“Spazi in comune”

Una delibera della Giunta del comune di Napoli mette a sistema la sperimentazione iniziata da tempo sull’uso degli spazi comunali a fini sociali. La corposa delibera si configura come un vero e proprio manifesto, teorico e pratico, sul significato di beni comuni e sulle loro possibili modalità d’uso.

 

UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI 
LA CAMPAGNA 2017 DI COMUNE

IL PIANETA STA BENE [VALERIO GATTO BONANNI]
«Cari amici di Comune sento il bisogno di ringraziarvi per tutto quello che fate.
La riflessione che vi lascio qui di seguito è quella di quel gran comico provocatore di nome George Carlin SEGUE QUI»

 

SPAZI IN COMUNE
Hanno occupato, recuperato e restituito alla città spazi pubblici abbandonati. Poi hanno incontrato una giunta capace di ascoltare: la delibera del Comune di Napoli sull’uso degli spazi comunali a fini sociali apre percorsi inediti
PAOLO CACCIARI

QUANDO LA CITTÀ FA DA SÉ
Siamo chiamati da tempo a cambiare la prospettiva e la direzione dello sguardo sulle città. Non appena riusciamo a superare la dicotomia tra Stato e cittadini, ci si apre la possibilità di cogliere la complessità dei processi e dei loro intrecci, che spesso producono i luoghi, ma anche le relazioni sociali e le culture, e che attivano la dimensione del “comune”, ovvero una dimensione collettiva e non istituzionalizzata. Così, la città è di fatto ridisegnata da processi e pratiche che assumono però caratteri molto diversi tra loro. Se ne discute in un rilevante convegno internazionale dall’11 al 13 dicembre alla facoltà di Ingegneria di Roma
CARLO CELLAMARE

I TRE JERUSALEM PLAN DI ISRAELE
Ora che Donald Trump ha reso ufficiale quello che definisce un “fantastico contributo alla pace” spalancando le porte a un nuovo fiume di sangue e a un capitolo storicamente rilevante della guerra mondiale contro i poveri, sarà utile provare a capire cosa intendono fare della “loro” capitale gli strateghi israeliani della pianificazione urbana nella Città Santa. Una lettura illuminante delle prospettive, dalla cancellazione di ingombranti “residui” storici allo sviluppo di nuove politiche di segregazione dello spazio, viene da un’analisi della ricercatrice Nur Arafeh. È stata pubblicata nel giugno dello scorso anno su Al Shabaka, tradotta e riproposta ora dalla redazione di Nena News, a nostro avviso sempre la fonte migliore per compre ndere la portata inaudita dell’incendio che Trump e Netanyahu hanno scelto di appiccare in questa fine d’anno
NUR ARAFEH

NELLA PIÙ GRANDE PRIGIONE DELLA TERRA
Nessun conflitto della storia recente insegna meglio di quello tra israeliani e palestinesi quanto il linguaggio sia importante. Lo ricorda, in questa importante intervista, rilasciata in occasione dell’uscita del suo nuovo imperdibile libro, The Biggest Prison on Earth: A History of the Occupied Territories, Ilan Pappe, il più rigoroso storico israeliano della madre di tutte le guerre mediorientali. Il modo in cui si definisce una situazione, spiega, incide sulla possibilità di cambiarla. Per questo non gli piace parlare di “occupazione dei territori”, parola che contiene un’idea di falsa provvisorietà, preferisce utilizzare i concetti di colonialismo, pulizia etnica e regime di apartheid. Ne deriva che non un’ipotetica quanto illusoria fine dell’o ccupazione ma una vera de-colonizzazione è la sola possibile soluzione di una tragedia che sembra infinita, segnata com’è da decenni da un ipocrita e surreale “processo di pace” che non è mai cominciato ma permette a Israele di moltiplicare il territorio colonizzato con la complicità delle istituzioni internazionali e dei governi formalmente neutrali. Intanto, però, ignorata dai grandi media, attenti solo a raccontare le azioni “diplomatiche” dei poteri istituiti, la resistenza palestinese dal basso è ancora viva
ILAN PAPPE

LA PROFONDA FERITA MEDITERRANEA
Per ricordare Alessandro Leogrande pubblichiamo la recensione de La frontiera (Feltrinelli), “un libro importante e necessario, che non sapevamo sarebbe stato l’ultimo libro di Alessandro – scrive Franco Lorenzoni -, uno dei più profondi interpreti dei mali del nostro tempo”. “Si fa fatica a leggere La frontiera perché è un libro che fa male, ferisce. Ma la ferita provocata dal suo ricordarci con puntigliosa esattezza ciò che accade a sud, ad est e nelle acque del nostro Mediterraneo ogni giorno, da anni, è particolarmente necessaria, se vogliamo intaccare la nostra indifferenza e tentare di colmare l’approssimativa conoscenza di guerre, violenze e sopraffazioni in continua crescita…”
FRANCO LORENZONI

