“Esplode la protesta delle masse popolari contro il governo Conte 2 asservito alla Confindustria”

Il malcontento, l’insofferenza e l’indignazione delle masse popolari esplodono in rivolte. È principalmente un segnale positivo.

Comunicato CC 31/2020 – 29 ottobre 2020

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Da Napoli a Torino, da Milano a Roma, esplode la protesta delle masse popolari contro il governo Conte 2 asservito alla Confindustria e ai gruppi finanziari!

Operai in lotta ovunque: dai metalmeccanici, alla logistica, ai servizi: la mobilitazione si allarga!

Whirlpool è l’evento sintetico dello scontro di classe in corso!

Che la protesta prenda la via della costruzione di un’alternativa politica e sociale al sistema della borghesia imperialista, causa del catastrofico corso delle cose!

Il sistema politico e sociale della borghesia è in sfacelo. Dobbiamo sviluppare il potere delle masse popolari organizzate! Il malcontento, l’insofferenza e l’indignazione delle masse popolari esplodono in rivolte. È principalmente un segnale positivo. I fatti di Napoli 23 e 24 ottobre e del 26 ottobre a Torino si ripeteranno: la repressione non basterà a soffocare l’esplosione.

Ogni forza politica e ogni gruppo organizzato cerca di approfittarne a proprio vantaggio: dai gruppi avventuristi e imbroglioni delle Larghe Intese (Lega, Fratelli d’Italia), agli scimmiottatori del fascismo del secolo scorso (CasaPound, Forza Nuova e altri), alla malavita organizzata. Sta a noi comunisti far invece diventare il malcontento, l’insofferenza e l’indignazione delle masse popolari e le loro ribellioni una forza che fa ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia la costituzione del Governo di Blocco Popolare.

Gli operai metalmeccanici assumono il tradizionale ruolo d’avanguardia: dall’atto della rottura del tavolo di trattativa contrattuale a inizio ottobre sono scesi in scioperi spontanei e in agitazioni d’altro tipo in centinaia di aziende. La lista degli stop è lunghissima (impossibile dare conto di tutte le agitazioni). Per ora le maggiori adesioni sono concentrate in Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto. In Emilia Romagna coinvolte tutte le aziende maggiori: Bonfiglioli, Ducati, Lamborghini, Kemet, Carpigiani, Philips Saeco, Toyota, Bredamenarinibus, Selcom, Cima, Electrolux, Marcegaglia, Bosch, Omso, Titan, Ognibene, Eurotec, Landi Renzo, Leuco, Argo Tractors e tutte le imprese del packaging (come Gd, Ima, Corazza). In Toscana stop si registrano in Alstom, Leonardo, Thales, Lottomatica, Laika, Esaote, Giusto Manetti Battiloro, Giga Grandi Cucine, Fonderia San Martino, Betamotor, Whirlpool, Denso, Rosss, Nuovo Pignone, Emmeci, Toscana Lamiere, Ciesse, Bertolotti, Knorr Bremse, Scotti Veicoli Industriali, Sabo Ammortizzatori. In Veneto si sono fermate All.Co, Antonio Carraro, Arcelor Mittal, Bedeschi, Berto’s, Carel, Dab Pumps, Electrolux, Fast, Guidolin, Abb Power Grids, Hi-Pe, Itel, Kim-Komatsu, Mp3 Lindab, Ocs, Parker Hannifin Manufacturing, Pavan-Gea, Toffac, Valvitalia, Zf, Zen. Intensa anche la protesta in Piemonte, dove non c’è provincia che non registri proteste: da Alessandria (Hme, Sct, Graziano, Omt, Inox Prodotti) ad Asti (Trivium), da Novara (Vco, Isringhuasen, Meritor, Lagostina, Perruchini, Praxaire) a Torino (Comec, Ma Chivasso, Baomarc, Idrosapiens, Valeo Pianezza, Perardi e Gresino, Cellino, Farid, Pieffeci, Dana Graziano), da Cuneo (Manitowoc, Valeo, Boma) a Vercelli (Dana Spicer Italcardano). Lungo anche l’elenco degli scioperi spontanei in Lombardia: tra i tanti, segnaliamo gli stop in Varinelli, Hennecke Oms, Alfacciai, Babcpck, Malvestiti, Fontana, Microtecnica, Beta, Candy, Sabaf, Mehits, Rollon, Agrati, Beretta, Marcegaglia, Modie, Eural Gnutti, SK Wellman, Zf Automotive, Redaelli Tecna, Italacciai, Cembre, Fonderie San Zeno, Marcegaglia, Dalmine Logistic, Camar, Dana Italia, Brema. In Liguria la mobilitazione ha riguardato i colossi industriali di Ansaldo e Fincantieri, mentre nelle Marche si segnalano stop in Elica, Whirlpool e Ariston. Da segnalare anche gli scioperi alla Kone di Roma e alla Flowserve di Caserta.

In Toscana si espande il No alla chiusura di case del popolo e circoli decretata dal governo Conte 2: bisogna invece farne centri di confronto, organizzazione e mobilitazione delle masse popolari, come e più di prima!

