Nell’ultimo anno e mezzo i media hanno criticato il governo venezuelano per la gestione della crisi, ma le cifre che hanno citato non corrispondono a quelle della FAO da una relazione sull’insicurezza alimentare e l’alimentazione in America Latina e nei Caraibi. La stampa dovrebbe prestare maggiore attenzione al momento della verifica delle sue fonti.
«Fame in Venezuela»: i media mainstream si basano su fonti sballate
Nell’ultimo anno e mezzo i media hanno criticato il governo venezuelano per la gestione della crisi, ma le cifre che hanno citato non corrispondono a quelle FAO
di Jacob Wilson – Center for Economic and Policy Research
Due settimane fa, l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) ha pubblicato una relazione sull’insicurezza alimentare e l’alimentazione in America Latina e nei Caraibi. La relazione ha evidenziato un aumento regionale dell’insicurezza alimentare, per l prima volta da quando l’agenzia ha iniziato a raccogliere dati annuali per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio nel 2000. Gli autori hanno osservato che la crisi alimentare in Venezuela è stata centrale per questo incremento. In ogni caso negli ultimi tre anni la percentuale della popolazione in Venezuela che soffre di malnutrizione è inferiore a quella di altri paesi della regione come la Bolivia, il Guatemala, Haiti e Honduras.
Lo studio della FAO conferma che la Repubblica Bolivariana sta affrontando un crescente problema fame che richiede un’azione. Nell’ultimo anno e mezzo i media hanno criticato il governo venezuelano per la gestione della crisi, ma le cifre che hanno citato non corrispondono a quelle FAO. Negli ultimi 18 mesi hanno descritto una crisi peggiore rispetto allo FAO: per qualcuno «il 93 per cento della popolazione [venezuelana] non può permettersi di mangiare» e «i venezuelani negli ultimi anni hanno perso in media 8 chili» (Inoltre, un articolo di Jacobin afferma: «Almeno il 90 per cento della popolazione non può comprare abbastanza cibo», mentre The Indipendent lamenta che «il 75 per cento della popolazione del paese ha perso una media di 8 chili»). Questo perché la copertura mediatica sulla nutrizione in Venezuela si è basata principalmente su prove aneddotiche e un rapporto inconcludente, in parte redatto da un membro della coalizione politica che cerca di rimuovere il presidente venezuelano Nicolás Maduro.
I quotidiani e le riviste americani spesso attribuiscono le loro affermazioni sulla nutrizione in Venezuela a «una recente indagine … delle principali università del paese». L’indagine in questione è stata pubblicata il 27 febbraio 2016 dall’Università Simón Bolívar, dall’Università Centrale del Venezuela e dalla Fondazione Bengoa. La relazione, che si concentra sulla nutrizione venezuelana, fa parte di una revisione annuale che riguarda lo stato delle condizioni di vita del paese. Maritza Landaeta-Jiménez, che appena nel 2013 era membro della Commissione Nutrizionale dell’opposizione venezuelana, ha diretto la ricerca del 2016. Il documento, basato su un sondaggio di 6,413 Venezuelani, ha riferito che il 93% dei Venezuelani percepisce di non avere abbastanza soldi per l’acquisto di cibo e che il 72,7% dei Venezuelani aveva perso una media di 8,7 kg (19 libbre) nell’anno scorso. Tuttavia, lo stesso sondaggio ha rivelato che il 67,5% dei venezuelani ha mangiato tre pasti al giorno e solo il 25% del paese ritiene che la propria alimentazione possa essere classificata come «carente».
Le due coppie di statistiche raccontano diverse storie sulla situazione in Venezuela. La prima coppia – il 93 per cento della popolazione che manca di denaro alimentare e una perdita media di peso di 8 chili per il 73 per cento dei venezuelani – rappresenta un paese in crisi umanitaria. La seconda coppia – il 67,5% della popolazione che consuma tre pasti al giorno e solo il 25% che si sentono carenti nella loro alimentazione – mostra un paese che lotta, e che sta reagendo allo stress economico e politico. Dato che queste cifre appaiono in pagine diverse della breve relazione, ogni lettore potrebbe aver pensato che i risultati del sondaggio sono quantomeno inconcludenti e, nel peggiore dei casi in contraddizione. (Tre quarti della popolazione sta perdendo 8 chili in media, ma solo il 25 per cento pensa che non stiano assumendo abbastanza cibo?).
Purtroppo, i risultati dell’indagine non sono stati messi in dubbio; al contrario. La stampa anglofona ha riportato le statistiche sul 90 per cento/8 chili così tante volte che sembrano diventare fatti indiscutibili. Tuttavia, secondo una vasta ricerca di LexisNexis, l’opinione del 25% dei venezuelani non è mai stata segnalata nei giornali in lingua inglese.
La FAO ha fornito prove che l’insicurezza alimentare in Venezuela è aumentata negli ultimi tre anni. Ciò non giustifica i giornalisti statunitensi ed i responsabili politici che confezionano narrazioni con fonti indeterminate come il rapporto dell’Università Simón Bolívar. Le implicazioni politiche di una tale segnalazione inesatta sono notevoli. Un comunicato stampa del Dipartimento del Tesoro nel luglio che giustificava le sanzioni contro il Venezuela diceva: «Decine di milioni di venezuelani soffrono la fame». Questa cifra è almeno due volte e mezzo la stima totale di 4 milioni forniti dalla FAO, ed è anche in linea con la statistica del 90% della relazione inconcludente.
La stampa dovrebbe prestare maggiore attenzione al momento della verifica delle sue fonti, soprattutto nei casi in cui le circostanze limitano la disponibilità dei dati. Dovrebbe anche utilizzare fonti accreditate a livello internazionale, come le relazioni annuali della FAO – che forniscono dati che mostrano come Honduras, Guatemala ed El Salvador – stretti alleati statunitensi in America Centrale, soffrono di tassi simili di insicurezza alimentare come il Venezuela. Queste crisi di fame hanno ricevuto molta meno attenzione rispetto ai problemi che la Repubblica Bolivariana si trova ad affrontare, nonostante il fatto che queste carenze alimentari dell’America centrale siano ben documentate e durature. I media farebbero bene a prestare loro maggiore attenzione.
(Traduzione dall’inglese per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)