Il 10 giugno di 22 anni fa, dopo 3 mesi di fuoco, cessava la guerra “umanitaria” della NATO contro la Jugoslavia. Furono oltre 2.300 i bombardamenti contro città, villaggi, fabbriche e centrali elettriche. La frantumazione della Jugoslavia non si fermò quel 10 giugno.
Cosa è successo agli Stati che nacquero da quella guerra? Alcuni neo-stati come la Slovenia e la Croazia troveranno subito un porto sicuro nell’Unione Europea. Serbia, Bosnia, Montenegro e Macedonia hanno vissuto due decenni di attese e mancate promesse. Nel Kosovo, auto dichiaratosi indipendente, la “pace” è mantenuta dai soldati NATO che si interpongono tra kosovari/e di etnia albanese e le enclave serbe.
In questo fragile contesto, i Balcani diventano una delle due rotte per decine di migliaia di disperati/e in fuga da altri conflitti: persone dall’Iraq, dalla Siria, dall’Afghanistan, dal Kurdistan, dal Pakistan, dal Bangladesh ecc. che arrivate alle porte d’Europa si scontrano con le forze dell’ordine locali.
Il campo per migranti di Lipa, vicino alla città di Bihac nel nord della Bosnia, è diventato l’avamposto di una fortezza europea che sigilla i confini e si volta dall’altra parte.
Parleremo con esperti/e di Balcani e attivisti/e della società civile delle conseguenze di quella guerra e di cosa avviene lungo la rotta balcanica oggi. Parleremo con Silvia Maraone, esperta per IPSIA BIH di Balcani e migrazioni, Alessandro Di Meo, attivista e uno dei fondatori della campagna Un Ponte Per Belgrado, Gianluca Nigro, operatore sociale e saggista nel campo dell’immigrazione e dell’asilo, Giulia Torrini, Comitato Nazionale di Un Ponte Per.
Unisciti a Un Ponte Per giovedì 10 giugno alle ore 18.
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*L’evento durerà circa 1 ora e mezza.