La rottura del pensiero unico attorno a Draghi operata dal Fatto quotidiano, dai deputati e senatori 5 stelle che hanno votato NO al nuovo governo e dalla posizione presa da Sinistra italiana rafforza il movimento unitario contro il liberismo e l’atlantismo.
Ciò che sta avvenendo in questi giorni ci sembra la palese conferma che i discorsi che abbiamo fatto sul significato del governo Conte non erano acqua fresca. Ma quando si è palesato il golpe orchestrato per portare Draghi al controllo degli apparati di governo e dell’interlocuzione internazionale e dopo la convergenza sul governo ‘di unità nazionale’ della quasi totalità delle forze parlamentari, Grillo compreso, il fatto nuovo è che qualcuno non è stato al gioco e ha rotto l’incantesimo. Ha iniziato Marco Travaglio con la campagna di denuncia delle motivazioni fittizie che hanno portato alla liquidazione di Conte e da lì è passato a chiedere: diteci la verità sulle motivazioni dell’arrivo di Draghi. L’interrogativo, ovviamente è rimasto senza risposta, ma vale la pena di insistere, perchè la storia non finisce qui e servirà anche a farci capire ancor meglio come funziona la ‘democrazia’ italiana e per conto di chi e come ha agito il killer Renzi.
Inaspettato, almeno per noi, è stato il pronunciamento di Sinistra italiana e la dichiarazione di Fratoianni per il No al nuovo governo. Ma la sorpresa più grande è venuta dai 5 stelle. Il 40% ha votato No al nuovo pateracchio, e questa percentuale ha un valore ancor più grande perchè il quesito referendario presupponeva un obiettivo che si è dimostrato fasullo. Poi, al momento del voto, una quarantina di deputati e senatori 5 stelle ha votato contro Draghi e altri per protesta non hanno partecipato al voto. L’espulsione che ne è seguita ha aggravato la situazione e non ha certamente risolto la questione politica che si è aperta. Il solito stolto, questa volta Beppe Grillo, ha sollevato il masso e se l’è fatto cadere sui piedi.
La previsione che si può fare è che non solo Draghi non avrà quell’unità nazionale che si augurava e che, soprattutto si auguravano i suoi sponsor, ma che quella che si prevedeva essere una sinistra totalmente appiattita sull’appello di Mattarella ha trovato un’area che ha mostrato di avere uno scatto di dignità.
Si conferma insomma il detto che il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Buon segno, ma conviene non stare alla finestra ad aspettare lo sviluppo degli eventi, magari consolandosi con l’idea di essere migliori o ‘più avanzati’ di altri.
A giudicare dai risultati di una manifestazione tenuta qualche giorno fa a Roma, dove in piazza c’erano più sigle che partecipanti, si direbbe che le cose non stanno proprio così. Invece di pensare che il compito principale oggi è far capire il carattere delle contraddizioni e come intervenire per coinvolgere la gente in un’azione che vada in profondità, ci si attarda su riti autistici di cui nessuno si accorge se non quando, per la gioia della stampa di regime, ci scappa qualche carica della polizia.
Ora che la testimonianza c’è stata, e con scarsissimi risultati, si tratta di voltar pagina e ragionare su come una forza politica di opposizione e antiliberista può costruire un vero progetto di azione che parta da ciò che sta accadendo sul piano politico e su quello dei programmi del nuovo governo. Intanto si tratta di individuare l’obiettivo unitario che in questo momento unisce tutti coloro chi non hanno accettato il fatto compiuto, raccogliendo la sfida dei golpisti e denunciando chi fa finta di non capire e accetta di lavorare per ‘l’unità nazionale’.
E’ realistico pensare che si riesca a mettere in crisi questa politica e soprattutto a trovare la forza per combattere questa battaglia? Il governo Draghi è pieno di contraddizioni e rischia di fare acqua da tutte le parti. Non bisogna lasciargli il tempo di consolidarsi.
Il rifiuto politico di massa deve abbracciare le tre questioni che sono emerse finora: il golpe a trazione renziana, il collegamento tra il cambio di governo e i rinnovati propositi atlantisti, il contenuto liberista dei provvedimenti economici. Su questo bisogna imparare a dialogare con tutti coloro che sentono la necessità di essere fuori dal coro, mantenendo la lucidità necessaria nel valutare le forze in campo e le loro caratteristiche.
La forza politica che sia in grado di raccogliere la sfida dei golpisti non esiste già bella e pronta, ma i fatti dimostrano che potenzialità esistono. Usciamo dalle nicchie e cominciamo a lavorare sul serio.
Aginform
21 febbraio 2021