Prima di rientrare nel campo per sfollati di Ashti, sono passata da Barika, per visitare il Centro sanitario per rifugiati siriani che avevamo aperto nel 2014 e che nel 2017 abbiamo consegnato alle autorità sanitarie locali.
Una storia positiva nel messaggio che ci ha inviato la nostra Chiara
Pochi giorni fa, prima di rientrare nel campo per sfollati di Ashti, sono passata con Murad, Abu Malik, Raz e Andrea da Barika, per visitare il Centro sanitario per rifugiati siriani che avevamo aperto nel 2014 e che nel 2017 abbiamo consegnato alle autorità sanitarie locali.
Il campo oggi si è trasformato in un villaggio, in tutto e per tutto: le tende e le strutture in mattoni sono quasi ormai scomparse, lasciando il posto a vere e proprie case.
Le strade principali sono state asfaltate e ai lati sono nati negozi e attività di ogni tipo: piccoli alimentari, la copisteria da cui ci servivamo per la stampa dei documenti e l’acquisto del materiale cartaceo, ristorantini, barbieri, e un negozio che vende anche abiti da sposa…
Sulla salita che porta al Centro, adesso c’è un parco, con giochi per bambini e diversi alberi.
Il Centro, invece, sembra immutato. Passo a salutare Bahaadin, l’attuale responsabile del Centro e intanto osservo se c’è stato qualche cambiamento dal nostro passaggio di consegne. I guardiani all’ingresso, l’area triage, il giardino ancora rigoglioso e curato. Così anche la sala d’attesa, le stanze dove vengono ricevuti i pazienti, il laboratorio… tutto sembra identico a come l’abbiamo lasciato.
Mentre parlo con Bahaadin, intravedo anche l’archivio con i registri dei pazienti, che segue ancora il nostro modello.
Tutto continua a funzionare con il nostro approccio: l’attenzione alle persone, alla cura, agli ambienti. In questo campo abitato oggi da quasi 10.000 persone, EMERGENCY ha curato negli anni oltre 120.000 persone tra uomini, donne e bambini. Qui vedo quel futuro che vogliamo dare a ogni nostro progetto, i risultati di tutta la formazione su cui investiamo per garantire l’autonomia operativa delle strutture che costruiamo, la cura delle persone che va oltre noi ma che parte da noi. È questa la nostra più grande soddisfazione.
Un abbraccio dall’Iraq.
— Chiara, staff di EMERGENCY