La rivoluzione socialista in Europa non può essere altro che l’esplosione della lotta di massa di tutti gli oppressi e di tutti i malcontenti.
Comunicato CC 33/2020 – 31 dicembre 2020
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Nel centenario della fondazione del primo PCI (21 gennaio 1921)
La rivoluzione socialista avanza!
Facciamo del 2021 l’anno del balzo in avanti nel consolidamento e rafforzamento del nuovo PCI!
La rivoluzione socialista in Europa non può essere altro che l’esplosione della lotta di massa di tutti gli oppressi e di tutti i malcontenti. Una parte della piccola borghesia e degli operai arretrati vi parteciperanno inevitabilmente – senza una tale partecipazione non è possibile una lotta di massa, non è possibile nessuna rivoluzione – e porteranno nel movimento, non meno inevitabilmente, i loro pregiudizi, le loro fantasie reazionarie, le loro debolezze e i loro errori. Ma oggettivamente essi attaccheranno il capitale e l’avanguardia cosciente della rivoluzione, il proletariato avanzato, esprimendo questa verità oggettiva della lotta di massa varia e disparata, variopinta ed esteriormente frazionata, potrà unificarla e dirigerla, conquistare il potere, prendere le banche, espropriare i trust odiati da tutti (benché per ragioni diverse!), e attuare altre misure dittatoriali che condurranno in fin dei conti all’abbattimento della borghesia e alla vittoria del socialismo, il quale si “epurerà” dalle scorie piccolo-borghesi tutt’altro che di colpo.
(Estratto dallo scritto di Lenin luglio 1916, Risultati della discussione sull’autodecisione – Opere complete E.R. vol. 22 pagg. 353-354)
La pandemia del coronavirus Covid-19 ha mostrato e ancora sta mostrando a tutti dove andiamo se la borghesia imperialista continua a imperversare nel mondo. La pandemia che nel 2020 in tutto il mondo ha colpito le masse popolari è, come la crisi ambientale e la disoccupazione di massa, un effetto del sistema di produzione capitalista esteso a livello mondiale. Non a caso i paesi che meglio hanno fatto fronte alla pandemia sono quelli dove sono ancora oggi più forti le trasformazioni del sistema di relazioni sociali e le istituzioni create dal movimento comunista nel corso della prima ondata (1917-1976) di rivoluzioni socialiste e di nuova democrazia. Lo stato attuale delle cose nel mondo è lo sbocco dell’epoca di reazione nera e sfrenata che, grazie alla nostra scienza, Stalin aveva a ragione previsto sarebbe sopravvenuta in tutti i paesi imperialisti e coloniali se mai la borghesia fosse riuscita a porre fine alla prima ondata della rivoluzione proletaria sollevata nel mondo della vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e dalla costituzione dell’Unione Sovietica, come infatti la borghesia riuscì a fare nella seconda parte del secolo scorso, con il prevalere del revisionismo moderno di Kruscev, Togliatti & Co in Europa e nell’URSS e la sconfitta della Rivoluzione Culturale Proletaria in Cina.
Il campo delle masse popolari contro il campo della borghesia imperialista (Manifesto Programma pagg. 168-169) Le masse popolari comprendono l’intera popolazione meno quelli che appartengono al campo della borghesia imperialista. Le masse popolari sono quella parte della popolazione che per vivere deve lavorare, che quindi vive, almeno in parte, grazie al proprio lavoro e non può vivere solo grazie allo sfruttamento del lavoro altrui. Le masse popolari sono il campo più vasto a cui la classe operaia può aspirare a estendere la sua direzione man mano che la crisi generale procederà, benché questo campo comprenda anche classi attualmente nemiche della classe operaia. La classe operaia è una parte delle masse popolari. |
Sta a noi comunisti fare in modo che la fine dell’epoca di nera reazione succeduta a partire dagli anni ’70 del secolo scorso all’esaurimento della prima ondata e all’inizio della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale, sia anche la fine definitiva del capitalismo. Noi comunisti italiani possiamo e dobbiamo dare un contributo determinante a questo passaggio storico.
