre 1917 in Russia e la costruzione del socialismo in Unione Sovietica avevano sollevato in tutto il mondo. La storia particolare del nostro paese rientra in questo percorso generale dei paesi imperialisti.

 

Nei prossimi mesi il Centenario della Rivoluzione d’Ottobre darà luogo a migliaia di discorsi e cerimonie di esaltazione, di mistificazione e di denigrazione. Il rischio maggiore che corriamo è che nelle celebrazioni del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre anche quelli che si ritengono e vogliono essere comunisti si limitino a ricordare le grandi conquiste raggiunte dall’umanità in tutto il mondo e in tutti i campi con la vittoria delle rivoluzione socialista in Russia nell’Ottobre 1917, con la costruzione del socialismo fatta in Unione Sovietica dopo la conquista del potere e con l’ondata di lotte e di rivoluzioni che l’attività del Partito bolscevico capeggiato prima da Lenin e poi da Stalin ha sollevato nel mondo intero nella prima parte del secolo scorso. Molte sono infatti le cose che a ragione si possono dire, ma la cosa più importante è fissare chiaramente gli insegnamenti che dobbiamo assimilare per contribuire alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato in Italia e nel mondo e per far avanzare la rivoluzione socialista nel nostro paese.

Tanti sono gli insegnamenti importanti della vittoria dell’Ottobre 1917, della costruzione del socialismo in URSS e della prima ondata della rivoluzione proletaria che questi eventi sollevarono nel mondo. Tanti sono anche gli insegnamenti importanti che noi comunisti possiamo e dobbiamo ricavare dall’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria nella seconda parte del secolo scorso, dopo che nel 1956 i revisionisti moderni presero il sopravvento nel Partito comunista dell’Unione Sovietica (PCUS).

Tra quegli insegnamenti i più importanti oggi per i comunisti di un paese imperialista sono due.

1. La rivoluzione socialista ha la forma di una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata promossa dal Partito comunista. Questi nel corso della guerra fa leva sulle lotte spontanee della classe operaia e delle altre classi sfruttate e oppresse dalla borghesia e passo dopo passo le sviluppa, fa avanzare la rivoluzione socialista fino alla vittoria. Il Partito mobilita le classi sfruttate e oppresse, le organizza e le dirige fino a instaurare il socialismo (dittatura del proletariato, gestione pubblica e pianificata dell’attività economica, partecipazione della classe operaia e delle altre classi oggi sfruttate e oppresse alla gestione della vita sociale). La rivoluzione socialista non è l’effetto della propaganda compiuta dal Partito. La propaganda del comunismo è indispensabile per elevare la coscienza degli elementi più avanzati e reclutarli. Ma il Partito fa avanzare le masse popolari facendo leva sul senso comune in cui la loro condizione di oppressione le relega. La rivoluzione socialista non è un evento che scoppia perché le condizioni delle masse popolari peggiorano e la loro insofferenza e il loro malcontento crescono. Non è una rivolta delle masse popolari nel corso della quale il Partito comunista prende nelle sue mani il governo del paese. La rivoluzione socialista non è un evento spontaneo. Tanto meno è una “rivoluzione mondiale” che scoppia contemporaneamente in tutto il mondo a causa del catastrofico corso delle cose che la borghesia impone all’umanità. La combattività delle masse popolari non è una condizione preliminare alla rivoluzione socialista. La combattività delle masse popolari cresce man mano che per propria esperienza esse verificano che il Partito comunista sa dirigerle nella lotta contro l’oppressione e lo sfruttamento. Se il Partito comunista persiste a lungo a dirigere in modo sbagliato, passo dopo passo anche la combattività delle masse popolari si esaurisce e il Partito comunista perde l’egemonia che aveva conquistato, si disgrega o cambia natura: è quello che abbiamo constatato in Italia e nel mondo.

