“Le bombe nucleari straniere in Italia fino a quando resteranno?”

In un mondo dell’informazione dedito all’inutile gossip globale anche quando si tratta di politica interna ed estera, la notizia che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato questo mese un Trattato dalla portata storica che mette al bando le armi nucleari è chiaramente passato sotto silenzio. Intervista a Claudio Giangiacomo, giurista e pacifista.

 

 

Claudio Giangiacomo: “Nobel all’ICAN e Trattato dell’ONU… ma le bombe nucleari straniere in Italia fino a quando resteranno?”

In un mondo dell’informazione dedito all’inutile gossip globale anche quando si tratta di politica interna ed estera, la notizia che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato questo mese un Trattato dalla portata storica che mette al bando le armi nucleari è chiaramente passato sotto silenzio.

La storicità dell’accordo è stato sancito anche dalle dichiarazioni di aperto sostegno della MNOAL (120 stati riuniti nell’organizzazione del Movimento non allineato in questo momento presieduto dal Venezuela). Per chi ancora pensa che il mondo vada ancora nella dichiarazione della NATO, come i media italiani, il tutto è passato in sordina. Esattamente come il messaggio politico del Premio Nobel per la pace di quest’anno.

Sul tema, come AntiDiplomatico abbiamo intervistato Claudio Giangiacomo, giurista e pacifista, impegnato da anni nella lotta al disarmo nucleare attraverso l’associazione IALANA che è parte dell’ICAN. “Un pezzetto di Premio Nobel è anche nostro”. Giangiacomo è anche il promotore della legge di iniziativa popolare che è stata portata alla Camera dal Movimento 5 Stelle e che prevede, tra le altre cose, l’immediata eliminazione di tutte le armi nucleari presenti nel territorio e il divieto assoluto di transito. “Chiediamo solo che venga rispettata la nostra Costituzione e trattati internazionali fondamentali”.

E il tutto torna di estrema attualità alla luce del Trattato Onu e del Premio Nobel per la pace 2017. Suggestivo e tragicomico che ad alzare la voce siano poi oggi personaggi (Civati and Co.) che la legge di iniziativa popolare alla Camera hanno aiutato ad affossarla. D’accordo con il PD, come sempre del resto.

L’INTERVISTA 

Premio Nobel all’Ican. E’ anche un po’ vostro, ci può spiegare perché?

L’associazione Ialana di cui faccio parte è una rete internazionale di avvocati e giuristi che si batte da anni per il disarmo nucleare. Nel 1996 ottenne un successo enorme con la pronuncia della Corte Internazionale di Giustizia, che  la minaccia e l’uso delle armi nucleari rappresentano una violazione del diritto internazionale ed umanitario. Purtroppo non seguì un divieto assoluto ma affermò l’obbligo degli stati a perseguire il disarmo, le ultime vicende internazionale dimostrano come purtroppo sia stata inattuata.

La Ialana, fa parte dell’ICAN, e quindi sì, ci sentiamo in parte premiati. La Ialana è stata molta attiva nel negoziato delle Nazioni Unite che ha portato allo storico trattato sul disarmo nucleare. In particolare, in Italia, il lavoro e l’attività costante del Presidente Joachim Lau,  e soprattutto del professor Angelo  Baracca, sono stati da stimolo per tanti anche al fine di superare alcune previsioni contenute nella prima stesura che ne limitavano la portata.

Quale è stato l’atteggiamento dell’Italia verso questo Trattato storico delle Nazioni Unite?

Tragicomico. Grazie a Manlio Di Stefano, come Ialana abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare  per sapere come era possibile che in un primo momento l’Italia avesse votato a favore della ripresa dei negoziati  per poi ritrattare e dire che era stato un “errore tecnico”. La spiegazione del governo? Non avrebbero partecipato al negoziato perché sì sono per il disarmo, ma in accordo con la linea della Nato e nel rispetto del TNP. Vincolati alla posizione della Nato. Questo significa che non solo le bombe atomiche nel nostro territorio restano, ma verranno potenziate come deciso negli ultimi accordi strategici in ambito dell’Alleanza Atlantica. E questo nonostante il nuovo Trattato Onu lo vieti in modo chiaro, a differenza del vecchio Trattato di Non proliferazione che non aveva trattato come argomento il nuclear sharing ma che comunque prevedeva un divieto di cessione di armi e tecnologia da paesi nucleari a paesi non nucleari. La teoria del nuclear sharing di fatto era una vera e propria elusione anche del TNp, oltre che della nostra legge 185/90, basata sulla asserita non disponibilità  del paese ospitante  delle armi nucleari.