La rivoluzione socialista è per sua natura internazionale, ma essa è la combinazione delle rivoluzioni socialiste e di nuova democrazia di vari paesi. Essere internazionalisti non vuol dire predicare (o comunque lavorare per) una rivoluzione che dovrebbe scoppiare simultaneamente a livello mondiale: vuol dire principalmente promuovere il movimento rivoluzionario nel proprio paese fino a instaurare il socialismo. Il primo paese imperialista che spezzerà le catene della comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, mostrerà la via e aprirà la strada alle masse popolari di tutto il mondo. L’Italia può essere questo paese. Questa è la strada che il nuovo Partito comunista italiano sta percorrendo, l’opera che sta promuovendo. A contribuire a questa opera noi chiamiamo tutti quelli che aspirano alla rinascita del movimento comunista e tutte le persone di buona volontà decise a porre fine al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone nel nostro paese e nel mondo. La creazione delle condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare fino a farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia è la linea della rivoluzione socialista in corso nel nostro paese.
Quando noi comunisti sosteniamo che in Italia già oggi esistono due poteri antagonisti e che la rivoluzione socialista è lotta in corso tra i due, gli esponenti della sinistra borghese, anche molti di quelli che si proclamano e onestamente pensano di essere comunisti, ritengono che noi straparliamo, farnetichiamo. Anche membri, simpatizzanti e collaboratori del Partito hanno difficoltà ad assimilare e applicare questa analisi del corso delle cose. In effetti per vedere nella realtà i due poteri già oggi esistenti (premessa per lavorare ad estendere e rafforzare il potere delle masse popolari organizzate e per avvalersi della crisi del potere della borghesia imperialista) bisogna non solo voler instaurare il socialismo, ma anche guardare la realtà con il metodo del materialismo dialettico. Un falegname esperto e creativo vede in una foresta quello che né un pittore né un pastore vedono. Un comunista che padroneggia il materialismo dialettico vede nella realtà quello che gli altri non vedono e nella sua attività si avvale di quello che nella realtà c’è e lui vede.
Trattando del partito comunista, noi diciamo che da una parte deve essere indipendente dalla borghesia sul piano ideologico, politico e organizzativo (cosa che gran parte dei partiti e gruppi che in Italia pur si dichiarano comunisti oggi non sono): e questo attiene alla strategia del partito. Dall’altra (e questo riguarda le molteplici tattiche) il partito comunista deve saper manovrare in ogni campo, anche in campo nemico, tessere in ogni classe e nei più diversi ambienti e organismi relazioni favorevoli all’avanzata della rivoluzione socialista, infiltrarsi in campo nemico. Quello che il movimento comunista ha fatto già nel passato: vedi La Voce 24 (novembre 2006) – Un libro e alcune lezioni; vedi Lenin Lettera ai comunisti tedeschi (18 agosto 1921). Questa è anche l’opera che noi comunisti ci siamo proposti: vedi in La Voce 59 (luglio 2018) – I quattro campi di lavoro esterno del Partito, quello che chiamiamo il quarto campo di lavoro del Partito.
Promuovere la formazione di organismi operai e di organismi popolari in ogni azienda privata e pubblica, in ogni scuola e università, in ogni zona d’abitazione è il nostro principale lavoro di massa; ma possiamo e dobbiamo anche reclutare tra i borghesi, il clero e i loro alti funzionari quelli che i misfatti della borghesia inducono a tradire la propria classe che impone al mondo il corso catastrofico delle cose che oggi tutti constatano su larga scala. Il 26 dicembre scorso i notiziari della Federazione Russa hanno diffuso la notizia della morte, a 98 anni, in Russia di George Blake. Egli è stato uno dei più importanti esponenti di questa categoria di combattenti reclutati dal movimento comunista cosciente e organizzato. Il sistema di disinformazione e intossicazione lo ha denigrato con l’epiteto di traditore: ma tradire la borghesia imperialista e passare dalla parte delle masse popolari è la scelta migliore che un esponente del campo imperialista può fare.
