Tutte le bufale del rapporto farsa di Amnesty contro il Venezuela

Sempre la stessa tecnica. La loro opinione è più rivelante per l’alone di credibilità che per strane ragioni ancora mantengono. E quindi i loro rapporti (spesso farse) producono effetti incontrollabili perché manipolano l’opinione pubblica più di un articolo o di una trasmissione a cui giustamente nessuno crede più.

 

 

Tutte le bufale del rapporto farsa di Amnesty International contro il Venezuela

Perché la ONG dei diritti umani soffia sul vento di guerra contro Caracas?

 di Alessandro Bianchi e Fabrizio Verde

 

A chi non piace la pace e il dialogo in Venezuela?

A chi non piacciono le 23 elezioni in 18 anni in quella strana dittatura che si appresta nuovamente al voto di dicembre per l’elezione di centinaia di nuovi sindaci?

A chi non piace il fatto che la stragrande maggioranza dell’opposizione di destra abbia deciso di abbandonare la via golpista e violenta per proseguire nel mandato costituzionale di democrazia e legalità?

Agli Stati Uniti e ai suoi vassalli, chiaramente. Unione Europea e ministero delle colonie OSA in particolare.

Ma questo è noto.

A trasmissioni di varietà e politicanti improvvisati. Come vi abbiamo raccontato recentemente. (Leggi ‘Tutte le bufale del servizio delle Iene sul Venezuela’)

Ma la loro opinione conta il giusto.

Non piace nemmeno ad alcune ONG che per Statuto dovrebbero tutelare i diritti umani e che, invece, si trovano sempre a far da apripista agli interventi coloniali. Ex Jugoslavia, Libia, Siria, Ucraina, Iraq.

E oggi Venezuela.

Sempre la stessa tecnica. La loro opinione è più rivelante per l’alone di credibilità che per strane ragioni ancora mantengono. E quindi i loro rapporti (spesso farse) producono effetti incontrollabili perché manipolano l’opinione pubblica più di un articolo o di una trasmissione a cui giustamente nessuno crede più.

Non a caso nella settimana in cui l’Unione Europea, con l’ennesima vergogna della sua storia, assegna il premio Sakharov alla squalificata opposizione golpista venezuelana, siamo costretti a commentare l’ennesimo rapporto farsa della sezione Americhe di Amnesty International sul Venezuela. Tutto concentrato questa volta sugli “arresti illegali: raid nelle case del Venezuela”.

Qui per la lettura integrale

Il rapporto: Amnesty International davvero è caduta così in basso?

Dobbiamo subito dire che la lettura del lavoro prodotto da Amnesty ci ha deluso. Attendevamo qualcosa di più avvincente da commentare. Invece tante pagine – in realtà molte figure, al punto che si può tranquillamente affermare che il più impegnato nella stesura del rapporto è stato certamente il fumettista – fatte di ripetizioni (anche quattro, cinque o sei volte viene ripetuta la stessa affermazione!)

Titolo e grafica risultano congegnati appositamente per coinvolgere emotivamente il lettore, ma contenuti concreti pari allo zero.

«Noches del terror» è il titolo che vuole far passare la narrazione di un Venezuela dove vige un clima di aperto terrore instaurato da un regime ormai screditato. Che si tiene aggrappato al potere grazie solo al ferreo controllo che esercita sulla società grazie alle forze di sicurezza. Un’operazione mediatica agevolata dal fatto che l’opinione pubblica è stata stordita da anni di campagne diffamatorie martellanti, condotte praticamente a reti unificate. Senza alcuna possibilità di contraddittorio. In spregio alla tanto declamata ‘democrazia’ che sarebbe violata dalla Repubblica Bolivariana del Venezuela. Non a caso il peggio dei commentatori in politica estera, Fatto Quotidiano in primis, si sono affrettati a riprendere e rilanciare questo nuovo “rapporto”

Periodizzazione dei fatti

Partiamo dal periodo aprile-luglio 2017. Questo prende a riferimento Amnesty secondo quanto scritto da loro stessi.

Quello che la ONG non scrive però è che esattamente il periodo in cui la destra fascista, golpista e terrorista venezuelana ha iniziato il suo terzo tentativo di destituzione violenta del legittimo governo di Caracas. Come nel 2002 e nel 2013 hanno fallito. E proprio questo fallimento sembra non andare giù ai media mainstream, neo-colonizzatori sparsi nel mondo e… ad Amnesty International.

