Retake e Airbnb si danno appuntamento al Pigneto per far nascere il primo villaggio Retake: un luogo a lungo sognato dove tutti sono ben accetti tranne il degrado. Non è la prima volta che incrociamo Retake perché assieme a Romafaschifo fa parte di quella cordata di cittadini perbene, commercianti e politici, che da un paio d’anni hanno lanciato una campagna per il decoro in città.
Retake e Airbnb si danno appuntamento al Pigneto per far nascere il primo villaggio Retake: un luogo a lungo sognato dove tutti sono ben accetti tranne il degrado. Non è la prima volta che incrociamo Retake perché assieme a Romafaschifo fa parte di quella cordata di cittadini perbene, commercianti e politici, che da un paio d’anni hanno lanciato una campagna per il decoro in città. Li abbiamo visti aggredire le diffuse situazioni di disagio, e ogni volta li abbiamo osservati alzare un polverone che finiva per coprire le responsabilità delle istituzioni e dei palazzinari che governano la città di Roma. Immancabilmente la colpa veniva scaricata sugli ultimi della fila, i poveri.
Con una sospetta copertura mediatica hanno da sempre ottenuto grande attenzione da comune e municipalizzate. In questi anni sono progressivamente riusciti a cambiare l’ordine delle priorità in città. Se è certo che le periferie ogni giorno si trovano più abbandonate e senza servizi, lo è anche che numerosi sono i fondi che sotto la dicitura “decoro” sono stati dirottati a migliorare la vita dei quartieri centrali. “Lavoriamo per tutta la città” hanno sempre rivendicato i paladini del decoro, ma con questa iniziativa organizzata al Pigneto con Airbnb, ancora una volta è evidente che ad essere difeso è il benessere di una sola parte della città, quella dei ricchi.
In questo caso sono le agenzie immobiliari e quelli con le case da affittare sulla piattaforma web senza pagare le tasse. Non importa se, come già successo a Berlino e Barcellona, i residenti saranno espulsi dal quartiere: hanno deciso che il Pigneto è troppo bello e vicino al centro per essere lasciato ai poveri e se lo stanno prendendo. A causa di Airbnb, a Berlino, gli affitti sono saliti del 25% in un anno. I berlinesi hanno organizzato proteste, lanciato campagne mediatiche e infine hanno costretto il sindaco ad emanare una legge per porre un stop al fenomeno degli affitti a breve termine. Anche a Barcellona la sindaca Ada Colau si è schierata contro lo stravolgimento della vita nei quartieri popolari che, proprio come al Pigneto, in pochi anni sono stati svuotati dei suoi abitanti per far posto ai turisti del mordi e fuggi. Come lo studio del fenomeno insideairbnb.com ha mostrato, il pericolo, non è rappresentato dalle persone che affittano la cameretta per arrotondare il proprio reddito, ma dai privati e dalle agenzie che, acquisendo e affittando migliaia di appartamenti (senza pagare un euro di tasse), portano fuori mercato il prezzo delle locazioni. Quegli “host” che funzionano come alberghi e che a Roma sono il 60,1% nell’enorme platea di oltre 25mila annunci pubblicati sulla piattaforma di Airbnb. Gli stessi che hanno promosso l’avvio al Pigneto del primo villaggio Retake, spacciando qualcosa che aiuta i loro affari con il bene per il quartiere (ricevendo pure l’appoggio di Ama, delle forze dell’ordine e di alcuni cittadini sceriffi).
Purtroppo gli affittacamere per turisti sono solo gli ultimi di una lunghissima serie di attori economici che si è buttata alla conquista dell’appetitoso quadrante est di Roma, che inizia dal Pigneto. I primi a sparire sono stati gli artigiani e i negozietti convinti con un bell’aumento dell’affitto. Già da anni gli imprenditori del divertimento hanno preso il posto delle vinerie e delle botteghe. Assieme alle pubblicità del quartiere su Ryanair e sulle principali agenzie turistiche, sono arrivati i cocktail a 10 euro e i tour organizzati per vedere la street art di artisti già cacciati più in periferia. Se nel centro storico, i turisti alla ricerca della Roma di Fellini e De Sica, si ritrovano a mangiare pizze surgelate ed essere spolpati per un caffè al tavolino, al Pigneto gli amanti di Pasolini vengono dirottati in un circuito commerciale che con il regista farebbe certamente a pugni. Con la movida ignorante e selvaggia, le famiglie di lavoratori hanno levato le tende. Con lo spaccio prima, con la militarizzazione totale delle strade per cacciare quei venditori troppo neri e troppo sfacciati, sono poi stati allontanati tutti gli elementi non conformi al nuovo divertimentificio chic.