2. Il Partito comunista è capace di dare una giusta direzione alla classe operaia e alle altre classi delle masse popolari solo se ha assimilato il marxismo (il materialismo dialettico applicato come metodo per conoscere la società borghese e per trasformarla), lo applica nelle condizioni concrete del proprio paese e del suo contesto internazionale e lo sviluppa. La caratteristica più importante del Partito comunista, la base principale della sua unità e il fattore principale che rende vittoriosa la sua attività, che gli consente di unirsi strettamente alle masse popolari e dirigerle, è la concezione comunista del mondo, la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia. È la scienza fondata da Marx ed Engels e sviluppata dai maggiori dirigenti del movimento comunista. Essi l’hanno anche verificata nella pratica della prima ondata della rivoluzione proletaria, nella prima parte del secolo scorso. Il Partito comunista non è solo l’eroica organizzazione di lotta, l’organizzazione degli operai d’avanguardia nel promuovere le lotte rivendicative della loro classe e delle altre classi delle masse popolari: esso è principalmente lo Stato Maggiore che promuove e dirige la guerra popolare rivoluzionaria che mira ad instaurare la dittatura del proletariato nel proprio paese e che collabora con i partiti comunisti che promuovono la rivoluzione socialista o la rivoluzione di nuova democrazia negli altri paesi.

 

Queste due tesi sono esposte in maggiore dettaglio nell’opuscolo I quattro temi principali da discutere nel movimento comunista internazionale e nel nostro Manifesto Programma. Noi non pretendiamo di convincere qui, con poche parole, i compagni che non sono ancora arrivati a capire queste due tesi elaborando con gli strumenti della scienza l’esperienza loro e della lotta di classe che in Europa si combatte da due secoli. Diciamo solo che chi perseguirà con costanza e senza riserve intellettuali e morali la rinascita del movimento comunista, dovrà arrivare a queste conclusioni a cui siamo arrivati noi. Allora collaboreremo nell’applicarle. Ci appelliamo ai destinatari sopra indicati di questo Comunicato perché discutano seriamente e apertamente i problemi che poniamo. Allora l’unità dei comunisti non sarà solo unità nell’azione che noi comunisti pratichiamo anche con altre organizzazioni di lotta, ma sarà un’unità di partito.

 

Certamente ad alcuni compagni sembrerà strano che noi dalla Rivoluzione d’Ottobre e in generale dall’esperienza vittoriosa del Partito di Lenin e di Stalin tiriamo proprio questi due insegnamenti, che addirittura li indichiamo come insegnamenti principali che sintetizziamo nel marxismo-leninismo-maoismo, la scienza sperimentale con cui guidiamo la nostra attività.

Ovviamente altri importanti insegnamenti si possono trarre. Ma questi sono i due principali.

I compagni che considerano la natura e la storia della società umana e la natura della rivoluzione socialista sulla solida base della teoria marxista, comprenderanno la loro necessità e importanza. Questi insegnamenti infatti in particolare continuano e sviluppano gli insegnamenti relativi alla natura del Partito comunista, alla natura della rivoluzione socialista e alla storia dell’umanità esposti nel Manifesto del partito comunista del 1848 e nella Introduzione scritta nel 1895 da Engels alla raccolta di articoli di Marx Lotte di classe in Francia 1848-1850: ma con l’autorità che a questi insegnamenti conferiscono le vittorie ottenute dal Partito di Lenin e di Stalin in Russia e quello che ne è seguito in tutto il mondo.

Nel Rapporto sulla tattica del Partito comunista russo presentato al III Congresso dell’Internazionale Comunista il 5 luglio 1921, Lenin [che qui come altrove usa il termine “rivoluzione” nel senso, corrente nella II Internazionale (1889-1914) e nell’Internazionale Comunista (1919-1943), di scontro finale e decisivo per il potere] disse (resoconto stenografico): “Quando nel 1917 in Russia abbiamo dato il via alla rivoluzione internazionale, lo abbiamo fatto non perché eravamo convinti di potere determinare noi russi il suo sviluppo, ma perché tutta una serie di circostanze ci spingeva a prendere il potere. Pensavamo: o la rivoluzione degli altri paesi ci verrà in aiuto e allora la nostra vittoria sarà definitiva, o faremo il nostro modesto lavoro rivoluzionario consapevoli che, in caso di sconfitta, avremo tuttavia giovato alla causa della rivoluzione internazionale e la nostra esperienza andrà a vantaggio delle rivoluzioni che verranno dopo. Era chiaro per noi che senza l’appoggio della rivoluzione internazionale mondiale la nostra vittoria non era definitivamente assicurata. Già prima della rivoluzione e anche dopo di essa pensavamo: o la rivoluzione scoppierà subito o almeno molto presto negli altri paesi capitalisticamente più sviluppati, oppure, nel caso contrario, soccomberemo. Proprio per questa consapevolezza abbiamo fatto di tutto per salvaguardare, in tutte le circostanze e a ogni costo, il sistema sovietico, perché sapevamo di lavorare non soltanto per noi, ma anche per la rivoluzione internazionale. Lo sapevamo e abbiamo espresso più volte questa convinzione sia prima della Rivoluzione d’Ottobre sia subito dopo, nel periodo della conclusione della pace di Brest-Litovsk [marzo 1918].

