«La riforma del trattato Mes, nella stesura attuale, non vale la carta su cui è scritto. L’Eurogruppo dovrebbe rinviare l’accordo e definire con la nuova Commissione europea un testo più ampio, più equilibrato e più ambizioso». A dichiaralo è uno stretto collaboratore di Macron, Shahin Vallée, con un post su Twitter ripreso da Tino Oldani su Italia Oggi. Non parliamo certo di un populista”, “sovranista” o un pericoloso giacobino anti-europeista ma di un economista totalmente sistemico del gruppo finanziario di George Soros, che auspica più Europa; è un ricercatore del centro studi Brueghel molto vicino alle posizioni europeiste più intransigenti. Prima di collaborare con Macron, ricorda Italia Oggi, è stato consigliere di Herman Van Rompuy, quando questi era presidente del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo. Per questo vale la pena di rileggere in sequenza i tweet con i quali spiega perché la riforma del Mes «non vale la carta su cui è scritta».
Per cominciare, scrive Shahin Vallée, «la linea di credito in caso di crisi è accessibile solo a paesi che adempiono a criteri molto stretti ex ante, al punto da escludere oggi Francia, Italia, Spagna e perfino la Finlandia. «Dunque», aggiunge il collaboratore di Macron, «l’Italia ha ragione ad obiettare, ma è tardi, e concentra la sua critica su elementi secondari». Suggerendo una correzione di tiro, Shahin Vallée indica nei dettagli alcuni aggiustamenti tecnici, per certi aspetti comprensibili solo a veri esperti della materia, in grado di distinguere i «single limb CACs» dai «double limb». E aggiunge: «Senza questi elementi, la riforma del Mes non è un progresso, è un regresso. L’Europa è fatta di questi piccoli, graduali passi: ma devono essere passi nella giusta direzione. A volte è preferibile tornare al tavolo di disegno e rifare il progetto, invece di essere intrappolati in un progresso finto»