Macché “casacca alla Mao”!

Ecco un (piccolo) esempio, ma molto istruttivo, di come vengono travisate le notizie sulla Cina. Perfino le più comuni, apparentemente di poco valore, ma significative dell’ignoranza, della retorica, delle bugie e soprattutto dei pregiudizi occidentali – massimamente americani – che influiscono sull’incomprensione nei confronti di questa Cina da incriminare.

Ieri sera perfino il TG1 ha fatto la classica scivolata. Ma a dire il vero per l’intera giornata, a commento della celebrazione in piazza Tian’anmen del centenario del Partito comunista cinese , si è detto e ripetuto – con piglio sagace di chi scopre gli altarini – che il presidente Xi Jinping si è affacciato dalla tribuna della Porta Celeste indossando “la casacca alla Mao”. Ovviamente l’abbaglio si è subito diffuso in tutto l’Occidente, ansioso di “leggere” in quella “casacca alla Mao” un ritorno bellicoso della Cina maoista, della quale Xi Jinping – vestito in quel modo – si sarebbe autoproclamato, con il linguaggio delle immagini, il nuovo Grande Timoniere.

Calmi! Calmi tutti! Quella giacca intanto non è una casacca, ma insieme ai pantaloni costituisce l’abito ufficiale dei nazionalisti cinesi, comunisti compresi. Vi sembrerà strano, ma è così da  110 anni, dal 1911 quando il famoso rivoluzionario Sun Yatsen, fondatore del partito nazionalista del Kuomintang, scelse quella giacca come abito civile per sé e per tutti i funzionari repubblicani, simbolo dell’abbattimento dell’Impero.
E così fece suo cognato Chiang Kaishek quando nel 1925, alla   morte di Sun, “ereditò” il partito nazionalista e divenne presidente della Cina. Mantenne lo stesso abito, identico a quello scelto dai rivoluzionari comunisti, cominciando da Mao Zedong che non se ne separò mai fino alla morte, come fecero prima di lui Sun Yatsen e Chiang Kaishek.

Quindi vorrei sottolineare come perfino da una innocua giacca indossata indifferentemente dagli uni e dagli altri, soprattutto da Chiang Kaishek e da Mao Zedong, avversari tenaci, si diano interpretazioni farlocche alla complicata, intelligente, a volte incomprensibile politica cinese. Basterebbe questo fatterello a squalificare i cosiddetti “China watchers”, inviati, corrispondenti o esperti che essi siano.
E come ciliegina metto sulla torta alcune foto: i tre “casaccari” (Sun, Chiang, Mao) e due foto altamente significative di Chiang Kaishek e Mao Zedong – vestiti uguali – scattate nel 1946 a Chongqing al termine degli incontri per concordare una strategia bellica comune contro gli invasori giapponesi.
Quindi attenzione! E’ l’ideale nazionalista di una patria indivisa e indipendente che guida da oltre un secolo sia il Kuomintang che il Gongchangtan, ovvero il Partito comunista, del quale ieri 1°luglio si è celebrato il centenario.

Adriano Màdaro

Macché “casacca alla Mao”! – WORLD AFFAIRS – L’Antidiplomatico (lantidiplomatico.it)

 

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