Perù: perché non è ancora stata proclamata ufficialmente la vittoria di Castillo?

Lo scrutinio dei voti in Perù è terminato con il candidato marxista Pedro Castillo che ha avuto la meglio su Keiko Fujimori con uno scarto di circa 70mila voti (50,2% contro 49,8%). La figlia dell’ex dittatore peruviano Alberto già prima del termine delle operazioni di conteggio dei voti aveva denunciato brogli. Le sue denunce sono apparse però sin da subito senza fondamento e solo strumentali a dilatare i tempi per la proclamazione ufficiale di Pedro Castillo come vincitore.
Fujimori e il suo partito Fuerza Popular non hanno presentato alcun indizio concreto a sostegno delle accuse, inoltre alla denuncia di Fujimori era seguita la presa di posizione del presidente dell’autorità elettorale Salas, il quale smentiva ogni ipotesi di brogli definendola totalmente infondata.

Eppure Castillo non viene ancora proclamato vincitore e la giuria elettorale nazionale (JNE) decide di prorogare il termine per richiedere l’annullamento dei voti in seggi elettorali dove si siano verificati dei brogli comprovati, nonostante questo termine sia scaduto addirittura lo scorso mercoledì. Una manovra che va incontro alla strategia di Fujimori mirante ad annullare 200mila voti di Castillo nelle zone rurali del paese. Le roccaforti del maestro marxista.

La decisione sarebbe stata in seguito annullata dal JNE. Il deputato di Perù Libre Guillermo Bermejo Rojas commenta così: «Il sogno della mafia è finito: la JNE ha respinto la richiesta di proroga per impugnare il verbale. Pedro Castillo presidente!».

Castillo prima che la decisione fosse annullata aveva affermato: «Se è vero che la JNE intende prolungare il termine per presentare la nullità del verbale, violerebbe l’ordine elettorale. Invito il presidente della JNE a pronunciarsi fornendo certezza giuridica al processo. Infine, invitiamo il popolo peruviano a stare all’erta».

«Dopo che il conteggio è avverso a Keiko Fujimori, la giuria delle elezioni nazionali cambia le regole del gioco all’ultimo minuto, estendendo il termine per presentare annullamenti e impugnazioni. I Colletti Bianchi in azione. Il popolo deve ribellarsi», scriveva su Twitter il partito di Castillo Perù Libre.

In un comunicato, inoltre, il partito peruviano denunciava che «la JNE sta violando i nostri diritti» e la ‘Ley Orgánica de Elecciones’.

Decisione annullata

Con tre voti favorevoli e uno contrario, l’organismo elettorale ha deciso di non riaprire i termini per presentare le richieste di annullamento dei voti.

Secondo informazioni del quotidiano La República coloro che hanno votato a favore dell’annullamento di questa controversa proroga sono stati: Jorge Salas Arenas, Jorge Rodríguez e Jovián Sanjinez, mentre l’unico a votare contro è stato Luis Arce Córdova (fujimorista), indagato nel caso ‘Los Cuellos Blancos del Puerto’ per traffico di influenze e appropriazione indebita.

Un ripensamento che avviene dopo l’intervento del capo della JNE, Jorge Luis Salas Arenas, il quale, secondo fonti del quotidiano peruviano, ha sostenuto che quanto approvato dai tre magistrati violava la legge e andava contro i precedenti della stessa JNE.

Nel 2011, la Corte Costituzionale (TC) interpretava una sentenza emessa nel fascicolo n. 05448-2011-PA/TC, affermando che le fasi del processo elettorale “sono tassative e preclusive”, e pertanto la JNE non può intervenire andando a modificare le regole stabilite e termini, in quanto si tratterebbe di un atto incostituzionale.

Infatti, questa risoluzione del TC specifica che la competenza della JNE deve essere riflessa e garantita nel “rispetto del processo nel suo insieme” poiché lo scopo della chiamata alle elezioni è mantenere la “stabilità democratica”.

Precisa inoltre che secondo la Legge n. 26859, Legge Organica delle Elezioni (LOE), tale processo deve essere suddiviso in tre fasi: convocazione, attività relative al suffragio e proclamazione dei risultati.

“Queste tappe hanno effetti perentori e preclusivi poiché ognuna di esse rappresenta una garanzia, che nel loro insieme cercano come fine ultimo il rispetto della volontà delle persone alle urne, per far sì che i voti traducano l’espressione autentica, libera e spontanea dei cittadini”, si legge nella risoluzione.

Le manovre del fujimorismo

Il Fujimorismo è riluttante ad accettare la sconfitta elettorale e mette ulteriormente a dura prova un ambiente già polarizzato. Senza fornire prova alcuna, insiste a parlare di brogli e cerca di vincere a ‘tavolino’ nonostante sia uscito sconfitto alle urne. Keiko ha affermato che ci sono ancora 500.000 voti da rivedere, una cifra gonfiata. In ogni caso avvocati degli studi principali e più costosi di Lima lavorano con Fujimori per annullare i voti dei cittadini più poveri del paese, quelli delle aree rurali, e cambiare così il risultato elettorale.

“Hanno il diritto di chiedere l’annullamento dei voti, ma un conto è chiedere l’annullamento e un altro è avere la possibilità che questa richiesta venga accolta. Le ragioni che hanno addotto per chiedere l’annullamento dei voti sono poco comprensibili. Cercano di annullare i voti dove Castillo vince in modo schiacciante, ma gli stessi problemi in altri seggi elettorali sembrano non interessargli. Questo reclamo ha l’unico obiettivo di prolungare la fine del processo elettorale, e nel frattempo abbiamo una campagna politica e mediatica molto forte che parla di brogli. La strategia è macchiare il processo elettorale e se non c’è modo di invertirlo, ignorare i risultati e delegittimare il governo eletto”, dichiara al quotidiano argentino Página/12, Fernando Tuesta, politologo ed ex capo dell’Ufficio nazionale dei processi elettorali (ONPE).

Le richieste di annullamento dei voti presentate da Keiko Fujimori devono essere esaminate dalla giustizia elettorale di ciascuna regione in cui si trovavano i seggi elettorali in questione. Tale decisione può essere impugnata presso la giuria elettorale nazionale (JNE), un processo che richiederà diversi giorni. Con argomentazioni prive di fondamento, la richiesta di annullamento dei voti non dovrebbe passare, confermando così ufficialmente la vittoria di Castillo. Ma c’è una forte pressione sulla giustizia elettorale.

FABRIZIO VERDE (Direttore de l’AntiDiplomatico)

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