Non leggo che lamentele sulla faziosità della stampa e della televisione e sul livello di disinformazione quotidiana che praticano impunemente. Tutto inutile: sono pagate per farlo e nella società liberista l’etica non conta nulla. Furono i radicali e la sinistra liberal (ex sessantottini folgorati sulla via di Damasco dalla correttezza politica all’americana con cui sostituire il declinante dogmatismo marxista) a demonizzare il sistema pubblico e i suoi vincoli, ottenendo negli anni ottanta le liberalizzazioni che spianarono la strada, oltre che alla libera pornografia, al libero mercato mediatico, ossia al dominio di chi ha più soldi, a sostituire l’esecrata lottizzazione, che altro non era che una democratica distribuzione del potere fra i partiti eletti in parlamento.
Gli italiani approvarono entusiasticamente, come del resto, nel decennio successivo, lo smantellamento del sistema elettorale proporzionale, l’ingresso nell’euro e la deregulation del commercio, a favorire prima le grandi catene e poi Amazon. Quando cominciarono ad accorgersi che chi vuo’ fa’ l’americano non necessariamente si arricchisce come nei telefilm e film di Hollywood, era troppo tardi: i miliardari avevano preso il controllo di tutte le fonti di informazione; o comprandosele per due lire o con il ricatto della pubblicità – se vuoi che i miei maglioni, le mie auto o i miei alberghi io li promuova nelle tue pagine o trasmissioni, devi fare la politica che voglio e che mi conviene.
Ovvio che nessun giornale abbia parlato dei medici russi venuti in Italia ad aiutare nelle settimane più dure dell’epidemia, mentre enorme evidenza veniva dedicata a un tweet del modello di Salvini, Trump (che ne scrive decine ogni giorno, a ruota libera e contraddicendosi), in cui esprimeva una vuota solidarietà. Ovvio che l’anno scorso pochi abbiano dato rilievo allo scandaloso trattamento di Assange e che ancor minore attenzione sia stata dedicata, pochi giorni fa, al tentativo di invasione del Venezuela da parte di mercenari americani. Non mi interessa qui discutere di Maduro e neppure del livello di coinvolgimento della CIA nei tentativi di golpe in un paese, guarda caso, ricchissimo di petrolio. Mi importa solo notare che nell’Italia di oggi, e in generale nel democratico occidente, non solo è scomparsa ogni parvenza di neutralità e oggettività della stampa, ma non c’è più contradditorio.
Guardate invece, sotto, i titoli dell'”Unità” dei giorni in cui, sessant’anni fa, gli americani tentarono l’invasione di Cuba per spodestare Fidel Castro. Ben diversi erano quelli del “Corriere della Sera”: ma di quel reale pluralismo beneficiava l’Italia intera.
Che fare? Quello che si faceva in tempi di assolutismo: creare, anche a proprie spese, giornali e telegiornali di opposizione, altrettanto settari di quelli dei miliardari ma di segno opposto. Una ‘guerra civile’ ma mediatica e culturale, di gran lunga preferibile alla dittatura del pensiero unico di Gruber, Giletti, Mentana, Fazio, Annunziata.
di Francesco Erspamer Professore all’Harvard University