“Vogliono riportarci indietro nel tempo, permettendo che l’Esercito sia legittimato a educarci. Questo è un primo sdoganamento della formazione militare per noi giovani, che potrebbe aprire la strada alla leva militare obbligatoria sostenuta dal Vicepremier Salvini”.
Sull’attenti non ci stiamo: fermiamo la mini Naja!
Petizione diretta a Giuseppe Conte Presidente del Consiglio dei Ministri e a Sergio Mattarella Presidente della Repubblica
“Sull’attenti” non ci stiamo. Vogliono riportarci indietro nel tempo, permettendo che l’Esercito sia legittimato a educarci. Questo è un primo sdoganamento della formazione militare per noi giovani, che potrebbe aprire la strada alla leva militare obbligatoria sostenuta dal Vicepremier Salvini. Siamo totalmente contrari ad ogni possibilità di affidare alle Forze Armate la nostra formazione, non vogliamo essere addestrati al militarismo!
Siamo la generazione che ha visto un pesante taglio dei finanziamenti all’istruzione pubblica, e oggi proprio chi è complice di quei tagli sostiene che serva l’Esercito per garantire una migliore formazione di noi giovani.
Il progetto uscito dalla Camera ricalca lo stile propagandistico di tutti quelli elaborati, finora, dai Governi precedenti. Con due fini: attirare i ragazzi attraverso l’allettante riconoscimento dei dodici crediti e utilizzare una formula surrettizia per finanziare, ancora una volta e in sordina, il ministero della Difesa, considerato che, per il 2020, è previsto un budget di un milione di euro, soldi che, per la natura volontaria dell’adesione ai percorsi formativi, non finiranno, certamente, nelle tasche dei giovani frequentanti, ma andranno ad esclusivo vantaggio delle strutture del Ministero della Difesa.
Noi pensiamo il contrario: la priorità è l’investimento massiccio nella scuola e nell’università ponendo al centro non il comando e la rigida gerarchia militare, bensì la democrazia partecipativa ed il pensiero critico. Vogliamo un sistema d’istruzione che metta al centro l’uguaglianza ed il libero accesso al sapere: scuole e università gratuite e di qualità per tutte e tutti, dove potersi confrontare e crescere assieme per costruire una società più libera e democratica. Liberare il sapere per liberare noi stessi, poterci garantire un futuro non di precarietà e senso di abbandono, ma di pieno sviluppo della persona, di realizzazione dei nostri sogni e desideri, delle nostre aspirazioni e ambizioni attraverso la sempre maggiore autodeterminazione della nostra vita.
In particolare chiediamo che il Governo si impegni realmente, mettendo a disposizione cifre, e non solo parole, per attuare il Servizio Civile Universale, permettendo cioè a tutti i circa 100.000 giovani che ogni anno presentano la domanda, di poter accedere a questo istituto che rappresenta l’unica vera politica giovanile in atto. Al contrario, oggi i fondi per il servizio civile sono sempre più ridotti e nel 2018 solo 53.000 giovani hanno visto accolta la loro richiesta.
Se il Governo fosse interessato alla nostra educazione e ai nostri orizzonti invece di approvare la Mini Naja, dovrebbe tagliare immediatamente le spese in armamenti per destinare le risorse alle scuole, alle università, al Servizio civile; ogni anno infatti il nostro paese spende 25 miliardi di euro per la Difesa militare. Si dovrebbe andare in direzione del disarmo e della promozione di una cultura di pace, ma la direzione intrapresa dal Governo è quella opposta.
Dobbiamo ribellarci, riprendere in mano il nostro futuro dando delle risposte concrete ai reali problemi della nostra società. Sono anni che alla domanda di certezze proveniente dalla popolazione i Governi rispondono con sempre maggiori sistemi di sorveglianza, controllo e repressione. Esiste una paura reale nel nostro Paese che è figlia della drammatica crisi scoppiata dodici anni fa, ed è proprio a questa insicurezza che serve oggi dare delle risposte, ma queste non possono essere la rincorsa alle armi, la Mini Naja, così come i sempre maggiori sistemi di sorveglianza, controllo e disciplinamento coercitivo della popolazione come i daspo urbani; servono al contrario reali risposte sociali, che diano delle prospettive di vita all’altezza delle aspirazioni, a partire da un sistema educativo e formativo gratuito lungo tutto l’arco della nostra vita e da un mondo del lavoro che non sia povero, sfruttato e precario. Vogliamo un futuro degno, vogliamo costruire un paese più giusto per tutti e più democratico, fondato sulla conoscenza perché è proprio dalla liberazione del sapere che è possibile superare le miserie del presente, per raggiungere la ricchezza del possibile.
Rete della Conoscenza