A proposito della mobilitazione di Torino il P.CARC dichiara: “La sera del 26 ottobre a Torino grandi manifestazioni in piazza Castello (una concentrazione organizzata da una serie di appelli diffusi via social) e in piazza Vittorio (qui la concentrazione era organizzata da alcune associazioni di categoria) contro i provvedimenti del governo Conte a danno della ristorazione, del lavoro autonomo e dei diritti e delle libertà individuali in generale. Bando alle chiacchiere: lunedì sera in piazza a Torino non si è verificata nessuna stranezza sociologica (come si affannano a provare i Lerner, i Revelli,ecc.) né si è realizzata alcuna saldatura tra “estrema destra, ultras, malavita e centri sociali” cioè i soggetti che il racconto mediatico di questi giorni descrive come la “sapiente regia” delle manifestazioni anti-Decreto Presidenza del Consiglio dei Ministri. La realtà è che a Torino come nel resto d’Italia settori di masse popolari (lavoratori autonomi, piccoli e medi imprenditori nel settore della ristorazione e dell’aggregazione, proletari dipendenti delle stesse attività) sono giustamente insorti contro dei provvedimenti governativi che li mandano rovina. La realtà è che la forte spinta dal basso di commercianti, ristoratori, proprietari di bar non più disposti a soccombere a vessazioni (e senza più la pazienza per seguire percorsi istituzionali e tavoli di trattativa) ha chiamato alla lotta tutte le categorie del lavoro autonomo e della piccola e media impresa che dall’inizio della pandemia subiscono vessazioni. Dai tassinari (presenti in gran numero e che già al mattino avevano dimostrato occupando piazza Castello) ad ogni tipo di lavoratore autonomo, esercente, professionista, ecc. sotto attacco. Infine nelle piazze di lunedì 26 ottobre era presente un pezzo di gioventù proletaria della città, italiana e immigrata, spesso a rappresentare il proprio malcontento di dipendente di un’attività produttiva in rovina oppure più semplicemente in piazza per approfittare della concitazione per dare un segnale forte, di rivolta contro il disastroso corso delle cose.”

È giusto e necessario costringere le autorità di fatto in carica ad assicurare a ogni famiglia i mezzi per una vita dignitosa. Possono e devono farlo. Bisogna mobilitare tutta la popolazione a far fronte al corso catastrofico delle cose che i grandi capitalisti impongono. Ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso.

Il 21 ottobre, si è riunita, negli Stati Uniti d’America il SEC (Securities and Exchange Commission), ossia la Commissione federale del governo americano avente funzioni di controllo sul mercato finanziario (l’equivalente della CONSOB in Italia) e il gruppo imperialista Whirlpool, che vuole chiudere o stabilimento di Napoli, ha presentato ai suoi azionisti l’andamento dei loro investimenti per l’anno in corso e staccato le cedole dei dividendi. E’ la dimostrazione di un’azienda che non è in perdita, fa profitto, reinveste dove può fare più profitto, con buona pace delle argomentazioni addotte per giustificare la chiusura del sito di Napoli. Contro questo, sabato 31 ottobre, mobilitazione generale degli operai di Napoli e del gruppo, per impedire la chiusura dell’azienda di Napoli. Per una lotta che, a quel punto, cambierà segno e passo e che continuerà.

Giovedì 5 novembre, Cgil Cisl e Uil di Napoli, anche alla luce dei fatti Whirlpool, hanno proclamato lo sciopero generale di quattro ore dell’industria e del terziario con una manifestazione a Piazza Dante contro la chiusura dello stabilimento e per lo sviluppo dell’area metropolitana.

I sindacati alternativi e conflittuali progrediscono. Nel comunicato sul 23 e 24 ottobre il SI Cobas nazionale dichiara: “Lo sciopero generale della logistica di venerdì scorso e le manifestazioni del giorno seguente indette dal Patto d’azione per un fronte unico anticapitalista hanno rappresentato un altro piccolo passo avanti nella costruzione di un percorso di lotta unitario contro gli effetti che la crisi sta producendo nelle condizioni di vita di milioni di lavoratori, precari e disoccupati. (…) Da questo punto di vista, la vicenda del rinnovo del CCNL metalmeccanici rappresenta un importante banco di prova: al di la della miseria delle 4 ore di sciopero indette dai confederali per il 5 novembre, come SI Cobas siamo disponibili sin da ora a sostenere tutte le iniziative di lotta reale che si produrranno nelle fabbriche nell’ottica di un fronte unico del sindacalismo combattivo così come emerso dall’assemblea del 27 settembre a Bologna. (…) Riguardo all’appuntamento del 24 abbiamo assistito in molte città a un consolidamento del percorso di lotta unitario, con la partecipazione di centinaia di lavoratori, disoccupati, precari e disoccupati nelle piazze locali indette sotto alle sedi di Confindustria.”

