“La pandemia, i comunisti e la marcia verso il socialismo”

La classe dominante cerca di dimostrare in mille modi che il paese è diviso in due.

 

E’ uscito Resistenza 05/2021!

 

La pandemia, i comunisti e la marcia verso il socialismo

Editoriale

La classe dominante cerca di dimostrare in mille modi che il paese è diviso in due. Non fra sfruttati e sfruttatori, non fra operai e capitalisti, non fra masse popolari e classe dominante, ma fra cittadini responsabili che assumono i comportamenti individuali adeguati a fare fronte alla pandemia e cittadini che negano la pandemia, non accettano le misure imposte (chiusure delle attività senza indennizzi adeguati e limitazioni varie), assumono “comportamenti antisociali” e inevitabilmente diventano i responsabili del disastro in cui versa il paese. Tutte balle!
Già il solo fatto che questa contrapposizione sia sistematicamente promossa da tutti i media di regime – a cui si aggiungono le “cannoniere” dell’informazione alternativa (dove domina la sinistra borghese) – deve far suonare un campanello di allarme.
Non si tratta affatto di una “disputa filosofica” sull’interpretazione della realtà: l’analisi della realtà incide direttamente sulla capacità di vedere, progettare e costruire l’alternativa al sistema capitalista.

Se si sostituisce la divisione della società fra “negazionisti” e “covidioti” alla divisione della società in classi, il mondo che si riesce a immaginare resta comunque relegato nel recinto del dominio borghese ed è tutt’altro che nuovo o diverso.
La guerra fra poveri negazionisti vs covidioti non porta niente di positivo al campo delle masse popolari e anzi rafforza la classe dominante.
Avanzare nell’organizzazione e nella mobilitazione delle masse popolari, che iniziano ad agire in maniera autonoma, porta invece qualcosa di positivo anche rispetto al superamento di queste inutili e dannose contrapposizioni.
Per questo motivo chiamiamo tutti gli elementi avanzati della classe operaia e delle masse popolari a non cadere in questo tranello, chiunque sia a presentarlo, indorarlo e spacciarlo come “una questione decisiva”.

Le questioni decisive sono altre: sono quelle che alimentano l’organizzazione delle masse popolari e la loro mobilitazione, il loro protagonismo e il processo attraverso cui imparano a fare a meno della classe dominante, delle sue autorità e delle sue istituzioni e arrivano a gestire autonomamente la società conformemente ai loro interessi.
Un primo passo è riconoscere cosa si muove dietro la propaganda di regime e l’intossicazione dell’opinione pubblica. (leggi tutto l’articolo)

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  • entro il 30 novembre se la presentazione viene effettuata per via telematica, direttamente dal contribuente o dall’intermediario abilitato.

Scarica il modello per la compilazione >>>

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Da Resistenza n. 05/2021

Portare ovunque la bandiera rossa e la falce e martello

Una delle situazioni in cui più frequentemente ci imbattiamo è la seguente: chi oggi, sia pur orgogliosamente, sventola la bandiera rossa con la falce e il martello è in generale sfiduciato che quella bandiera e quel simbolo possano effettivamente scaldare, nel 2021 e in Italia, il cuore e i pensieri degli operai e delle masse popolari e farli volare alto.
Così oggi la bandiera rossa, simbolo dell’emancipazione della classe operaia, delle masse popolari e dei popoli oppressi di tutto il mondo, è per tanti compagni “un cimelio”, anziché uno strumento di lotta.

Per contro, chi riempie le piazze e le strade con le proteste e le mobilitazioni di queste settimane e comunista non è, si trova circondato da bandiere di tutti i tipi: tricolori nazionali, sindacati di categoria variopinti, sigle nuove, sigle vecchie, sigle riciclate di una miriade di associazioni, corporazioni, fazioni… alcune delle quali diretta emanazione di questa o quella cricca padronale o comitato di affari. Vede bandiere di ogni genere, ma non quella rossa con la falce e il martello.
Accusato spesso di essere nazionalista, fascista, leghista, ecc. ecc. proprio da chi sventola la bandiera rossa, ribatte: “A voi comunisti però, dove stiamo noi, io non vi ci vedo mai”! E diciamocelo francamente, questa è la pura verità!
I comunisti dovrebbero sempre stare dove ci sono i lavoratori e le masse popolari e se così non è, è normale che a dirigere le danze ci sia la borghesia con i suoi lacchè.