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Le bufale del Rapporto

Andando nel dettaglio, alla prima lettura del Rapporto si scorge – ed è davvero un record – la prima bufala proprio nella prima riga quando si dice che il “Venezuela è nel pieno di una crisi istituzionale”.

Dopo lo sforzo eroico degli otto milioni e oltre di venezuelani per l’elezione dell’Assemblea Costituente il 30 luglio scorso; dopo il percorso delle urne scelto dalle opposizioni e soprattutto dopo la decisione dei Governatori delle destre neo-eletti di sottomettersi all’Assemblea costituente, la situazione del Venezuela non presenta alcuna crisi istituzionale. Il terrorismo e il golpismo nelle strade nel periodo aprile-luglio 2017, considerato dal rapporto Amnesty, si è concluso con il trionfo del dialogo di Maduro e in un percorso di pace che prevede il mese prossimo le elezioni comunali in preparazione di quelle presidenziali di fine 2018.

 

Seconda fake news – altro record – terzo paragrafo quando Amnesty descrive come “proteste e manifestazioni” quelli che in realtà sono stati atti di terrorismo diretti contro ospedali infantili, ministeri, la tv di stato (dove all’interno si trova l’asilo riservato ai figli dei dipendenti). Quelle operazioni di terrorismo hanno provocato la morte di 120 persone e il ferimento di tante altre. Non come dice erroneamente il rapporto di Amnesty l’intervento delle autorità di sicurezza.

https://www.youtube.com/watch?v=BYgg2f1EPyk

Terza fake news: le foto utilizzate. In realtà (pag. 11) la foto è di una barricata dei terroristi utilizzata per esprimere il concetto contrario: violenza presunta delle forze dell’ordine bolivariane. Le altre, pochissime e senza una singola prova che possano essere ascrivibili alla polizia venezuelana, principalmente alcuni cancelli buttati giù e una finestra con un foro, possono più presumibilmente essere il risultato delle violenze dei terroristi.

Quarta bufala: gli interventi della polizia sono avvenuti, afferma Amnesty, senza autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Bufala come vi spieghiamo nel dettaglio nel proseguo dell’articolo.

Quinta bufala: il furto del PC. Di fronte al terrorismo di quei giorni, le operazioni della polizia venezuelana determinarono per forza di cose l’uso di mezzi coattivi e coercitivi. D’altronde in ogni paese del mondo lo Stato detiene il monopolio della violenza legittima. Quando la polizia belga, francese, italiana, degli Stati Uniti, della Russia… o di qualunque altro paese al mondo interviene in raid contro chi attenta lo Stato con trame terroriste e golpiste ha il monopolio della violenza leggitima. A differenza di quei paesi, in cui si può discutere sulla attendibilità o meno dell’imminenza del pericolo, in Venezuela il terrorismo era all’ordine del giorno e il periodo compreso da Amnesty era quello in cui nel paese era in atto il terzo tentativo di golpe violento dopo 2002 e 2013.

Diviene per questo davvero tragicomico il riferimento alla testimonianza “mi hanno rubato il Pc” (la bufala più grande di tutto il rapporto farsa) per indicare come le forze di sicurezza bolivariana avessero effettuato diversi furti nelle abitazioni. Quando la polizia occidentale interviene nei confronti di una presunta cellula terroristica “ruba” o “requisisce” un computer o un portatile per le indagini? Il razzismo e colonialismo insito in questa ONG parla di furto.

Intervistato proprio telefonicamente da l’AntiDiplomatico in quel giugno del 2017 citato dal rapporto, un abitante di San Antonio de Los Altos dichiarava: “ci hanno liberato e permesso di tornare a fare la spesa, poter accedere negli ospedali e tornare a lavoro dopo settimane in cui questi terroristi ci avevano di fatto requisito”. Si parlava delle famigerate Guarimbas, che Amnesty non cita una sola volta nel testo, e il riferimento era alla liberazione dell’aerea da parte delle forze di sicurezza. E’ una fonte anonimia a cui potete non credere. E avete tutto il diritto di farlo. Anonima, come tutte quelle utilizzate dalla ONG. 

Fonti affidabili?

Tutto il rapporto è scritto (26 pagine che potevano tranquillamente essere una e mezza togliendo le ripetizioni) per dimostrare che le forze di sicurezza abbiano commesso raid contro inermi civili che venivano disturbati mentre vedevano la televisione. E le fonti di Amnesty? Il solito grande problema di questa Ong. 