Nonostante le società appena installate nel quartiere ancora non rendano a pieno ritmo, tutto è pronto per la grande abbuffata. La mono-offerta commerciale e l’aumento dei prezzi sono già stati seguiti dalla ristrutturazione delle ex baracche in casette di lusso e dall’apertura di mega fast-food dove prima l’aggregazione era spontanea. La metropolitana è già arrivata, mentre la stazione dei treni la inaugureranno tra qualche anno. Per trasformarla in centro storico serve quindi ripulire i muri e soprattutto cacciare verso il fuori chi è troppo brutto e povero per meritarsi più di una periferia.
Non solo multinazionali: focus sugli squali nostrani
In questo fenomeno di sfruttamento commerciale del territorio una tessera del mosaico è rappresentata da quello che da molti artisti viene considerato come un vero tradimento nei confronti del mondo dell’arte di strada (nato proprio per sfuggire alle catene del profitto): una pubblicità mascherata da opera d’arte. E’ quello che è successo con il -pure brutto- lavoro apparso all’uscita della metropolitana Pigneto e che cela sotto le sembianze di un murales la pubblicità della serie televisiva Suburra della Netflix.
Altro elemento di questo fenomeno è l’arrivo nel quartiere dei maggiori commercianti, di cultura e aggregazione usa e getta, della città di Roma.
Come già accennato l’apripista è stato l’imprenditore Innocenti, già proprietario di altri locali sparsi per Roma (il Micca Club di Porta Maggiore ad esempio), che è arrivato a costruire il quarto locale in un area di 400 metri, realizzando, con una speculazione edilizia avversa a molti abitanti, un edificio enorme partendo da piccoli box auto fatiscenti. Respinta, per ora dal municipio, la richiesta di farsi assegnare in gestione il parco della piazza antistante che rischiava di trasformarsi in dehors.
Non poteva farsi sfuggire l’opportunità di aprire un nuovo centro commerciale del divertimento, l’armata di impicciaroli legati al PD già presente all’Ex Dogana di S.Lorenzo. Con il suo esercito di migliaia di clienti ben addestrati ai grandi eventi chic, hanno affittato uno dei tanti cinema chiusi del palazzinaro Longobardi: il vecchio Avorio a via Macerata tra le palazzine dell’isola pedonale. Hanno appena inaugurato in loco la nuova stagione della sezione di party legati alla scena romana della cinematografia, con un evento fino alle cinque di mattina a 10 € a cocktail, che con il Cinema a ben poco a che vedere naturalmente.
Il Vintage Market per la classe medio alta ha già aperto il suo avamposto, spostando la propria sede dal Quirinetta del Rione Trevi alla ex fabbrica della multinazionale Air Liquide sulla Prenestina, dove hanno fatto apparizione le prime doppie-file di SUV nuovi smaglianti che lì si recano a fare shopping la domenica pomeriggio. A pochi passi, quelli che pare fossero i gestori dell’ex “Circolo degli artisti”, sono attualmente ospitati dal locale Largo Venue a ridosso del Parco delle Energie. Non potendo più sfruttare il terreno demaniale di via Casilina Vecchia come fatto per anni abusivamente, hanno allestito un nuovo locale alla moda, non certo frequentato dai residenti. Si sponsorizzano come un “progetto di riqualificazione urbana, spazio strappato al degrado e recuperato attraverso la creatività, il verde, la coesione sociale e la cultura”. Questa apertura si affianca al nuovo impianto sportivo di oltre mq 3000 con palestra, piscina e ristorante: struttura ricostruita e ampliata notevolmente dal Gruppo Malica s.p.a. che chiede per l’affitto 25mila euro al mese e oltre 500mila euro di fido bancario, che presuppone l’ingresso di una società con forti capitali, la quale non sarà certo orientata allo sport popolare e accessibile a tutte le tasche.
Come cornice di questo processo abbiamo l’amministrazione comunale, che non blocca il rilascio di nuove licenze per l’apertura dei locali e gli afflussi illimitati di capitali di dubbia provenienza. Aggiungendo alla ricetta il “Piano casa” di Renzi, che prevedeva un 20% di possibile aumento di cubature nelle edificazioni, e la nuova legge regionale di Zingaretti, il successo di questo progressivo sacco dei quartieri romani è garantito.
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