 

Recovery Fund / PNRR La carota davanti al ciuccio che deve andare “verso le riforme”

“Riguardo al contenuto del PNRR, al di là delle chiacchiere, della propaganda (335 pagine) e dei numeri (248 miliardi, scritti in grande), “la supposta” presenta le seguenti caratteristiche:
– erogazione dei soldi solo a determinate condizioni. Vuol dire che lo Stato italiano deve rispettare alla lettera i diktat della UE, altrimenti non becca un quattrino;
– stretto vincolo del governo (dell’attuale e dei futuri) al rispetto del PNRR. Vuol dire che l’indirizzo contenuto nel documento non può essere cambiato da nessun governo italiano senza il consenso o la precisa indicazione della UE, in sostanza ulteriore cedimento di sovranità nazionale;
– privatizzazioni, liberalizzazioni e maggiore apertura all’ingresso di agenzie straniere. “Al fine di favorire la rimozione di molte barriere all’entrata dei mercati bisognerà superare alcuni ostacoli regolatori al libero svolgimento di attività economiche. In particolare in materia di servizi idroelettrici, di distribuzione del gas e vendita di energia elettrica o di concessioni autostradali. In materia di servizi pubblici locali, ancora, occorre imporre all’amministrazione una motivazione anticipata e rafforzata che dia conto delle ragioni del mancato ricorso al mercato” – Il Fatto Quotidiano, 27 aprile 2021.”

 

Tentativi di “restaurazione” – Il punto sulla situazione politica

La china disastrosa del M5S, spinto da Grillo, Di Maio e Crimi a sostenere la Troika e Draghi, ha portato in dote il ripristino dei vitalizi a esponenti di primo piano del mondo parassitario e criminale della borghesia italiana, a partire da Formigoni. A poco serve il ricorso del Senato alla Corte dei Conti per impugnare la decisione: il messaggio è chiaro e forte.
Anche la militarizzazione della Val Susa, i lacrimogeni sparati in faccia ai manifestanti, le botte, le rappresaglie poliziesche contro gli abitanti, l’esautoramento del potere dei sindaci a colpi di celere e carabinieri, ecc. sono un altro messaggio chiaro.
L’eliminazione di Quota 100 – annunciata, anche se non ancora deliberata – è un antipasto delle manovre che seguiranno per smantellare tutte le misure “popolari”, anche se contraddittorie e parziali, che i governi Conte avevano adottato (in particolare il Conte 1, quello con la partecipazione leghista, a conferma che il PD è persino più a destra di Salvini!), come il Reddito di Cittadinanza e il Decreto Dignità.
Tornare all’età pensionabile di 67 anni “senza colpo ferire”, con la complicità dei sindacati di regime e degli stessi partiti che avevano promosso Quota 100 è la dimostrazione dei tempi correnti: tutte le fazioni della borghesia, tutti i comitati di affari e il Vaticano, collaborano attivamente all’operazione Draghi.

 

Come il CLN nella Resistenza

“C’è bisogno di una mobilitazione dispiegata in tutto il paese a sostegno della popolazione della Val Susa contro le truppe di occupazione del partito del cemento, della speculazione e della devastazione ambientale.
C’è bisogno di un piano industriale e ambientale partecipato e condiviso che ponga fine al ricatto fra ambiente, salute e lavoro, a partire dalla ex-ILVA di Taranto che regala inquinamento e morte alla popolazione di Taranto e disavanzi per le casse pubbliche mentre, al contrario, fa sfregare le mani di ArcelorMittal. Lo Stato paga per uccidere i suoi cittadini, mentre la multinazionale specula e gode pure di scudo penale. Produrre acciaio in modo sostenibile, compatibile con l’ambiente e con la salute dei lavoratori e delle masse popolari è possibile!”

Dall’Agenzia Stampa

·         [Italia] Tra “figli pinocchi” e grilli parlanti: quale futuro per il M5S?

·         [Italia] Marcia di liberazione: le voci della piazza del 24 aprile a Roma

 

 

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