In primo luogo, Amnesty si affida a vecchi rapporti di cui già abbiamo avuto modo di occuparci. Su un paio di questi abbiamo anche pubblicizzato una raccolta di firme per una lettera appello che aveva visto tra i primi firmatari il Premio Nobel Per la pace Esquivel e il noto religioso brasiliano Frei Betto, per citarne solo due. Tanto era stato lo stupore per la faziosità di quei rapporti prodotti dalla nota ONG che si erano mobilitati decine e decine di intellettuali noti in tutto il mondo contro la ONG. Quest’ultima, incredibilmente, senza degnare di una risposta il Premio Nobel per la pace Esquivel, torturato sotto la dittatura argentina che tanto piaceva all’occidente, aveva mandato poche righe di risposta…. al nostro sito.

E questa volta quali sono le fonti di Amnesty?

Come per le altre volte, principalmente fonti anonime raccolte da una “missione” (che non ha un referente neanche essa, anonimi quindi anche i componenti della stessa) in alcune zone del paese. Le zone, stranamente, sono quelle ricchissime del paese e coacervo della violenza golpista contro il governo socialista di Caracas.

Dopo uno studio del semi-sconosciuto Mi Condominio, troviamo indicato un rapporto dell’Alto Commissariato per i diritti umani dell’ONU. «Violaciones y abusos de los derechos humanos en el contexto de las protestas en la República Bolivariana de Venezuela del 1 de abril al 31 de julio de 2017», questo il titolo del rapporto di cui già ci siamo occupati nello scorso mese di settembre.

Scriveva l’AntiDiplomatico in merito: «Un rapporto prodotto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani accusa il Venezuela di “estesi” abusi commessi dalle proprie forze di sicurezza tra aprile e luglio, nella repressione dell’ondata di violenza scatenata dall’opposizione golpista con l’intento di rovesciare il legittimo governo socialista guidato da Nicolas Maduro. 

Il governo venezuelano ha immediatamente respinto questo rapporto definendolo “infondato” e «manipolato». 

“Una patetica dimostrazione del fatto che questo ufficio e, in particolare, l’Alto Commissario Zeid Ra’ad Al Hussein, hanno deciso di far saltare la democrazia partecipativa e ‘protagonica’ che esiste in Venezuela”, si legge in un comunicato diramato da Jorge Valero, ambasciatore venezuelano presso l’ONU a Ginevra». 

Interessante fu anche la reazione del ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza: «L’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani accusa senza alcun fondamento il mio paese. Si tratta di un organo politicizzato che lancia accuse senza alcun rigore metodologico e mente. Esigiamo che cessi l’aggressione contro il Venezuela».

Si concludeva così l’articolo de l’AntiDiplomatico: «Viste le premesse, possiamo fidarci del già citato rapporto? La risposta è no. Come denunciato dai dirigenti venezuelani si tratta di una palese strumentalizzazione dei diritti umani a fini politici. I dati truffaldini presenti nel rapporto provengono infatti da organizzazioni non governative venezuelane come Provea e Foro Penal, finanziate da agenzie statunitensi come NED e USAID al fine di destabilizzare il governo venezuelano. Oltre che da media di opposizione i quali sono soliti sovvertire la realtà a fini politici e ‘investigazioni’ condotte dalla ‘vecchia’ Procura Generale diretta dalla latitante Luisa Ortega, che ha insabbiato diverse situazioni al fine di provocare danno al governo bolivariano.

Zeid Ra’ad Al Hussein definisce «politica repressiva» l’azione intrapresa dal governo per contenere il tentativo di rivoluzione colorata e insurrezione armata portata avanti dall’opposizione golpista venezuelana per oltre quattro mesi».

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Analizzare due casi per smontare l’intero rapporto

La narrazione del rapporto mira a mostrare che in Venezuela la popolazione non è al sicuro. Da nessuna parte. Nemmeno in quello che per eccellenza dovrebbe essere il luogo dove trovare rifugio e ristoro: la propria casa. Ma basta un’analisi attenta di due casi citati per comprendere che si tratta di una grande montatura, al pari del rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani sopra citato. 

Per primo viene denunciato quanto accaduto il 22 di maggio presso San Antonio de los Altos nello Stato di Miranda, allora governato dall’oppositore Henrique Capriles. 