Il capitalismo è oramai da più di un secolo e mezzo entrato nella fase della sua decadenza: la Comune di Parigi è del 1870. Il sistema sociale borghese ha smesso da oltre un secolo e mezzo di svolgere nella storia dell’umanità un ruolo positivo. Esso sopravvive solo a causa dei limiti del movimento comunista cosciente e organizzato e in particolare dei partiti comunisti dei paesi imperialisti.
Nel 1923, quando, dopo più di due anni di rovinosa direzione settaria di Amadeo Bordiga, l’Internazionale Comunista lo chiamò a prendere la direzione del primo partito comunista italiano, Antonio Gramsci ebbe il coraggio (La Voce della gioventù, organo della FGCI, 1° novembre 1923) di chiedersi e incitò i comunisti a chiedersi:
Perché la classe operaia italiana è stata sconfitta [dai fascisti]? (…) Perché il fascismo è riuscito a sconfiggere, oltre che fisicamente, anche ideologicamente, il partito socialista che era il partito tradizionale del popolo lavoratore italiano? Perché il partito comunista non si è rapidamente sviluppato negli anni 1921-22 e non è riuscito a raggruppare intorno a sé la maggioranza del proletariato e delle masse contadine? (…)
Basta porsi queste domande per accorgersi che noi siamo completamente ignoranti, che noi siamo disorientati. Sembra che in Italia non si sia mai pensato, mai studiato, mai ricercato. Sembra che la classe operaia italiana non abbia mai avuto una sua concezione della vita, della storia, dello sviluppo della società umana. Eppure la classe operaia ha una sua concezione: il materialismo storico; eppure la classe operaia ha avuto dei grandi maestri (Marx, Engels) che hanno mostrato come si esaminano i fatti, le situazioni, e come dall’esame si traggano gli indirizzi per l’azione.
Ecco la nostra debolezza, ecco la principale ragione della disfatta dei partiti rivoluzionari italiani: non avere avuto una ideologia, non averla diffusa tra le masse, non avere fortificato le coscienze dei militanti con delle certezze di carattere morale e psicologico. Come meravigliarsi che qualche operaio sia diventato fascista? (…)
(…) noi abbiamo una concezione del mondo che supera tutte le religioni e tutte le filosofie finora nate sul terreno della società divisa in classi. Purtroppo… la concezione non l’abbiamo, ed ecco la ragione di tutti questi errori teorici, che hanno poi un riflesso nella pratica, e ci hanno condotto finora alla sconfitta e all’oppressione fascista.
L’inizio… dell’inizio!
Che fare dunque? Da che punto incominciare? Ecco: secondo me bisogna incominciare proprio da questo; dallo studio della dottrina che è propria della classe operaia, che è la filosofia della classe operaia, che è la sociologia della classe operaia, dallo studio del materialismo storico, dallo studio del marxismo.
Oggi i fautori alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato (tra loro i promotori di “costituenti comuniste”) devono imboccare questa via, rispondere alla domanda: perché la prima ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita? È la domanda alla quale il nuovo PCI risponde nello scritto I quattro temi principali su cui discutere nel movimento comunista internazionale. Rispondere a questa domanda è la premessa per contribuire da comunisti a trasformare in ogni azienda capitalista e pubblica, in ogni istituzione, in ogni paese, quartiere e città gli embrioni già esistenti (gli individui più attivi, più coscienti, più avanzati) in veri e propri organismi operai e popolari, centri locali del nuovo potere. La rivoluzione socialista non cade dal cielo.
