“Occupati a coprire i liberal-imperialisti del PD e la strumentalità delle campagne buoniste e di falso antifascismo […], i radikalen italiani dopo i fallimenti dei tentativi di inserirsi nelle competizioni elettorali, continuano imperterriti a svolgere la loro funzione di leccapiedi dei direttori d’orchestra”.
La posta in gioco
Ancora sulle elezioni del 26 maggio
Occupati a coprire i liberal-imperialisti del PD e la strumentalità delle campagne buoniste e di falso antifascismo che tutti gli organi e le istituzioni di regime stanno conducendo da un anno a questa parte, i radikalen italiani dopo i fallimenti dei tentativi di inserirsi nelle competizioni elettorali, continuano imperterriti a svolgere la loro funzione di leccapiedi dei direttori d’orchestra. Al punto che persino il Fatto Quotidiano di domenica ha ritenuto opportuno pubblicare una pagina di vignette ironiche sulla vicenda di Casalbruciato.
Ma la questione principale non è questa, peraltro scontata, se non altro rispetto alle polemiche che conduciamo da tempo. La questione è un’altra e attiene alla capacità di valutare il modo contraddittorio con cui la situazione avanza, il suo carattere oggettivo e quindi le motivazioni per cui appoggiamo l’appello dei comunisti a votare nelle circostanze attuali per i 5 Stelle [qui].
Intanto parliamo del governo giallo-verde e del suo ruolo. A questo proposito si fa presto a dire… ma Salvini? Ebbene, senza simpatie per il personaggio, dobbiamo dire che il trio Di Maio-Conte-Salvini è stata una mossa azzeccata dei 5 Stelle per dislocare in avanti equilibri che in caso di fallimento delle trattative sarebbero tornati al punto di partenza, dando la possibilità al capo dello stato Mattarella di mettere in pista personaggi alla Monti in qualità di devoti servitori dello Stato. Il ‘contratto di governo’ ha spiazzato costoro e ha dato la stura al grande coro delle ‘istituzioni’, preoccupate per le sorti dell’Italia. Quando i radikalen fanno finta di non vedere che Confindustria, sindacati di regime, finanza internazionale, giornaloni, esperti di vario genere non fanno altro che vomitare accuse contro Di Maio e soci, domandiamoci: perchè ci sono questi attacchi? E’ l’antifascismo che si ribella o è il falso antifascismo e buonismo dei criminali di guerra che copre quelle forze che dirigono l’orchestra.
Assumendoci la responsabilità di una scelta elettorale a favore dei 5 Stelle vogliamo rompere con tutte queste mistificazioni e assumerci il rischio che questa scelta comporta… Sappiamo che alla guida non c’è solo Di Maio ma anche un Salvini che scalpita e vuole portare la macchina in fondo alla scarpata dove lo attendono Berlusconi e la Meloni, una grande palude dove i suoi sogni annegherebbero non tanto nel fango quanto nella merda. Per questo abbaia ma non morde e si preoccupa.
Allora crediamo, da comunisti, nel bolscevismo dei 5 Stelle? No, non scherziamo! Noi crediamo al fatto che i provvedimenti sociali adottati e l’indirizzo delle relazioni internazionali, come si è visto con la Via della Seta, vanno in direzione opposta al liberal imperialismo e quindi dobbiamo accettare la sfida. In questo contesto ci sono le contraddizioni politiche dei 5 Stelle, i grossi condizionamenti istituzionali europei, italiani e americani e c’è anche un pallone gonfiato di nome Salvini. Accettare il rischio nelle condizioni attuali è una necessità, ma ci sembrerebbe un estremo atto di vigliaccheria tirarsi indietro lasciando ai 5 Stelle tutto il peso della situazione.
Più volte abbiamo evocato i sanculotti [qui] e [qui]. Fatte le debite proporzioni, ci sentiamo nella stessa situazione anche se, nel nostro caso, parliamo di poca cosa. Sappiamo però che lo scontro è uno scontro vero, e dobbiamo mettere in conto anche la possibilità della sconfitta.
Aginform
12 maggio 2019