Secondo Amnesty l’intervento delle forze di sicurezza sarebbe stato arbitrario e condotto con violenza sproporzionata. 

Basta consultare le agenzie di quei giorni per scoprire che la situazione era ben diversa da quanto denuncia Amnesty. L’AVN scriveva di aver ricevuto svariate segnalazioni da parte di residenti a San Antonio de los Altos perché assediati da oltre una settimana da bande di guarimberos. I manifestanti violenti diretti dall’opposizione golpista. Chiedevano aiuto perché praticamente imprigionati dalle bande violente. Che potevano contare sulla complicità del governatore Capriles. Finanche gli operai inviati dal governo per sgomberare le strade furono costretti a scappare perché accolti con bombe molotov. La Guardia Nazionale Bolivariana fu incaricata di occuparsi della questione perché le autorità locali non presero alcun provvedimento per riportare la situazione alla normalità. 

Sempre che non vi siano diritti umani di serie B. Come quelli dei residenti nelle zone colpite dalla violenza terrorista che ha scosso per mesi il Venezuela con l’obiettivo di rovesciare il legittimo governo guidato da Nicolas Maduro. 

Anche quanto avvenuto a Los Verdes en al Paraiso presso il municipio Libertador viene classificato come intervento arbitrario. Invece, sul quotidiano Panorama, leggiamo una versione differente: ossia che anche in questo caso l’intervento fu richiesto per «proteggere gli abitanti» della zona. 

La Procura venezuelana sollecitò l’intervento delle forze di sicurezza al fine di tutelare gli interessi collettivi. Per proteggere la convivenza civile, in conformità agli articoli 2, 19 e 47 della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Insomma un intervento nel pieno rispetto delle leggi vigenti nel paese sudamericano, secondo quanto prevedono la Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, la Legge Organica della Procura della Repubblica, il Codice Organico di Processo Penale e il Codice di Procedimento Civile. 

Quindi viene smentita l’altra bufala che Amnesty riporta in continuazione in questo rapporto farsa, che i “raid” avvenissero  senza l’autorizzazione delle autorità giudiziarie.

Mentre Amnesty parla solo di interventi effettuati in spregio a qualsiasi legge o regolamento venezuelano.

La strabica ONG parla anche degli immancabili «collettivi armati chavisti». Una figura divenuta ormai d’obbligo nella narrativa contro il Venezuela. Un po’ come il maggiordomo autore del delitto nei libri gialli. A questo punto ci chiediamo, facendo nostra la domanda del professore dominicano della Facoltà Latinoamericana di Scienze Sociali (FLACSO) Matìas Bosch, perché quando la CNN, Lilian Tintori o Henrique Capriles parlano di giovani assassinati dai collettivi, o di minacce nei loro confronti non presentano mai uno straccio di prova? 
 

Conclusione

I raid di cui parla Amnesty, nel periodo aprile-luglio 2017, sono interventi (quasi sempre richiesti dalla cittadinanza) volti a stroncare il terrorismo e le violenze dei golpisti nelle strade del Venezuela.

Oggi a distanza di tre mesi dal periodo considerato da Amensty nel paese si sono svolte regolari elezioni regionali che hanno visto il trionfo della coalizione del Presidente Maduro. Il paese ha rifiutato il terrorismo e le violenze. Vuole procedere con elezioni (le prossime già a dicembre) e democrazia. Perché Amnesty International non accetta questo sentiero di dialogo in corso nella Repubblica Domenicana e pace con le principali forze d’opposizione che hanno abbandonato la chiamata alla destituzione violenta del governo e parteciparanno alla competizione delle urne?

Perché una Ong che per statuto dichiara di voler difendere i diritti umani si ritrova sempre dalla parte di chi vuole persguire con guerre “umanitarie” le proprie agende geopolitiche? Prevenire le guerre di aggressione, come le tante che l’Occidente ha condotto in questi decenni, è un modo sicuro per evitare oceani di dolore e il disfacimento di interi paesi, che poi costringe a moltiplicare le organizzazioni addette all’emergenza umanitaria, bellica e post-bellica. Come Amnesty International.

Per prevenire le guerre occorre anche combattere le menzogne che le favoriscono perché offrono pretesti di intervento a chi intende far guerra, in modo diretto o per procura, per ragioni geopolitiche o religiose. Lo sforzo deve essere ancora maggiore quando ad alimentarle, queste menzogne, sono le ONG dei “diritti umani”.

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