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E se, al di là delle prime letture, l’epidemia “cinese”, e forse planetaria, fosse usata come laboratorio di ingegneria sociale e tecnologica per costruire un nuovo modello di gestione delle crisi? Una lettura del coronavirus dal punto di vista dei movimenti antisistemici |
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Comprare la mascherina prima di tutto per sentirsi efficienti, un mix di consumismo e paranoia. Intervenire nelle chat di genitori in preda al delirio e al terrore per le sorte dei bambini, eppure neanche a Wuhan risultano morti minorenni. Seguire con ossessione le ansie dell’informazione mainstream e quelle della politica istituzionale. Assistere al gigantesco sperpero di soldi pubblici, spesi in militarizzazione dei territori (in fondo è il controllo della popolazione ampiamente descritto da Michel Foucault), invece di potenziare la sanità pubblica indebolita da trent’anni di «aziendalizzazione» e tagli… Ma c’è anche chi si muove in modo diverso, lontano dai riflettori dei media, in questi giorni complicati. C’è questo e molto altro nella brillante strategia cui Wu Ming ha scelto di difendersi dai grandi media per “tornare a vivere e comunicare e lottare…”. Qui il loro “Diario virale. I giorni del coronavirus a Bulåggna (22-25 febbraio 2020)”.
” – Che dobbiamo fare? – c’eravamo chiesti.
– Scriveremo il Decamerone!
– Anche meno. Scriviamo un diario collettivo di questi giorni…” |
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La scuola esiste per dare strumenti con cui interpretare e agire nella vita di ogni giorno. Manzoni, Boccaccio, l’alfabetizzazione scientifica, il confronto tra pareri e il riconoscimento della comunicazione alterata…, quante opportunità in questi giorni. Eppure dove le scuole sono chiuse c’è chi pensa solo ad assegnare compiti a distanza, chi è preoccupato del tempo da recuperare o delle prove Invalsi da preparare. Dove le scuole sono aperte resta per lo più in silenzio. L’imbarazzante silenzio della scuola. Le domande di un’insegnante |
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“Mi prendo cura di due persone anziane… Tocca a me, per quanto possibile, proteggerle dalle goccioline emesse con la tosse e gli starnuti… Tocca a me proteggerle dalla vulgata indegna e meschina che le considera percentuale sacrificabile… Intanto si snocciolano i dati per rassicurare i sani e i forti, i giovani, i salvabili. E invece è così aperta e vulnerabile la frontiera dei fragili, dei vincibili, così trasversale… Quei deboli che ci ritroviamo a essere un po’ tutti, quando meno ce lo aspettiamo…”. Il #covid19 raccontato dalla casa di due ragazze del novecento |
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“Cari ragazzi … mantenete il sangue freddo, non lasciatevi trascinare dal delirio collettivo,.. Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c’è alcun motivo – se state bene – di restare chiusi in casa. Non c’è alcun motivo per prendere d’assalto i supermercati e le farmacie, le mascherine lasciatele a chi è malato, servono solo a loro… Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale…”. La lettera di professore ai suoi allievi mentre da casa osserva strade vuote, scuole chiuse, negozi svuotati |
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Il decreto legge approvato dal governo e la militarizzazione del territorio |
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Ci sono poche cose da sapere prima di tornare a giocare |
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Far ammalare le persone e poi vendere loro il rimedio per curarsi. La ricetta del profitto |
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Pensiamo davvero di vivere meglio salvandoci da soli e alzando muri? |
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Lavarsi bene le mani bene, non significa affatto non poter fare da soli |
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Greta, Malala, Alexander Langer. Perché abbiamo estremo bisogno di loro |
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Uno spazio web dedicato al migrare, a chi si mette in viaggio, |
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Una concreta e certa minaccia per l’umanità? Sì, la crisi climatica |
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La storia della violenza in Colombia vista da un fotografo del nostro tempo |
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