I titoli sono ad effetto. «Il Venezuela è in default», gridano. Una circostanza che andrebbe a corroborare le montagne di fake news propalate da anni. Da lungo tempo, infatti, il circuito informativo mainstream si affanna nel voler dimostrare che il sistema economico socialista del Venezuela sarebbe in realtà insostenibile.
«Venezuela in default», una notizia costruita a fini politici
Possiamo fidarci degli annunci dati dai soliti noti della stampa mainstream in servizio perenne contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela?
di Fabrizio Verde
I titoli sono ad effetto. «Il Venezuela è in default», gridano. Una circostanza che andrebbe a corroborare le montagne di fake news propalate da anni. Da lungo tempo, infatti, il circuito informativo mainstream si affanna nel voler dimostrare che il sistema economico socialista del Venezuela sarebbe in realtà insostenibile. Che l’unica strada praticabile da percorrere, volenti o nolenti, è quella del neoliberismo. Con il suo inevitabile corollario di fame e miseria crescente.
Possiamo fidarci degli annunci dati dai soliti noti della stampa mainstream in servizio perenne contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela? La risposta è no.
Come spiega l’analista internazionale Francisco González ai microfoni di RT, siamo di fronte a un «default mediatico». Perché sono i media a diffondere questa informazione falsa «per generare paura tra gli investitori privati». In maniera tale da impedire l’acquisto di obbligazioni e frenare gli investimenti in Venezuela.
Insomma, siamo di fronte a un altro aspetto dell’assedio finanziario al Venezuela. Un attacco che comprende anche la manipolazione costante attuata dalla banca JP Morgan sul rischio paese del Venezuela, come ben spiegato in questo articolo di Mision Verdad tradotto da l’AntiDiplomatico.
«Il rischio paese è un indicatore che permette di valutare lo stato di salute finanziario di un paese in base agli impegni di debito che ha contratto, cioè la sua capacità o incapacità di pagare. Nel caso venezuelano è la banca statunitense JP Morgan che elabora questo indice – denominato EMBI -, incentrato principalmente sui mercati emergenti».
Nell’articolo citato si afferma inoltre che «una lettura comparativa minima consente di constatare che, per quanto riguarda il Venezuela, questo indicatore è utilizzato per scopi politici».
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«Secondo quanto reso noto dal presidente Nicolás Maduro, dal 2014 al 2017 sono state cancellate posizioni debitorie estere per un importo approssimativo di 70 miliardi di dollari, dimostrando che il paese ha capacità di onorare gli impegni e buona salute finanziaria. Senza compromettere gli investimenti in campo sociale ed economico», nonostante questo «secondo l’EMBI, il Venezuela è il paese più rischioso del mondo per gli investimenti, per cui la capacità di pagamento di uno Stato che ha rispettato gli impegni internazionali sarebbe presumibilmente compromessa. Dal 2014, il rischio del paese del Venezuela è passato da 1.458 a 2.989 punti. Vale a dire che ad ogni pagamento del debito venezuelano è sopraggiunto automaticamente un aumento del rischio».
Tornando alla questione default, legata al rating di Standard & Poor’s, l’economista Luis Enrique Gavazut spiega che si tratta di una «dichiarazione affrettata». «Non è altro che un pagamento di interessi, è qualcosa di abbastanza routinario, di piccola entità», spiega Gavazut, se confrontato con la cancellazione degli interessi sul debito estero annunciati dal Ministro della Comunicazione, Jorge Rodríguez.
Strasburgo, Dilma Rousseff esprime solidarietà al popolo venezuelano
L’Unione Europea è uno dei centri nevralgici da dove partono gli attacchi alla Repubblica Bolivariana del Venezuela
L’Unione Europea è uno degli attori internazionali maggiormente impegnati nell’opera di destabilizzazione del Venezuela. Da sempre sia schierata con i golpisti dell’opposizione, fomentando la violenza e di fatto allontanando le ipotesi di dialogo tra le parti come più volte auspicato da Nilas Maduro e dal suo governo.
Negli ultimi tempi, poi, ha dapprima assegnato il premio Sakharov per i diritti umani ai golpisti dell’opposizione e poi non paga ha deciso, come sempre, di seguire la scia di Washington e imporre sanzioni unilaterali alla Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Quindi, direttamente da Strasburgo, sede del Parlamento Europeo e luogo simbolo di questa istituzione perennemente all’opera contro la sovranità del Venezuela, l’ex presidente del Brasile Dilma Rousseff ribadisce ancora una volta la propria solidarietà al popolo venezuelano finito ancora una volta nel mirino dell’Impero.
La dirigente brasiliana, estromessa dal potere attraverso un golpe parlamentare ordito dall’ex alleato Michel Temer (attuale presidente del Brasile) ha inoltre ricordato il grande impegno profuso da Hugo Chavez per l’unità dell’America Latina.