Mattarella sta cercando con un colpo di mano di installare un governo più asservito agli Agnelli-Elkann, ai Benetton e al resto della borghesia imperialista del nostro paese, all’UE e alla NATO […].
Moltiplicare le proteste in tutto il paese per impedire che Draghi si installi
Altro che “interesse nazionale”, “lotta alla pandemia”, “personalità di alto profilo”!
“Nella coscienza delle masse, anche delle più arretrate, è scaduto il prestigio e la riverenza per le istituzioni, e queste, svuotate di ogni spirito, private di ogni moralità, sopravvivono solo come paurosi vampiri” – A. Gramsci, “Smarrimento” – Ordine Nuovo, giugno 1921).
Non si tratta di stupirsi di quanto questa citazione sia attuale, ma di trovare la strada per risolvere una questione che era già chiara cento anni fa. La strada c’è. Sono le masse popolari che devono formare loro istituzioni. Sono le masse popolari organizzate che devono diventare esse stesse le nuove autorità di cui hanno bisogno.
Mattarella sta cercando con un colpo di mano di installare un governo più asservito agli Agnelli-Elkann, ai Benetton e al resto della borghesia imperialista del nostro paese, all’UE e alla NATO, emulando e superando quanto fatto dal suo compare Napolitano nel 2011 e nel 2013.
Per motivi ben noti che si riassumono nella progressiva sottomissione del M5S al sistema delle Larghe Intese, un faccendiere che a livello elettorale pesa meno del 2%, Renzi, ha manovrato per mandare a gambe all’aria Conte e sostituirlo con un altro faccendiere, direttamente indicato dai mercati, dalle banche e dal circolo della speculazione finanziaria internazionale (non a caso all’annuncio del mandato a Draghi i giornali titolano “festeggiano le borse”!). Mattarella è stato il regista dell’operazione. La manovra di palazzo, però, è zoppa.
Il “governo di alto profilo” di cui ciancia Mattarella sarà – e non potrà che essere – un accrocchio di funzionari della speculazione. Saranno anche “nomi importanti”, ma solo nella misura in cui servono a mettere d’accordo le varie fazioni della classe dominante in modo che i partiti votino la fiducia in Parlamento. Ma sono nomi che non godono della fiducia e del sostegno della classe operaia e delle masse popolari.
Non fasciarsi la testa prima del tempo: se dovrà fronteggiare la mobilitazione delle masse popolari, il governo Draghi non riuscirà a installarsi e a operare. Non ci sono “ragioni di stato”, “bene comune” e “appelli alla responsabilità” che tengano, se ne torna da dove è venuto. Ne sono consapevoli anche Mattarella e i suoi compari: è proprio per prevenirla che danno a intendere che Draghi, innanzitutto, si occuperà di prorogare il blocco dei licenziamenti!
Chi, in Parlamento, vuole fare gli interessi delle masse popolari ha poche scuse e nessun margine di tempo “per riflettere”; il M5S, LeU e – dove ci sono – i sinceri democratici ovunque collocati devono:
– votare a oltranza contro la fiducia a Draghi e a ogni altro governo imposto da Confindustria, banchieri e funzionari della UE;
– appoggiare e sostenere tutte le proteste e le mobilitazioni dei lavoratori e delle masse popolari.
Un inciso sul M5S. Non aspettiamoci che il M5S si metta oggi alla testa della mobilitazione popolare. Non lo ha fatto nel 2013 [quando Beppe Grillo chiamò alla mobilitazione di piazza, ma fece subito marcia indietro] contro i colpi di mano di Napolitano, non lo ha fatto nel 2018 quando ha vinto le elezioni e Mattarella ha fatto carte false per imporgli un’alleanza con la Lega, non lo farà oggi. Tuttavia, se non vuole essere travolto definitivamente dalle manovre con cui le Larghe Intese lo hanno “cotto a fuoco lento” è costretto a fare una scelta di campo: o con le Larghe Intese o con le masse popolari in mobilitazione.
È già chiaro che i vertici dei sindacati di regime non hanno intenzione di mobilitare i loro iscritti e anzi ammiccano al “governo tecnico”: aspetteranno passivamente che la macelleria sociale faccia il suo corso (o collaboreranno – ricordiamo il comportamento della CGIL di fronte alla riforma Fornero delle pensioni!) per piagnucolare in TV quando il bue è scappato dalla stalla.
