La confusione regna sovrana sulla campagna vaccinale in Italia. Dopo l’ennesima ridda di voci, decisioni che durano il tempo di una notte o inoculazione, sul siero prodotto dalla multinazionale biofarmaceutica AstraZeneca, adesso pare che i soggetti vaccinati con Vaxzevria sotto i 60 anni completeranno il loro ciclo vaccinale con i sieri prodotti da Pfizer o Moderna.
Quindi l’Italia ha deciso di procedere con la cosiddetta vaccinazione eterologa o mista. Ovvero l’utilizzo di una seconda dose con un vaccino anti-Covid diverso rispetto a quello utilizzato per la prima somministrazione. Giorgio Palù, presidente di AIFA, ai microfoni di Rainews24 afferma: “La raccomandazione dell’AIFA e del Cts è forte. E’ un must per le Regioni, ben venga che sia lo Stato a prendersi una regia centrale in questioni delicate come questo. E’ lo Stato che si impone sull’autonomia delle Regioni di fronte a una calamità nazionale”.
“Ci sono studi in Francia, in Germania, Spagna. Tutti dimostrano cose che sapevamo: due vaccini diversi stimolano meglio il sistema immunitario”, aggiunge Palù.
Sulla stessa linea di pensiero l’ineffabile ministro della Salute Roberto Speranza: “La vaccinazione eterologa – ha affermato in occasione di un incontro con i giornalisti – è già utilizzata da Paesi importanti come la Germania da diverse settimane, ma anche in altre aree del mondo, e i risultati sono incoraggianti. Vi sono alcuni studi che testimoniano come la risposta immunitaria sia persino migliore di quella con due dosi dello stesso vaccino”. E’ chiaro, ha sottolineato ancora Speranza, che “nel momento in cui, come è avvenuto, le autorità scientifiche del nostro Paese ribadiscono tutte insieme un’indicazione di questo tipo, io penso che come sempre dobbiamo affidarci agli scienziati”.
Appunto, gli scienziati, vediamo cosa dicono. Un esponente molto mainstream come Fabrizio Pregliasco afferma: “Credo che questo mix si possa fare e diversi studi già presenti confermano ciò, ma è chiaro – avverte- che si tratta di studi su numeri ridotti e che non valutano eventi avversi nel medio termine. Per questo, sono ancora necessari una serie di approfondimenti che formalizzino ufficialmente questa possibilità”.
Una netta stroncatura di questa ipotesi arriva dal paese indicato sin dall’inizio della pandemia come virtuoso ed esempio da seguire per la velocità con cui ha provveduto a immunizzare gran parte della popolazione in breve tempo, ossia Israele. “Mixare i vaccini è una scelta che al momento andrebbe presa solo in condizioni disperate. Sarebbe ragionevole solo se ci fosse un’impennata di casi, non ci fossero abbastanza dosi per proteggere i cittadini e non ci fosse altra scelta. Non ci sono studi sufficienti sulla cosiddetta ‘eterovaccinazione’. Per ora è meglio eseguire il richiamo con lo stesso siero”, ha affermato Arnon Shahar, responsabile della campagna vaccinale in Israele, in un’intervista a QN.
“In Israele abbiamo avuto poche persone che sono arrivate dall’Inghilterra o anche dall’Italia e che avevano già ricevuto una prima dose di Moderna o AstraZeneca. Il richiamo è stato eseguito con Pfizer, l’unico siero che usiamo qui – aggiunge – non abbiamo visto effetti collaterali. Ci sono alcuni studi, secondo cui mixare i vaccini potrebbe causare una risposta immunitaria più efficace. Ma non sono definitivi. Finché la situazione non sarà chiara, è meglio continuare a iniettare sempre lo stesso siero”.
Insomma, appare chiaro che ancora una volta in Italia procediamo con un metodo che di scientifico ha ben poco. L’unico obiettivo sembra essere quello di rispettare la road map vaccinale nei tempi stabiliti.
E la salute delle persone? Non è la priorità. Altrimenti si sarebbe puntato sin dall’inizio a sviluppare al meglio i diversi protocolli di cura tempestiva e di una certa efficacia, e immunizzare subito i soggetti fragili più a rischio in caso di contagio. Invece si è puntato sulla vaccinazione di massa e indiscriminata. Tra l’altro con metodo tutt’altro che scientifico anche per quanto concerne i vaccini da inoculare. Infatti i sieri russi e cinesi sono ancora in attesa di un’approvazione da parte di EMA che ha questo punto non sappiamo se e quando arriverà mai.
Il concetto è sempre lo stesso e ci tocca ribadirlo ancora una volta: tutta la gestione di questa pandemia ha ben poco di scientifico, mentre invece emerge un coacervo di interessi economici e politici lampanti.
LA REDAZIONE DE L’ANTIDIPLOMATICO