Che messaggio politico a livello internazionale questo Premio Nobel all’ICAN?

Un messaggio politico forte dei giurati norvegesi. Il problema è: arriverà all’opinione pubblica? Nell’overdose di informazioni di cose futili e gossip vari, voi vi rendete conto che sui media non si è mai parlato del fatto che i due terzi delle Nazioni Unite abbiano votato a favore del disarmo nucleare?

Lo abbiamo letto su AntiDiplomatico, Contropiano, Avvenire, Mosaico di Pace, alcuni articoli del Manifesto. E basta. E’ possibile? Alla televisione, alla Rai, in particolare, è possibile che una notizia di questo portata storica non debba essere data. Aver assegnato un Nobel all’ICAN, cui fanno parte Ialana e reti di pacifisiti disarmisti  laici e cattolici di tutto il mondo, quando il trattato è aperto alle firme è un messaggio forte, fortissimo. Al momento non è arrivato come avrebbe dovuto e potuto per l’asservimento dei giornali italiani e non solo a chi oggi sta minacciando il mondo.

In uno dei suoi ultimi articoli su il Manifesto, Manlio Dinucci sottolineava, a ragione secondo me, che finché sarà un oligopolio a gestire le armi atomiche, tutti i paesi che si sentono minacciati da questi paesi cercheranno per forza di cose l’arma a fini di sicurezza. In una spirale chiaramente senza fine e dagli esiti potenzialmente apocalittici per l’umanità. E qui arriviamo all’attualità del caso della Corea del Nord. Pensi sia un’interpretazione corretta?

Certo. Noi come Ialana lo abbiamo sempre detto. Nella relazione sulla Commissione esteri a proposito dei trattati militari sulla legge di iniziativa popolare che siamo riusciti a discutere alla Camera dei Deputati grazie l’intermediazione del Movimento 5 Stelle, scrivevamo proprio che le politiche della NATO e il riarmo continuo fossero uno degli elementi che stava costringendo tanti paesi ad armarsi con il nucleare per evitare un attacco ingiustificato. Una comunità internazionale che è stata assente in Afghanistan, Libia, Iraq, Kosovo e che ha permesso la distruzione di questi stati solo per assecondare i concetti di presunta guerra giusta della degli USA e quindi della  NATO ha creato precedenti tali per cui chi oggi si sente minacciato cerca la copertura dell’armamento nucleare. E veniamo alla Corea del Nord.

In questo momento, aldilà dell’eventuale violazione di potestà territoriale degli esperimenti, il resto che sta facendo Pyongyang è solo una minima parte di quello che hanno fatto tutti gli stati oggi nucleari. Ricordiamoci, per citare solo un esempio, i danni alle Marshall Island, agli atolli dove hanno fatto gli esperimenti nucleari  paesi facenti parte della NATO. Perché oggi la Corea del Nord compie un crimine e questi altri paesi no?

Come ricordava proprio il collega  Lau in un dibattito tenutosi a Firenze il 28 u.s.  il Consiglio di sicurezza nella risoluzione 2375/2017 ha dichiarato che la Korea del Nord ,_che non è uno Stato membro del Trattato di Non proliferazione _ ha violato il suo obbligo al disarmo nucleare perché “ The proliferation of nuclear, chemical and biological weapons, as well as their means of delivery, constitutes a threat to international peace and security” per questo motive .- ex art 41 – della Carta UNO – il consiglio di sicurezza ha assunto diversi provvedimenti avverso il Corea del Nord che ha eseguito alcuni test nucleari :  “ Reaffirms its decisions that the DPRK shall not conduct any further launches that use ballistic missile technology, nuclear tests, or any other provocation; shall immediately suspend all activities related to its ballistic missile program and in this context reestablish its preexisting commitments to a moratorium on all missile launches; shall immediately abandon all nuclear weapons and existing nuclear programs in a complete, verifiable and irreversible manner, and immediately cease all related activities; and shall abandon any other existing weapons of mass destruction and ballistic missile programs “

La risoluzioni del Consiglio di Sicurezza afferma due principi : a.) Esiste un obbligo universale al disarmo nucleare , cioè al riguardo delle armi di distruzione di massa (ADVISORY OPINION 96 ) b.) La proliferazione e il rifiuto del disarmo costituiscono una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale in ambito del capitolo 7 della Carta ONU

Questi principi non possono valere solo per la Corea del Nord.

