Il governo gialloverde è caduto al momento giusto, quindi nessun rammarico, anzi. E’ caduto, peraltro, dopo la votazione in Senato sul TAV dove i Cinque Stelle hanno trovato l’opposizione unanime di tutto il ceto parlamentare reazionario, liberista, atlantista, a prescindere dai nomi di partito.
Un passo indietro e due in avanti
Il governo gialloverde è caduto al momento giusto, quindi nessun rammarico, anzi. E’ caduto, peraltro, dopo la votazione in Senato sul TAV dove i Cinque Stelle hanno trovato l’opposizione unanime di tutto il ceto parlamentare reazionario, liberista, atlantista, a prescindere dai nomi di partito. Quale sorte migliore poteva aspettarsi Di Maio dopo mesi di provocazioni salviniane che potevano determinare il collasso del suo movimento? Quindi non bisogna affatto disperarsi per ciò che è accaduto e avere invece una sola preoccupazione: che non si torni indietro, ma anzi si aprano nuovi varchi nel muro del liberal-imperialismo italiano a cui Salvini, tronfio del suo demagogico (e reazionario) successo elettorale intendeva riportarci. Si aprono dunque nuovi scenari che vanno attentamente esaminati per capire anche il ruolo che dobbiamo svolgere come comunisti e come persone interessate a nuovi cambiamenti.
Ovviamente, il nostro primo compito è denunciare e sbarrare la strada ad ogni revanchismo del liberal-imperialismo piddino. Non ci devono essere incertezze su questo, l’antisalvinismo di maniera del PD è la maschera del nemico di classe, come anche la declinazione ‘sovranista’ della Lega è pura demagogia affaristica dei ceti rampanti del Nord e della platea reazionaria ex berlusconiana.
Se questo ci è chiaro, dobbiamo ora fare previsioni sul futuro e su come portare avanti una battaglia coerente con le premesse che ci hanno caratterizzato in questi mesi. C’è da valutare in primo luogo come i 5 Stelle reagiranno alla crisi di governo e su quale prospettiva. Non abbiamo ancora elementi per valutare le scelte che verranno fatte, se non la breve e ottima dichiarazione con cui Conte ha reagito alla richiesta di dimissioni di Salvini. Troppo poco per capirne gli sviluppi.
E’ chiaro che ci aspettiamo dai 5 Stelle un rilancio della parte migliore del loro programma sui provvedimenti sociali, sulla giustizia, contro le grandi opere inutili etc. Se questo avvenisse saremmo certamente a loro fianco anche per contrastare il sovranismo salviniano, il liberal-imperialismo del PD e, aggiungiamo, anche contro la sinistra sorosiana che, eccitata dalla crisi, riprenderà ad agitare il movimentismo inconcludente e, in qualche caso, falci e martello di latta, il tutto per scopi elettoralistici.
Dovremmo però fare di più e non limitarci a continuare il dibattito e orientarci in questa situazione per evitare le trappole di ‘sinistra’. Noi abbiamo dato in questo senso un segnale di prospettiva dal momento che riconoscere il ruolo dei 5 Stelle non significa identificarsi con essi. Siamo invece convinti che coloro che hanno una esperienza comunista alle spalle devono saper individuare un percorso reale, non per aggregare qualche reduce, ma per trovare una spinta ad andare avanti su un progetto di rinnovamento, diventando noi stessi interlocutori di questa fase.
Mao diceva “osare combattere osare vincere”. Noi, più modestamente, ci ripromettiamo di andare avanti nella discussione sul progetto del Fronte Politico Costituzionale che, fuori da ogni ambiguo sovranismo, ponga le basi per la stabilizzazione di un progetto sociale antiliberista e per la riconquista dell’indipendenza dell’Italia dalla gabbia economico-militarista in cui è costretta.
Aginform
10 agosto 2019