In un nuovo rapporto diffuso oggi, dal titolo “Nessun luogo è sicuro”, Amnesty International ha denunciato che la vita e la sicurezza delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti) vengono sempre meno protette dalla violenza endemica in El Salvador, Guatemala e Honduras.
COMUNICATO STAMPA
AMNESTY INTERNATIONAL ACCUSA I GOVERNI DELL’AMERICA CENTRALE: VOLTANO LE SPALLE AI RIFUGIATI LGBTI
In un nuovo rapporto diffuso oggi, dal titolo “Nessun luogo è sicuro”, Amnesty International ha denunciato che la vita e la sicurezza delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti) vengono sempre meno protette dalla violenza endemica in El Salvador, Guatemala e Honduras.
Costrette alla fuga dai loro paesi, le persone Lgbti finiscono per trovarsi in pericolo anche in Messico.
Il rapporto descrive i viaggi rischiosi intrapresi dagli omosessuali e dalle transgender costretti a lasciare El Salvador, Guatemala e Honduras a causa degli elevati livelli di discriminazione e di violenza di genere che chiamano in causa tanto le bande criminali quanto le forze di sicurezza. Ma il rapporto accusa anche le autorità del Messico di non proteggere queste persone mentre si muovono all’interno del paese e denuncia l’esperienza insopportabile dei centri di detenzione per immigrati degli Usa.
“A causa della loro identità di genere, queste persone subiscono una crudele discriminazione nei paesi dell’America centrale e non c’è alcun luogo dove possano trovare salvezza”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe.
“Terrorizzate nei loro paesi e sottoposte a violenza estrema quando cercano riparo altrove, queste persone costituiscono uno dei gruppi più vulnerabili di rifugiati delle Americhe. Il comportamento delle autorità di Messico e Usa, che stanno a guardare, è semplicemente criminale”, ha aggiunto Guevara-Rosas.
El Salvador, Guatemala e Honduras hanno alcuni dei più alti tassi di omicidio al mondo: 81,2 ogni 100.000 abitanti in El Salvador, 59.8 ogni 100.000 abitanti in Honduras e 27,3 ogni 100.000 abitanti in Guatemala.
La maggior parte dei rifugiati Lgbti incontrati da Amnesty International ha raccontato di non aver avuto altra scelta che fuggire, di fronte alla costante discriminazione e ai livelli di violenza – aggressioni, estorsioni e anche uccisioni – presenti nei loro paesi.
L’alto livello d’impunità e la corruzione nei loro paesi rendono improbabile che gli autori di reati contro le persone Lgbti siano puniti, soprattutto quando si tratta delle forze di sicurezza.
Secondo l’Ong honduregna “Cattrachas”, tra il 2009 e il 2017 nel paese sono state uccise 264 persone Lgbti e nella maggior parte dei casi gli autori non sono stati assicurati alla giustizia.
Carlos è stato costretto a fuggire in Messico dopo che era stato aggredito e minacciato di morte da una banda criminale in quanto gay:
“Non ho mai provato a denunciare, visto cosa era accaduto ai miei amici. Appena uno di loro ha sporto denuncia, sono andati a cercarlo a casa e ha dovuto fuggire in Messico. Un altro amico che aveva denunciato è stato ucciso”.
Le brutalità subite dagli omosessuali e dalle transgender in America centrale non termina dopo aver lasciato i loro paesi.
La maggior parte delle persone intervistate per la realizzazione del rapporto ha riferito di aver subito ulteriore discriminazione e violenza da parte di pubblici ufficiali in Messico, dove si segnalano elevati livelli di violenza contro le persone Lgbti. Molti hanno continuato a percepire insicurezza, dato che diverse bande criminali agiscono anche lungo, e oltre, il confine meridionale del Messico.
Secondo uno studio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, due terzi dei rifugiati Lgbti provenienti dai paesi dell’America centrale incontrati tra il 2016 e il 2017 hanno subito violenza sessuale e di genere in Messico.
In molti casi, gli omosessuali e le transgender hanno riferito di non aver mai ricevuto informazioni appropriate sul loro diritto a chiedere asilo in Messico, nonostante i pericoli estremi cui sarebbero andati incontro in caso di rimpatrio. Analogamente, non hanno ricevuto notizie sugli eventuali sviluppi delle indagini dopo che avevano denunciato di aver subito violazioni dei diritti umani in Messico.
Alcune transgender che erano riuscite a concludere indenni il viaggio all’interno del Messico hanno denunciato il trattamento ricevuto nei centri di detenzione degli Usa. Altre sono state rimandate indietro e dal Messico verso i paesi di origine.
Cristel, una transgender di 25 anni di El Salvador, ha denunciato di essere stata posta in isolamento carcerario non appena varcata la frontiera con gli Usa, nell’aprile 2017. Dopo una settimana, è stata trasferita in una piccola cella dove c’erano otto uomini. Alla fine, è stata rimandata in El Salvador, dove continua a subire le minacce delle bande criminali.
“Più le autorità di El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico e Usa non agiranno per proteggere alcune delle persone maggiormente vulnerabili delle Americhe, più le loro mani saranno macchiate di sangue”, ha commentato Guevara-Rosas.
“Spetta ai quei governi intraprendere azioni decisive per contrastare l’epidemia di violenza contro le persone Lgbti nella regione e migliorare le loro politiche e prassi per assicurare l’accesso alla protezione internazionale a tutte le persone che ne hanno bisogno”, ha concluso Guevara-Rosas.
Roma, 27 novembre 2017
Il rapporto “Nessun luogo è sicuro” è disponibile online all’indirizzo:
https://www.amnesty.org/en/documents/amr01/7258/2017/en/