È altrettanto chiaro che le redini della mobilitazione di cui c’è bisogno le tengono in mano i lavoratori e le loro organizzazioni di classe, gli organismi operai e popolari, i sindacati combattivi, i movimenti popolari (NO TAV, NO TAP e altri), il movimento studentesco, i comitati e le associazioni per la difesa della sanità pubblica, le reti solidali come quelle delle Brigate volontarie per l’emergenza e mediche.
È giusto e va sostenuto l’appello lanciato “a caldo” dal Comitato Autonomo Lavoratori Portuali di Genova:
“È da troppo che aspettiamo, avete attaccato il mondo del lavoro, demolendo l’articolo 18, la libertà di sciopero con i decreti sicurezza. Per via del Covid avete attuato lo Stato di eccezione,
100 mila posti di lavori in meno di cui 99 mila solo donne. Liberalizzato ogni forma di precarietà.
Confindustria ormai decide su ogni lotta sociale che avanza.
Non possiamo più aspettare che una idea politica veramente vicina noi abbia la forza di “prendere” forma e cominciare a lavorare per difendere realmente il popolo. Basta! Ormai è anni che siamo in questa situazione stagnante dove nessuno riesce più a dire la propria o a portare avanti realmente politiche sociali.
Scriviamo per tutti i Compagni che in questi ultimi anni sono stati arrestati, repressi o vivono condizioni di difficoltà.
Ci sono momenti che bisogna prendere la palla al balzo e forzare, spingere per portare avanti la lotta sociale.
Chiediamo che ci sia una mobilitazione nazionale. Dobbiamo andare tutti a Roma sotto i palazzi di potere, ma facciamolo! Oggi non domani!
La “piazza di Napoli insegna”, ci sono momenti che troppe congetture non servono a niente. Mettiamo in pratica tutti i ragionamenti che abbiamo sempre pensato e discusso.
M O B I L I T I A M O C I O R A”.
Bisogna che ogni organizzazione comunista, operaia e popolare, ogni sincero democratico che ha a cuore la Costituzione, ogni associazione vuole fare gli interessi delle masse popolari si impegni per far marciare la proposta:
- moltiplicando il numero delle organizzazioni operaie e popolari che in tutto il paese aderiscono,
- usando l’appello per alimentare il coordinamento a livello locale, provinciale, regionale e nazionale,
- elevando i loro obiettivi e sviluppando così la consapevolezza che solo costituendo un loro governo d’emergenza è possibile fare fronte alla situazione.
Non serve un governo che fa gli interessi dei capitalisti, serve un governo che fa gli interessi delle masse popolari!
Serve un governo deciso a rompere con i ricatti e della Comunità Internazionale del Vaticano, degli imperialisti UE, USA e sionisti perché sono un cappio al collo delle masse popolari.
Serve un governo deciso a spazzare via i traffici degli innumerevoli comitati di affari, consorterie, cosche e clientele che operano da parassiti su ogni attività economica, politica e sociale.
Serve un governo che metta al primo posto la difesa dei posti di lavoro esistenti e che ne crei di nuovi. Non è vero che “non c’è lavoro”, di lavoro da fare ce n’è tanto, ma i capitalisti non investono in ciò che non produce profitto e in mancanza di profitto sono ben disposti a mandare in rovina i territori, i servizi e il paese.
Serve un governo che faccia funzionare il paese negli interessi dei lavoratori e delle masse popolari anziché negli interessi dei capitalisti e degli speculatori.
Questo orientamento lo riassumiamo in sette misure:
- Assegnare a ogni azienda compiti produttivi utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale. Nessuna azienda deve essere chiusa
- Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi,
- Assegnare a ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società. Nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato,
- Eliminare attività e produzioni inutili o dannose, assegnando alle aziende coinvolte altri compiti,
- Avviare la riorganizzazione di tutte le altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione,
- Stabilire relazioni di solidarietà e collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi,
- Epurare gli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione che sabotano la trasformazione del paese, conformare le Forze dell’Ordine, le Forze Armate e i Servizi d’Informazione allo spirito democratico della Costituzione del 1948 e ripristinare la partecipazione universale dei cittadini alle attività militari a difesa del paese e a tutela dell’ordine pubblico.
Il governo di cui ha bisogno il paese non può nascere dalle alchimie del teatrino della politica borghese (elezioni, maggioranze parlamentari, ecc.), ma dalla mobilitazione cosciente di quella parte di lavoratori e masse popolari già organizzate. Sono loro che devono imporlo alla classe dominante.
Non è solo una strada possibile, è precisamente la strada che stiamo perseguendo e che chiamiamo le masse popolari a percorrere.
La crisi dilaga ma una strada c’è… serve un governo di emergenza popolare!
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
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