Sono passati 36 giorni ma l’OSA non ha ancora redatto il rapporto finale sulle elezioni in Bolivia. Perché ha denunciato brogli inesistenti?
Nel golpe che si è consumato in Bolivia un ruolo centrale è stato giocato dall’Organizzazione degli Stati Americani, la cui guida del Segretario Generale, l’uruguayano Luis Almagro, ripudiato finanche dal suo stesso partito Frente Amplio, ha incontrato molte stroncature. Da ultima quella del presidente eletto dell’Argentina Alberto Fernandez.
L’OSA chiamata dallo stesso presidente rovesciato Morales a sovrintendere e supervisionare le operazioni elettorali, non ha agito da arbitro ma con un ruolo ben preciso nell’escalation che ha rapidamente portato a compimento il golpe per rovesciare Evo Morales e installare a La Paz un governo fascista e vassallo di Washington.
Mentre l’opposizione boliviana metteva a ferro e fuoco il paese non riconoscendo il risultato di un’elezione dove il presidente uscente aveva ottenuto ben 600mila voti più del suo avversario più vicino, il liberista Carlos Mesa di Comunidad Ciudadana.
A restare nel dubbio era solo l’ipotesi ballottaggio, visto che la Costituzione boliviana prevedeva questo sia celebrato se nessuno dei candidati supera il 50% dei voti, oppure il 40% e dieci punti distacco sul candidato più vicino. Proprio lo scenario dell’ultima elezione, dove Morales è riuscito a superare di poco la soglia che gli permetteva di evitare di andare al ballottaggio con Mesa.
In questo scenario l’OSA esce con un comunicato decisamente irrituale, perché non era previsto in quella data, dicendo che erano stati rilevati dei brogli e le elezioni andavano ripetute. Gettando benzina sul fuoco di in golpe ormai avviato.
Quali sono questi brogli rilevati dall’organismo regionale? Ancora non è dato saperlo, visto che l’OSA non ha ancora reso nota la sua relazione sulla tornata elettorale boliviana.
A tal proposito il centro studi CELAG ha inviato una lettera all’OSA per sollecitare l’organismo americano a rendere noto il suo rapporto sulle elezioni e quindi le irregolarità rilevate in Bolivia che hanno portato l’organizzazione ha chiedere la ripetizione delle elezioni vinte con ampio margine da Evo Morales.
Ma per tutta risposta l’organizzazione guidata dal discutibile Almagro afferma di non avere ancora completato il rapporto. Questo ben 36 giorni dopo aver affermato che vi erano brogli e un golpe consumato.
Desde @CELAGeopolitica hemos enviado una carta a la OEA solicitándole el informe final de auditoría de elecciones en Bolivia; y luego de respuestas vacías, nos responden con esta carta que reconocen que a 25 de noviembre (36 días después) no tienen informe definitivo todavía pic.twitter.com/VuoACA5PDK
— Alfredo Serrano Manc (@alfreserramanci) November 26, 2019
Il CELAG aveva già esaminato il rapporto preliminare presentato dall’OSA e commentato: «I risultati dell’analisi ci consentono di affermare che il rapporto preliminare dell’OSA non fornisce alcuna prova da ritenersi definitiva per provare la presunta frode citata dal Segretario Generale».
Aggiungendo inoltre: «L’OSA ha preparato un rapporto discutibile per indurre una falsa deduzione nell’opinione pubblica: ossia che l’aumento del divario a favore di Evo Morales nella fase finale del conteggio si stava allargando a causa di azioni fraudolente e non a causa delle caratteristiche dinamiche comportamentali, sociopolitiche ed elettorali, che si verificano tra il mondo rurale e urbano in Bolivia».
Concludendo che l’agire dell’OSA consente «di affermare che la relazione preliminare dell’OSA non fornisce alcuna prova che potrebbe essere definitiva per provare la presunta frode».