In linea generale, ciò era giusto. Ma in realtà il movimento delle cose non è stato così lineare come ci attendevamo. Negli altri grandi paesi, capitalisticamente più sviluppati della Russia, la rivoluzione finora non è ancora scoppiata. È vero però, e possiamo constatarlo con soddisfazione, che la rivoluzione si sviluppa in ogni angolo del mondo. Soltanto grazie a questa circostanza la borghesia internazionale, economicamente e militarmente cento volte più forte di noi, non è in grado di strangolarci.”

Il Partito comunista russo, guidato prima da Lenin e poi da Stalin, persistette per anni in questa linea, nonostante la lentezza con cui la rivoluzione proletaria procedeva nel mondo. Nel 1927, in occasione del X anniversario dell’insurrezione dell’Ottobre, Stalin scriveva che se l’Unione Sovietica fosse crollata, questo avrebbe fatto “cadere per un lungo periodo la vita politica e sociale dei ‘paesi progrediti’ nelle tenebre di una reazione nera e sfrenata” (Il carattere internazionale della Rivoluzione d’Ottobre, pubblicato sulla Pravda del 7 novembre 1927). È quello che abbiamo sperimentato e sperimentiamo.

L’Unione Sovietica assolse fino al 1956 al suo ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria mondiale. Il Partito comunista sovietico riportò grandi vittorie sia nella difesa dell’URSS dall’aggressione delle potenze imperialiste, sia nell’aiuto alla rivoluzione proletaria che avanzò in tutto il mondo, ma in particolare nei paesi coloniali e semicoloniali con in testa la Cina, la Corea, il Vietnam, Cuba, sia facendo progredire in tutti i campi i popoli sovietici e i popoli degli stessi paesi imperialisti.

L’URSS incominciò a declinare solo da quando la destra del Partito comunista sovietico (PCUS), capeggiata da Kruscev, a partire dal 1956 riuscì a imporre la propria direzione nel PCUS e nell’URSS, impose la convivenza pacifica con la borghesia in ogni campo e a ogni condizione, nelle relazioni internazionali sostituì l’appoggio alla rivoluzione proletaria con la competizione economica e politica tra l’URSS e le potenze imperialiste, poco a poco corruppe la dittatura del proletariato trasformandola in dittatura dei dirigenti delle istituzioni politiche, economiche e culturali sulla massa della popolazione, abbandonò la lotta per la soluzione delle sette grandi contraddizioni delle società socialiste: tra dirigenti e diretti, tra lavoro di organizzazione e direzione e lavoro esecutivo, tra lavoro intellettuale e lavoro manuale, tra uomini e donne, tra adulti e giovani, tra città e campagna, tra paesi, zone e settori avanzati e paesi, zone e settori arretrati. Ma la destra riuscì a imporsi nel PCUS perché nei paesi imperialisti d’Europa e d’America la rivoluzione socialista non avanzava nonostante la sconfitta del nazifascismo e anzi, dopo la vittoria nel 1945, i partiti comunisti avevano adottato una linea di convivenza con la borghesia imperialista. La vittoria della destra nel PCUS portò definitivamente fuori strada i partiti comunisti dei paesi imperialisti e diede avvio all’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria che era iniziata nel 1917 con la Rivoluzione d’Ottobre. Il Partito comunista cinese, guidato da Mao Tse-tung, cercò con la Rivoluzione Culturale Proletaria (1966-1976) di far assumere alla Repubblica Popolare Cinese il ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria mondiale che l’URSS aveva svolto fino al 1956. Ma questo tentativo venne sconfitto alla morte di Mao, con l’avvento al potere, anche nel PCC, della destra capeggiata da Teng Hsiao-ping. L’integrazione di gran parte dei primi paesi socialisti nel sistema imperialista mondiale e il declino di gran parte dei movimenti rivoluzionari che erano in corso in vari paesi, hanno aperto nella storia mondiale una nuova fase. La rinascita del movimento comunista è diventato il fattore decisivo per il futuro dell’umanità.