Lei è il giurista che ha scritto la legge di iniziativa popolare che prevede una regolamentazione chiara sui trattati e basi militari, oltre a chiedere il rispetto di diritto internazionale e la Costituzione interna per l’eliminazione e il divieto di transito di tutte le armi atomiche presenti nel nostro territorio. Crede che questo Nobel e questo trattato Onu possa dare nuova linfa al dibattito italiano sul tema?

Quella legge ha già avuto un iter parlamentare. Molto breve per la volontà del PD di sopprimere tutti gli articoli in Commissione e presentare all’Aula un testo monco. Un vero peccato perché si è privato il paese di un dibattito serio e costruttivo in una fase storica. Un vero peccato anche perché anche  le audizioni degli esperti giuridici portati dal PD partivano dal presupposto che una legge di regolamentazione sulle basi e i trattati militari fosse necessaria perché in Italia ci sono molte cose non chiare. Lo stesso Natalino Ronzitti partiva da questo presupposto: esiste un vulnus sulla pubblicazione, pubblicità, presenza. Accordi segreti sono vietati anche se l’Onorevole Manciulli continua a negarli. Se non sono pubblici sono segreti e sottratti al controllo delle  Camere e del Presidente della Repubblica. Già questo meriterebbe una riflessione attenta e diversa da quella riservata alla nostra legge di iniziativa parlamentare, che chiede di riformare e rendere conforme alla nostra Costituzione gli accordi in tema militare. Il nuovo accordo sul disarmo nucleare lo richiederebbe ma l’atteggiamento dei governi passati è stato sempre questo, di sudditanza. E anche la nuova posizione sulla Nato dei Cinque stelle lascia poche speranze anche per il prossimo futuro.
 
Sempre su Disarmo Nucleare e politica italiana. Recentemente è stata approvata alla Camera, il 19 settembre in particolare, una mozione PD che a parte la solita retorica ricalca il ruolo che la Nato ha assegnato al nostro paese come vincolante. E’ quindi possibile pensare ad una politica italiana di disarmo nucleare all’interno della NATO?

Tutti gli accordi, compresi quelli strategici Nato sempre, in linea teorica,fanno  riferimento alla normativa e ai principi costituzionali dei paesi membri, oltre al diritto internazionale. Il problema sarebbe anche relativo. L’uscita dal nucleare dell’Italia sarebbe assolutamente possibile pur rimanendo all’interno della NATO. Come ha fatto in passato del resto la Grecia (sino al 2001) . In termini giuridici non ci sono ostacoli. La nostra legge di iniziativa popolare non prevedeva infatti l’uscita dalla NATO ma chiedeva solo il rispetto della Costituzione italiana e del diritto internazionale oltre a mettere dei paletti etici agli accordi internazionali di tipo militare . Ovviamente i “paletti etici”, peraltro già ricavabili sia dalla nostra costituzione che dagli accordi internazionali di cui siamo parte, che si chiedeva di introdurre sono incompatibili con gli attuali accordi strategici della NATO e con la politica guerrafondaia degli USA e dei suoi alleati e quindi l’approvazione della legge avrebbe necessariamente costretto ad una riflessione sulla sua natura ed sulla nostra partecipazione.

Ad oggi la presenza delle armi nucleari in Italia è illecita. La loro eliminazione e l’uscita dal nuclear sharing non sarebbe contrario alla partecipazione, ma, chiaramente, in termini politici significherebbe mettere in discussione le politiche illecite che l’Alleanza Atlantica ha portato in essere soprattutto dopo gli Accordi di Washington (1999), Riga (2001) e Lisbona (2003).   

Alessandro Bianchi

Notizia del: 09/10/2017

da: www.lantidiplomatico.it

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