“La battaglia dei vaccini”

Le sfilate identitarie contro il ‘governo della finanza’ si sono puntualmente ripetute e, come è naturale che fosse, hanno lasciato il tempo che hanno trovato.

Ora però più che alla polemica bisogna pensare seriamente alla situazione in cui ci troviamo e come affrontarla. Dovrebbe essere il compito prioritario di chi ha intenzione di misurarsi seriamente con ciò che sta accadendo e soprattutto dovrebbe essere il dovere di una sinistra popolare.

La prima questione da chiarire riguarda la pandemia e i vaccini. A questo proposito ci troviamo in una situazione di confusione totale, creata da chi ha anteposto interessi particolari alla necessità di tutelare la salute dei cittadini. Tra i tanti discorsi fatti per mesi da parte di esperti e decisori politici non si è sottolineato con la chiarezza dovuta che senza vaccini non si poteva reggere a lungo. Lo scontro o anche il teatrino tra rigoristi e aperturisti che è stato in primo piano per un anno non poteva certo esaurire il problema che abbiamo di fronte. Che i cacicchi a capo delle regioni e i fascioleghisti abbiano alimentato per ragioni di bottega le polemiche, contribuendo ad aggravare le questioni sul tappeto è fuor di dubbio. Ma contrapporre a questa logica il rigorismo dei provvedimenti restrittivi alla lunga non poteva essere una soluzione convincente. Solo quando si è parlato dei vaccini come condizione indispensabile per superare la pandemia, si è potuta intravedere una luce in fondo al tunnel e si è aperta la possibilità di rendere coscienti e partecipi i cittadini italiani del fatto che ogni sforzo andava fatto in quella direzione.

Questa possibilità e questa necessità si è però subito scontrata con il cinismo e la criminalità politica di chi ha da salvaguardare interessi assai diversi dal bene pubblico. Un primo elemento di freno e confusione è emerso con la crisi di governo provocata da Matteo Renzi nella fase più drammatica e risolutiva in cui il problema della pandemia doveva essere affrontato. Un fatto da tener ben presente nel giudizio su un personaggio che galleggia nel sistema politico italiano con una funzione di provocazione a servizio di lobbies che hanno interessi che certamente non coincidono con quelli della gente onesta. Ma questo è solo un dettaglio. Nonostante tutti i tentativi di dire e non dire e di edulcorare il problema, è venuta in primo piano, non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa, la responsabilità dell’UE.

L’Unione Europea ha dimostrato la totale inconsistenza dei proclami e dei progetti di tutela della salute e in definitiva anche dell’economia. I due amici ‘atlantici’ dell’UE, americani e inglesi, hanno privilegiato i loro interessi a scapito degli “alleati” e lasciato a secco l’Europa, salvaguardando solo lo stato sionista. E l’hanno fatto mentre con scandalosa arroganza e con la servile complicità dei governi europei e della stessa UE si impediva di fatto ogni possibilità di affrontare l’emergenza ricorrendo a vaccini prodotti in Russia o in Cina. L’Europa è rimasta così totalmente scoperta e – per quanto ci riguarda più direttamente – anche i due pupazzi che ci rappresentano a Bruxelles, Gentiloni e Sassoli, sono risultati non solo ininfluenti, ma corresponsabili del disastro vaccini.

Adesso che il re è nudo si tratta finalmente di incominciare a risalire la china. La pandemia ci ha ricordato l’importanza prioritaria delle strutture sanitarie pubbliche mutilate per decenni e private di risorse per facilitare gli interessi privati. Ma il superiore interesse pubblico vale altrettanto e anche più di fronte allo strapotere delle multinazionali farmaceutiche e alla ricerca biomedica. Non è tollerabile che questo settore sia soggetto alla logica del profitto intrecciata con le mire imperialistiche dell’occidente.

Al ministro Speranza e al governo tutto, in una ipotetica e rude manifestazione di protesta, dovrebbero, per cominciare, essere poste alcune domande:

1) Perchè l’Italia non ha posto al centro della sua attività la questione dei vaccini, consentendo invece che l’agenda fosse dettata dai produttori privati e da una UE inesistente e perchè non sono state create le condizioni operative per arrivare al risultato?

2) Perchè si è voluto subito escludere, su direttiva americana, la possibilità di utilizzare vaccini prodotti al di fuori del circuito angloamericano e in particolare quello russo e cinese che parecchi paesi (cui si è aggiunta anche l’Austria) stanno acquistando? I proclami atlantisti ed europeisti che si sono moltiplicati nelle ultime settimane in rapporto con dichiarazioni continue che annunciano e già mettono in atto una nuova guerra fredda servono dunque anche a questo?

3) Perchè si continua a permettere alla destra fascio-leghista di strumentalizzare il disagio del settore del ristoro, alberghiero, sportivo non dicendo la verità e cioè che la vera soluzione è il vaccino e non la chiusura serale?

4) Quali iniziative serie e non cosmetiche intende prendere il governo in proprio e nelle sedi internazionali per impedire la speculazione sui brevetti e l’appropriazione privata degli ingenti fondi pubblici che vengono elargiti?

Se invece di proclamare al vento che la questione Draghi si riduce alla sua appartenenza al mondo della finanza ci fossimo occupati di creare un ampio fronte di lotta per spiegare alla gente disorientata qual è il problema e in che direzione bisogna andare forse avremmo ottenuto quella reazione popolare che oggi manca. E Draghi e il coro che lo sostiene avrebbe avuto la prima seria risposta alla sua vocazione ‘europeista’ e ‘atlantista’. Non è il caso di pensarci sopra e uscire dalle nicchie?

Aginform
28 febbraio 2021

 

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