La rinascita del movimento comunista consiste principalmente nel costituire nei paesi imperialisti partiti comunisti capaci di dirigere il proletariato e il resto delle masse popolari a fare la rivoluzione socialista nel proprio paese. I due insegnamenti che abbiamo indicato sopra sintetizzano in positivo quello che nel secolo scorso impedì ai partiti comunisti dei paesi imperialisti, compreso il PCI, di adempiere al loro compito.

 

I due insegnamenti che abbiamo indicato, sono anche gli insegnamenti che Lenin espressamente indica e dettagliatamente illustra già in L’estremismo, malattia infantile del comunismo (aprile maggio 1920), benché egli non abbia formulato a livello teorico la tesi che la rivoluzione socialista per sua natura ha la forma della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata: merito che spetta a Mao Tse-tung, in qualche misura preceduto da Engels con le riflessioni espresse nell’Introduzione del 1895 su questo argomento.

Nella pratica anche la rivoluzione russa ebbe questa forma, corrispondente alla natura della rivoluzione socialista. Infatti Lenin per illustrare ai partiti comunisti gli insegnamenti universali della rivoluzione russa inizia non dall’insurrezione dell’Ottobre 1917 ma dal 1903, quando il bolscevismo sorse “sul fondamento solidissimo della teoria marxista” che i comunisti dovevano portare alla classe operaia dall’esterno della sua esperienza immediata (Che fare?, 1902). Anzi Lenin rimanda anche agli anni precedenti della lotta di classe in Russia. Quindi Lenin parla di una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, anche se non usa questa espressione. Lenin indica come indispensabili questi due insegnamenti della rivoluzione russa ai partiti comunisti dei paesi europei e degli USA che allora (nel 1920) si stavano costituendo e che provenivano dalla II Internazionale: provenivano cioè da partiti che per decenni si erano limitati a promuovere, sia pure spesso con determinazione e sacrifici eroici, rivendicazioni e a partecipare alla lotta politica nell’ambito delle istituzioni della democrazia borghese. Questi partiti all’esplodere della Prima Guerra Mondiale avevano mostrato la loro impotenza come partiti rivoluzionari. Nello scritto L’estremismo, malattia infantile del comunismo e in altre circostanze, Lenin ripetutamente critica proprio gli esponenti dell’ala sinistra della II Internazionale, da cui provenivano gran parte dei fondatori dei partiti comunisti; sostiene che essi professano e applicano una caricatura del marxismo; che essi, pur volendo sinceramente promuovere la rivoluzione socialista nel loro paese, non usano il materialismo dialettico come metodo di analisi e come metodo d’azione: le tesi già sviluppate nel suo scritto del 1916 ampiamente circolato tra gli esponenti dell’ala sinistra della II Internazionale: A proposito di una caricatura del marxismo.

I due insegnamenti che abbiamo indicato sono le caratteristiche fondamentali della rivoluzione russa che Lenin indica ai partiti comunisti dei paesi europei e degli USA come “qualcosa di molto essenziale del loro inevitabile e non lontano avvenire”. Lenin continuerà a ripetere questi insegnamenti fino al IV Congresso dell’Internazionale Comunista (1922). Stalin li riprenderà a proprio nome. Inutilmente, perché nessuno dei partiti comunisti dell’Internazionale Comunista, pur essendo in larga maggioranza eroiche organizzazioni di lotta, assimilò questi insegnamenti. Quando nell’autunno del 1923 l’Internazionale Comunista lo mise alla testa del Partito Comunista d’Italia, Antonio Gramsci cercò di farli assimilare al Partito italiano che, contro le attese di Lenin, nel 1921 si era costituito sotto la direzione degli astensionisti capeggiati da Amadeo Bordiga. Ma lo sforzo di Gramsci non ebbe equivalenti negli altri paesi imperialisti e la sua opera in Italia fu presto stroncata dal fascismo che alla fine del 1926 lo imprigionò fino alla morte. La mancata assimilazione di questi fondamentali insegnamenti portò i partiti comunisti dei paesi imperialisti a essere incapaci di portare la rivoluzione fino all’instaurazione del socialismo nei rispettivi paesi nel corso della lunga situazione rivoluzionaria della prima parte del secolo scorso (come all’inizio del secolo ne erano stati incapaci i partiti socialisti della II Internazionale). Questo permise ai revisionisti moderni (Togliatti primo fra tutti) di prendere il sopravvento. Il fallimento della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti è la controprova della verità dei due insegnamenti che indichiamo.