La celebrazione del centenario del primo Partito comunista italiano fondato su indicazione dell’Internazionale Comunista a Livorno il 21 gennaio 1921 deve essere uno sforzo diffuso a imparare dalle eroiche imprese compiute dai suoi membri, dai successi raggiunti in particolare con la vittoria della Resistenza (1943-1945) sui nazifascisti e anche a imparare dalle sue sconfitte, dall’integrazione nella Repubblica Pontificia promossa da Togliatti dopo la vittoria della Resistenza e proseguita da Berlinguer e successori fino alla dissoluzione del primo PCI e alla frammentazione del PRC.
Noi arriveremo a instaurare il socialismo perché via via le masse popolari si renderanno conto che per attuare le misure di cui hanno bisogno e trattare in modo positivo le contraddizioni tra loro, devono e sono in grado di far leva su se stesse (organismi operai e popolari), sui comunisti e sul Partito comunista. Dopo l’esperienza della prima ondata mondiale di rivoluzioni (1917-1976) sollevata dalla costruzione dell’Unione Sovietica di Lenin e di Stalin che le masse popolari hanno alle spalle e con le trasformazioni che essa ha lasciato nel mondo e nel nostro paese, il Partito comunista diventa grande e forte solo man mano che promuove la rivoluzione socialista: lo abbiamo visto nella Resistenza 1943-1945. Quelli che prima vogliono costruire un partito comunista grande e forte (come il vecchio PCI lo era diventato solo facendo la Resistenza) e solo dopo fare la rivoluzione socialista, ben a ragione li chiamiamo attendisti. Hanno una concezione libresca e idealista della rivoluzione socialista.
Avanti quindi con iniziativa e con coraggio, facciamo avanzare la rivoluzione socialista in corso!
L’attuale pandemia è un risultato della sopravvivenza del capitalismo e della direzione dei gruppi imperialisti ristabilita nel mondo più di quaranta anni fa a seguito della trentennale decadenza dell’Unione Sovietica diretta da Krusciov e da Breznev e della sconfitta della Rivoluzione Culturale Proletaria del popolo cinese promossa da Mao Tse-tung. Ma questa pandemia ha fatto esplodere la crisi economica, ambientale e in generale sociale che era in corso da tempo. Ha creato condizioni che rendono necessaria e urgente la rivoluzione socialista. Questa è un movimento pratico che sfocia nell’instaurazione del socialismo: 1. il potere nelle mani dei lavoratori organizzati attorno al Partito comunista che reprime i tentativi di rivincita dei capitalisti e dei loro agenti, 2. la gestione pubblica pianificata delle attività economiche per soddisfare i bisogni della popolazione e dei rapporti con gli altri paesi, 3. la promozione della crescente partecipazione delle masse popolari, delle donne e dei giovani a tutte le attività specificamente umane. Sta a noi comunisti promuoverla e farla avanzare!
Per trasformare il mondo e porre fine al catastrofico corso delle cose, bisogna avere il coraggio di avanzare nella rivoluzione socialista in corso, bisogna fare una scelta di vita, bisogna avere il coraggio di vincere!
Questo è la proposta che il nuovo Partito comunista italiano fa per il nuovo anno a tutti quelli che sono decisi a porre fine al catastrofico corso delle cose!
Non sono le masse popolari che non combattono: siamo noi comunisti che dobbiamo imparare e svolgere meglio il nostro ruolo!
Costituire Comitati di Partito in ogni azienda, scuola, istituzione pubblica e in ogni territorio!
Mettersi in contatto con il Centro del Partito!
La riscossa delle masse popolari è possibile! Ciascuno può e deve dare il suo contributo!
Il partito comunista è il fattore decisivo della vittoria!
Riprodurre e affiggere ovunque, con le dovute cautele, la locandina di pag. 84 di La Voce 66 è un’operazione di guerra: vedere che il (n)PCI clandestino è presente infonde fiducia nei lavoratori e smorza l’arroganza dei padroni!
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