|
|
|
Da diversi anni è piuttosto evidente che, in molti e diversi ambiti, la stessa idea del futuro, o almeno quella che riusciamo talvolta a immaginare ha, tra i suoi simboli più significativi, il profilo della rete. La propaganda commerciale non ha dubbi: si tratta della tecnologia di quinta generazione, l’arcinota 5G, la soluzione unica ed “evolutiva” a ogni problema del pianeta. Eppure, il concetto di rete sembra per fortuna a molte persone ancora piuttosto refrattario alle soluzioni “uniche”. Un esempio di pluralità esperienziale, di rilevanza certo più modesta ma, nel suo piccolo, straordinariamente significativo, se non altro perché segna l’esito di un cammino percorso per venti lunghi anni, è venuto il 18 e 19 gennaio dall’incontro che ha dato vita a Roma alla prima Rete nazionale delle economie solidali (RIES). Un soggetto nuovo e ambizioso, che unisce finalmente in una visione d’insieme e in molte pratiche comuni un vasto campo di esperienze di economia sociale e solidale, composto da associazioni, reti e imprese presenti e radicate in ogni territorio del nostro paese. L’orizzonte è ovviamente ben più ampio dei confini nazionali, la RIES ha già una fitta rete di relazioni che troveranno sede di confronto nel Forum Mondiale delle Economie Trasformative che si terrà a Barcellona dal 25 al 28 giugno. La solidarietà e la voglia di cambiare l’economia e il mondo camminano insieme da molto più di 5 generazioni |
|
|
|
|
|
Come i fili colorati tesi dagli spigoli delle case nella città di Ersilia di Calvino migliaia di tazzine, panini, sciarpe, giocattoli, farmaci, scarpe, pasti, gelati, libri e perfino biglietti del cinema “sospesi” disegnano relazioni del dono che prendono forma anche nel tempo del dio profitto. Intanto, la Rete del caffè sospeso, con i suoi sette festival del cinema, si ostina ad accompagnare quelle esperienze con iniziative culturali nei territori (nella foto di Ferdinando Kaiser, un musicista napoletano; “A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco”, cit. Erri De Luca) |
|
|
|