Noi comunisti in questi anni siamo alle prese con il compito della rinascita del movimento comunista, ognuno nel proprio paese e a livello internazionale. La Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti impone un catastrofico corso delle cose in tutto il mondo e in tutti i terreni. Questo conferma che l’instaurazione del socialismo è necessaria. Il marxismo ci permette di vedere i presupposti che la rendono possibile.

Da più di 150 anni la storia dell’umanità non dipende più principalmente dalla borghesia. La borghesia è ridotta a cercare di prolungare la vita del suo sistema sociale soffocando, reprimendo, disgregando e corrompendo i partiti comunisti e distogliendo dalla lotta di classe le masse popolari con “le tre trappole”. La storia dell’umanità dipende principalmente dalla classe operaia e dai suoi partiti comunisti. Sono quindi i limiti del movimento comunista cosciente e organizzato la causa principale dei problemi che attualmente affliggono l’umanità. Assimilare e applicare, principalmente ognuno nel suo paese, gli insegnamenti della prima grande rivoluzione vittoriosa, della Rivoluzione d’Ottobre, è il nostro compito. Assimilarli è il nostro primo dovere, per essere all’altezza del compito di sviluppare le lotte che spontaneamente, sulla base del senso comune, le masse popolari già conducono contro gli effetti della crisi generale del capitalismo e di far leva su di esse per far avanzare la rivoluzione socialista fino alla vittoria, l’instaurazione del socialismo.

Senza la nostra iniziativa, per sua natura la sinistra borghese si limita a mestare nel malcontento delle masse popolari. Stante la natura della sinistra borghese, senza il nostro intervento i suoi esponenti approfittano delle lotte e delle sofferenze delle masse popolari per stare a galla, per avere nella società un ruolo: di sindacalisti, di agitatori, di intellettuali, di dirigenti di opere di beneficenza, di amministratori di ammortizzatori sociali, di portavoce del malcontento, di consolatori degli oppressi come i preti di un tempo consolavano i condannati e altri analoghi ruoli. Dal catastrofico corso delle cose, anziché tirare la conclusione che la loro concezione del mondo è sbagliata e che è indispensabile costruire un Partito comunista all’altezza del suo compito, succubi della borghesia gli esponenti della sinistra borghese tirano la conclusione che le masse popolari sono arretrate e vili, capaci solo di dedicarsi a soddisfare i propri bisogni animali. I peggiori esponenti della sinistra borghese mestano nel malcontento semplicemente per conquistare un posto e uno spazio d’azione nelle istituzioni della classe dominante, per farsi accettare dalla classe dominante e ricavarne benefici personali.

A noi comunisti, forti della scienza sperimentale costruita dai fondatori e dai dirigenti del movimento comunista cosciente e organizzato, spetta il compito d’onore di far leva sul malcontento e sulle lotte spontanee delle masse popolari per condurle ad aprirsi passo dopo passo, nel marasma della società borghese, la strada non ancora tracciata della rivoluzione socialista, la strada che porta all’instaurazione del socialismo. Per adempiere al nostro compito abbiamo bisogno di avere ben chiara la meta alla quale le masse popolari devono e possono arrivare grazie alla nostra direzione e di possedere gli strumenti per vedere nel marasma attuale i passi da compiere, gli appigli e le fessure di cui approfittare per avanzare. Abbiamo bisogno di avere il coraggio di correggere i nostri inevitabili errori.

La borghesia imperialista e il suo clero distolgono con mille mezzi e arti le masse popolari dalla rivoluzione socialista e impediscono loro di assimilare la scienza della rivoluzione socialista. Ma non sono in grado di impedire a noi comunisti di assimilarla e di darci i mezzi per mobilitare le masse popolari a partire dallo stesso senso comune che per forza di cose le permea. Per valorizzare il loro capitale e prolungare la vita del loro sistema sociale la borghesia e il clero devono opprimere le masse popolari e saccheggiare la Terra: non sono in grado di impedire che l’esperienza di oppressione renda le masse popolari disponibili a seguire la nostra direzione, se noi comunisti la portiamo nella maniera giusta e quindi le masse popolari per loro propria esperienza constatano che è giusta.

Avanti quindi, compagni! La nostra vittoria dipende interamente da noi!

Assimiliamo e applichiamo gli insegnamenti della Rivoluzione d’Ottobre!

Osare sognare, osare pensare, osare vedere oltre l’orizzonte della società borghese!

Osare vincere!

 

Comitato Centrale del (n)PCI http://www.nuovopci.it

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