La mobilitazione delle masse popolari con gli operai in testa si allarga a tutto il paese. La costituzione del Governo di Blocco Popolare è l’esito necessario. E, come scrivevamo nel Comunicato CC 30/2020 di domenica 25 ottobre, “il movimento comunista cosciente e organizzato è un fattore decisivo della storia che dobbiamo fare e il partito comunista quello decisivo e l’esperienza della prima ondata ha dimostrato che nei paesi imperialisti è il più difficile da costruire.”

Dobbiamo quindi adottare, costringere le autorità di fatto esistenti ad adottare, spingere tutti e costringere i renitenti ostinati ad adottare tutti i mezzi che nell’immediato neutralizzano o almeno alleviano gli effetti nefasti del virus che si è diffuso (medicina di prossimità, territoriale e di base; protezione degli anziani e degli immunodeficienti; produzione e uso universale e non riservato ai privilegiati delle medicine antivirali già note; moltiplicazione dei mezzi e strumenti di terapia intensiva; adozione diffusa dei mezzi di protezione individuale; messa a punto del vaccino spezzando la concorrenza tra gruppi finanziari e laboratori di ricerca).

Contemporaneamente (e le due cose sono connesse), dobbiamo operare perché l’umanità adotti un ordinamento sociale confacente al grado che essa ha raggiunto di dominio sul mondo e di conoscenza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia. Forza base e principale di questa trasformazione sociale sono i lavoratori delle aziende capitaliste e pubbliche, gli altri proletari (lavoratori precari, dipendenti di aziende familiari e disoccupati), i lavoratori autonomi, le donne che il sistema capitalista discrimina, i giovani che il sistema capitalista condanna a un’istruzione di basso livello e ai quali il sistema capitalista nega un futuro dignitoso, gli immigrati che il sistema capitalista sfrutta ed emargina.

Che essi si ribellino al corso delle cose è molto bene, i comunisti devono porsi alla loro testa.

Noi comunisti dobbiamo mobilitare e organizzare, sostenere con forza tutte le loro lotte contro gli effetti della crisi generale del capitalismo, anche lotte contrastanti, perché è il modo di produzione capitalista che le rende contrastanti (nel socialismo c’è posto per tutti quelli che svolgono scrupolosamente il loro lavoro e nella società socialista ogni adulto ha un posto di lavoro dignitoso).

Quelli che vogliono essere comunisti devono organizzarsi per svolgere i compiti fin qui illustrati in unità d’azione e trarre le lezioni utili alla rivoluzione in corso dal bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria scatenata nel mondo dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e dalla costruzione dell’URSS di Lenin e di Stalin, dai suoi successi arrivati fino alla fondazione della Repubblica Popolare Cinese e di altri paesi socialisti e dal suo esaurimento senza aver instaurato il socialismo nel mondo.

Questa è l’alternativa realisticamente praticabile all’attuale catastrofico corso delle cose. Questo è la linea che noi comunisti seguiamo in ogni ambito e in ogni campo.

Questa è la linea che devono seguire tutti quelli che vogliono veramente porre fine al corso catastrofico delle cose.

Questa è la linea che deve adottare il M5S diventato forza del governo della Repubblica Pontificia: cambiare il modo di funzionare può essere necessario ma non basta; la denuncia del catastrofico corso delle cose bastava finché il M5S era forza di opposizione; al governo deve fare e per fare deve ricorrere alla mobilitazione e organizzazione delle masse popolare ed eliminare gli esponenti delle alte cariche civili e militari dell’Amministrazione Pubblica, i tipi alla Tito Boeri ex presidente dell’INPS, che sabotano l’attuazione delle misure favorevoli alle masse popolari, smettere di salvaguardare gli interessi dei Benetton, degli Agnelli-Elkann, di Whirlpool, dei gruppi promotore delle grandi opere (TAV, TAP, ecc.) inutili se non dannose, ecc.

La situazione è favorevole allo sviluppo del potere delle masse popolari organizzate. Abbiamo molto da imparare e da fare, ma la vittoria è possibile. La borghesia non ha futuro. La pandemia da coronavirus Covid-19 è un esempio di quello che essa porta l’umanità: distruzione dell’ambiente, inquinamento, povertà, disoccupazione e miseria.

Far avanzare la rivoluzione socialista è la sola via per evitare il disastro.

Bando alla paura! Bando alla sfiducia e al disfattismo!

Non sono le masse popolari che non combattono: siamo noi comunisti che dobbiamo imparare a svolgere meglio il nostro ruolo!

Costituire Comitati di Partito in ogni azienda, scuole, istituzione pubblica e in ogni territorio!
Mettersi in contatto con il Centro del Partito!
La riscossa delle masse popolari è possibile! Ciascuno può e deve dare il suo contributo!
Il partito comunista è il fattore decisivo della vittoria!

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Riprodurre e affiggere ovunque, con le dovute cautele, la locandina di pag. 72 di La Voce 65: vedere che il (n)PCI clandestino è presente infonde fiducia nei lavoratori e smorza l’arroganza dei padroni!

http://www.nuovopci.it

 

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