“Se si va in pensione prima, quando si è ancora in buona salute, è un costo, perché qualcuno te la deve pagare“.
E giù la solita giaculatoria contro quota 100 ed in favore del famigerato sistema contributivo assoluto. Elsa Fornero, martedì sera, a La7, nel corso della trasmissione #DiMartedì, ha ripreso pari pari un leitmotiv tirato fuori per la prima volta, nel 2012, dall’attuale presidente della BCE Christine Lagarde: “La longevità è diventata un nemico, se non da combattere, almeno da rendere inoffensivo: troppe spese per lo stato in pensioni e assistenza sanitaria.”
E l’allora ultraliberista direttrice dell’FMI indicò la soluzione (finale) nello smantellamento del sistema previdenziale ed in una drastica riduzione della spesa pubblica dedicata agli altri istituti del welfare (sanità, assistenza, istruzione).
Nessun accenno, ovviamente, alla spesa militare.
Dunque, la longevità delle popolazioni occidentali – ossia il famoso “allungamento delle aspettative di vita” – mette a rischio i bilanci degli stati più sviluppati. In altre parole, per i pasdaran del neoliberismo, la longevità va ridotta perché “desiderabile, ma costosa” e per aiutare gli “investitori professionali” (fondi speculativi, fondi pensione, risparmio gestito, hedge fund, ecc), a “trovare degli asset più affidabili”.
Insomma, dobbiamo morire prima e direi che in Italia ci siamo adeguati subito al monito della Lagarde facendo a pezzi il nostro Servizio Sanitario Nazionale al quale abbiamo tagliato 28 miliardi in 10 anni mentre assistiamo alla progressiva crescita di fondi integrativi sanitari privati (dati 4° Rapporto della Fondazione Gimbe) grazie anche all’aiutone dei sindacati complici (ed interessati, tramite la gestione dei fondi pensione).
Tempi troppo lunghi di attesa per accedere alle prestazioni, visite specialistiche e ticket sanitari costosi, mancanza di strutture ambulatoriali e carenza di medici nel territorio hanno fatto aumentare esponenzialmente, in Italia, gli ultrasessantacinquenni che, scoraggiati dalle difficoltà, rinunciano a curarsi o a sottoporsi ad accertamenti clinici: sono 3 milioni e 200mila (su 4 milioni di malati cronici) secondo il Rapporto OsservaSalute 2018. Tutti pensionati “costosi”.
E nel 2017 erano già più di 12 milioni gli italiani che avevano rinunciato o rinviato almeno una prestazione sanitaria per motivi economici.
Insomma, siamo sulla buona strada: Fornero, Lagarde e gli “investitori professionali” possono stare tranquilli. Noi meno.
di Sergio Scorza
27 Febbraio 2020