CAMBIAMO IL MONDO. FACCIAMO CIOCCOLATO
Ostinarsi a proporre in Sicilia commercio equo da oltre vent’anni resta per molti aspetti un affronto. Farlo mettendo in comune materie prime del Sud del mondo e la cioccolata tipica di Modica sfiora la follia (cosa “da Paz”, dicono oggi alla coop Quetzal). Ma tant’è: dopo il laboratorio di cioccolata e quello di mandorla (con varietà antiche locali) a Quetzal c’è anche “Filiereque Iblee”, la prima filiera equo solidale dell’agricoltura siciliana e il suo prezzo trasparente: insomma i lavoro per i migranti può essere diverso. Ci sono due cose sulle quali in cooperativa hanno le idee chiare. La prima: nel locale che ospita i laboratori si sta un po’ stretti… La seconda: “non abbattiamo il capitalismo domani, ma mostriamo che s i può fare in un altro modo…”. Difficile, molto difficile contraddirli
COOP QUETZAL

UNA RIVOLTA POPOLARE È IN CORSO
I media internazionali strombettando i dettagli raccapriccianti e volgari delle accuse di aggressione sessuale rivolte a uomini potenti, mancano la vera notizia: l’estesa rivolta popolare guidata da donne, ribellione che non riguarda solo l’abuso sessuale. “È il risultato di cinquant’anni di lavoro femminista contro la violenza – spiega Lee Lakeman, scrittrice femminista – Quelli che sono in posizioni di potere nelle corporazioni economiche e in politica sono molto nervosi. Non possono controllare quel che sta accadendo. C’è una vera rivolta e nessuno è in grado di scoprire chi è la leader per sopprimerla…”
CHRIS HEDGES

IL SALENTO SI È ALZATO IN PIEDI
NoTap, Popolo degli ulivi, movimento territoriale… chiamiamolo come vogliamo ma prima di tutto mettiamoci in ascolto di questa è scesa in strada a Melendugno, per gridare, ancora una volta, il No alla costruzione del gasdotto Tap, No alla dittatura del denaro, No alla mercificazione della terra. Alcune foto della manifestazione del 6 dicembre
R.C.

RIMETTERE AL CENTRO LA SCUOLA
Un Appello per la Scuola Pubblica: 7 temi per un’idea di Scuola (da leggere come studente, genitore, insegnante, cittadino): Conoscenze vs competenze; Innovazione didattica e tecnologie digitali; Lezione vs attività laboratoriale; Scuola e lavoro; Metrica dell’educazione e della ricerca; Valutazione del singolo, valutazione di sistema; Inclusione e dispersione. “Certo la scuola va ripensata e riformata, ma non destrutturata e sottoposta ad un processo riduttivo e riduzionista, di cui va smascherata la natura ideologica, di marca economicistica ed efficientista… È quanto mai necessario ‘rimettere al centro’ del dibattito la questione della scuola…”
APPELLO

CITTÀ E SCUOLA SENZA OROLOGI
Giovedì 7, la redazione di Comune ha ragionato con cinquanta ragazzi e ragazze del liceo Orazio di Roma insieme a Renata Puleo: tempo e scuola, meritocrazia, ossessione delle valutazioni, la scuola serve a trovare lavoro?, pensiero critico, cambiare la scuola ogni giorno… Abbiamo cominciato leggendo le parole che Renata aveva messo in comune in un incontro di qualche tempo fa (raccontato nell’articolo linkato): “Tempo in greco ha tre significati: c’è il tempo intimo, quello destinato agli altri e quello dell’orologio. Oggi abbiamo un problema: il tempo dell’orologio si è divorato gli altri due significati, è il tempo che governa il mondo organizzato dalla produttività…”
GIANLU CA CARMOSINO

RACCONTARE, COMUNICARE E COINVOLGERE
Consumo critico e decrescita: non abbiamo bisogno solo di buone proposte, abbiamo bisogno di trovare modalità per comunicarle in maniera adeguata
TONI LODEIRO

REGALI DI NATALE: UN LIBRO FOTOGRAFICO SU ROMA
Abbiamo bisogno di esplorare e raccontare le periferie in modo diverso. Abbiamo bisogno di mettere da parte la frenesia di chi pensa al territorio come una merce. Un reportage fotografico tra le borgate di Roma: un libro di Pas Liguori con oltre 100 grandi fotografie a colori. I lettori romani interessati possono prenotare una copia di Borgate via email (l’autore ha scelto di destinare una percentuale del prezzo di copertina all’avventura editoriale di Comune e di aderire così alla campagna di sostegno)
PAS LIGUORI

 

AGENDA

LECCE. CORTEO NO TAP

PISA. PRESIDIO A CAMP DARBY

ROMA. MURGA ALL’EX LAVANDERIA

 

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