Viene presentato in questi giorni in diverse città e sarà disponibile a partire dal 20 giugno. “Pluriverso. Dizionario del post-sviluppo”, Orthotes Edizioni, è un libro ampio e transculturale, essenziale per riconoscere la diversità di vedute delle persone sul bene del pianeta e sulle loro abilità nel proteggerlo.
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Viene presentato in questi giorni in diverse città e sarà disponibile a partire dal 20 giugno. “Pluriverso. Dizionario del post-sviluppo”, Orthotes Edizioni, è un libro ampio e transculturale, essenziale per riconoscere la diversità di vedute delle persone sul bene del pianeta e sulle loro abilità nel proteggerlo. Per cercare di ancorare le attività umane ai ritmi e agli schemi della natura, rispettando la materialità interdipendente di tutto ciò che vive. Questa conoscenza indispensabile va preservata come bene comune e non privatizzata o mercificata per essere venduta. Hanno curato il corposo volume (500 pagine): Ashish Kothari, ambientalista indiano; Ariel Salleh, sociologa australiana; Arturo Escobar, antropologo colombiano; Federico Demaria, ricercatore italiano in ecologia politica ed economia ecologica; e Alberto Acosta, economista, giudice del Tribunale Internazionale per i Diritti della Natura, ex ministro e presidente dell’Assemblea Costituente ecuadoriana. |
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La morte di Seid è un dolore privatissimo ma anche un fatto sociale |
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I numeri sono magici: permettono di evitare la fatica del ragionamento |
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Parte dalla Val di Susa il grido di una nuova estate di lotta |
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“Potresti dirmi come fare per emigrare in Italia”? Questo messaggio di un giovane militante della società civile nigerina è arrivato a sorpresa nella posta di Mauro Armanino, missionario a Niamey. Come rispondere? |
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Violenze sui migranti. Possiamo agire ogni giorno in molti modi |
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Anche in Italia i cambiamenti climatici arrivano in tribunale |
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I combustibili fossili sono un grande affare per la finanza internazionale |
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Vogliono trasformare l’intero pianeta in un paradiso fiscale per le multinazionali |
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Abbiamo bisogno di andare molto oltre la scuola. I patti educativi di comunità possono aiutarci perché non organizzano le risorse presenti in un territorio, ma sono al tempo stesso il frutto di relazioni già esistenti e un loro moltiplicatore. Chi possono essere gli attori e le attrici di questi patti? Come possono mettere in gioco la città non in quanto spazio complementare alla scuola ma come spazio altro rispetto alla scuola? Quali sono le condizioni per far nascere patti significativi in molti territori? |
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