Alla vigilia di Natale, in un sobborgo di Londra, una bambina ha comprato una cartolina da Tesco e quando l’ha aperta, ha improvvisamente notato che al suo interno c’era scritta una richiesta d’aiuto:
“Siamo prigionieri stranieri del carcere di Qingpu a Shanghai. Siamo costretti a lavorare contro la nostra volontà, per favore aiutateci a contattare una persona di nome Peter Humphrey”.
“Casualmente”, il padre della bambina è riuscito a contattare online il cittadino britannico di nome Peter Humphrey, che in passato era stato incarcerato dal governo cinese nella stessa prigione. Peter Humphrey ha scritto immediatamente un lungo articolo che ha poi pubblicato sul The Sunday Times.
Diamo un’occhiata alle cosiddette “verità” raccontate da questo Peter Humphrey. Nel suo lungo articolo, ha usato un gran numero di espressioni come“I consider” (io credo), “I know” (Io so)e altre simili che esprimono posizioni e ipotesi soggettive. Però non ha mai esplicitamente detto come stanno le cose in realtà, né ha mai fatto riferimento all’esistenza di prove per supportare le sue affermazioni.
“Non conosco l’identità o la nazionalità dei prigionieri che hanno inviato questa richiesta d’aiuto nel biglietto di auguri di Tesco, ma sono sicuro che sono prigionieri detenuti nella prigione di Qingpu che mi hanno conosciuto prima che io fossi stato rilasciato.”
Sul The Sunday Times ha così spiegato da cosa ha dedotto che la cartolina provenga dalla Cina, affermando però di non conoscere l’identità dei prigionieri. Nel corso di un’intervista concessa in seguito alla BBC, Peter Humphrey ha invece cambiato versione:
“Penso di sapere chi sia”.
Viste le sue dichiarazioni incoerenti e contraddittorie, è difficile dire se Peter Humphrey abbia raccontato la verità dei fatti o solo “fatti immaginari”. Viene quindi da chiedersi quanto i media occidentali, che hanno riportato queste informazioni soggettive non verificate, si sentano responsabili dell’autenticità delle loro notizie?I corrispondenti della CCTV nel Regno Unito hanno controllato i servizi realizzati lo stesso giorno dai media occidentali e hanno scoperto l’esistenza di un grande problema di equilibrio nei loro reportage sulla vicenda:
“Il problema più grande in questi servizi è che hanno ascoltato solo una campana, praticamente tutte le persone intervistate sono voci contrarie alla Cina”.
In tutti i reportage, nessuna istituzione o persona interessata cinese è stata intervistata.
Per questo motivo, abbiamo intervistato Li Qiang, il direttore del carcere di Qingpu a Shanghai:
“Hanno una grande immaginazione, è assolutamente all’opposto della reale situazione di recupero all’interno della nostra prigione. Il recupero mira ad aiutare i prigionieri ad acquisire competenze tecniche. Innanzitutto, va detto che sono volontari. In secondo luogo, sulla base delle loro caratteristiche, i prigionieri fanno domanda per partecipare al lavoro e noi glielo permettiamo. In terzo luogo, valutiamo il lavoro da loro svolto e li paghiamo proporzionalmente. Il lavoro nella prigione mira ad aiutarli a trovare un’occupazione in futuro affinché non commettano nuovamente reati. I prigionieri partecipano di solito a lavori come la realizzazione di sculture in giada, il ricamo o la fabbricazione di modelli in carta. Queste attività forniscono ai detenuti una competenza in materia”, ha dichiarato Li Qiang.
Il corrispondente della CCTV nel Regno Unito ha poi contattato immediatamente l’altra parte coinvolta in questo affare, Tesco, che vende biglietti di auguri. Tesco ha discusso con la fabbrica cinese che produce biglietti di auguri e ha avviato un’indagine. In questa fase la collaborazione con la fabbrica cinese è stata sospesa. La sua dichiarazione scritta fornisce informazioni molto importanti:
“Abbiamo un sistema di verifica completo. Proprio il mese scorso, questo fornitore è stato sottoposto a una verifica indipendente e non ci sono prove riguardo a una violazione dei regolamenti sull’impiego di lavoratori in prigione”.
I media occidentali, che hanno sempre ostentato un atteggiamento giornalistico di ricerca della verità, dell’obiettività e dell’imparzialità, questa volta sembrano aver sofferto collettivamente di “amnesia”. Non c’è tempo per accertare la verità, nessuno va a fare indagini e frettolosamente viene lanciata un’”offensiva mediatica”.
Il report esclusivo sui “biglietti d’auguri” pubblicato da “ The Sunday Times è stato scritto da Peter Hamphrey. Sono stati pubblicati anche un altro articolo dello stesso Hamphrey nel quale l’autore descrive come ha trascorso un altro Natale in una prigione cinese e un commento di un “esperto”.
Nell’articolo Hamphrey menziona ripetutamente la sua l’identità di giornalista, affermando di essere stato messo in prigione per aver “irritato il governo cinese”.
Sì, lavorava davvero come reporter della Reuters. Ma non quando è stato arrestato in Cina.
Nel 2013, Hamphrey è stato incarcerato in Cina per il seguente reato: aver ottenuto illegalmente informazioni personali sui cittadini. In apparenza lavorava per una società di consulenza, ma in sostanza era un agente investigativo privato. L’identità di giornalista non ha nulla a che fare con il suo arresto.
Nel luglio 2013, l’ex datore di lavoro di Hamphrey, il gigante farmaceutico Glaxo Smith Kline, è stato sanzionato dal governo cinese per corruzione con una multa di 3 miliardi di RMB. Dopo questo episodio, la compagnia “ha assunto” Hamphrey per indagare su un dipendente cinese che aveva denunciato il fenomeno di corruzione.
Hamphrey ha fatto ricorso ad alcuni metodi illegali per ottenere informazioni personali su questo dipendente; tuttavia, subito dopo è stato scoperto ed è stato così condannato a due anni di prigione per aver ottenuto illegalmente informazioni su cittadini cinesi. Era stato incarcerato nella prigione di Qingpu, a Shanghai.
Due anni dopo, Hamphrey è tornato nel Regno Unito e ha strombazzato il suo scontento per il processo giudiziario cinese. Tuttavia, la sua esperienza di criminale e detenuto in Cina non è stata considerata una macchia nella sua vita, ma, al contrario, è diventata un “patrimonio prezioso”.
Negli anni successivi, Hamphrey ha pubblicato per lungo tempo articoli sui media occidentali, smerciando la sua vita nelle carceri cinesi, attaccando la Cina su vari argomenti e ottenendo laute retribuzioni per diritti d’autore e pubblicazioni.
Ma sono tanti i dubbi che emergono: come mai sul piccolo foglio di carta viene nominato direttamente Hamphrey?! Come mai la cartolina di Natale è stata fabbricata proprio nella prigione di Qingpu di Shanghai?! E come mai la risposta di Hamphrey è così vaga?!
La concomitanza di tutte queste coincidenze è assai improbabile, a meno che qualcuno non le fabbrichi o le orchestri meticolosamente.
Lo slogan “Anti-Cina” è diventato uno strumento importante per alcune persone in Occidente che cercano di ottenere denaro o benefici politici.