In provincia di Brescia si producono sistemi antimina, munizioni di medio e grosso calibro e testate
Pacifisti in azione: flash mob davanti alla sede dell’azienda RWM Italia a Ghedi
Flash mob
Con un flash mob davanti alla sede dell’Azienda RWM Italia a Ghedi (in provincia di Brescia) – che produce sistemi antimina, munizioni di medio e grosso calibro e testate – il prossimo 9 luglio continuano le azioni per richiamare l’attenzione sul divieto, sancito dalla legge 185/1990, di esportazioni di armamenti a Paesi in conflitto e responsabili di gravi violazioni dei diritti umani.
La legge sul commercio delle armi
Lo scorso gennaio, il governo Conte ha revocato alla RWM Italia sei licenze di esportazione di bombe destinate all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, nazioni coinvolte nel sanguinoso conflitto in Yemen. Una decisione richiesta da un ampio numero di Associazioni della società civile, contro la quale l’azienda RWM Italia ha fatto ricorso presso il Tar del Lazio, che ha respinto le istanze avanzate dalla RWM Italia, che ha già annunciato l’intenzione di ricorrere al Consiglio di Stato, ultimo grado di giudizio.
Quella legge non rispettata. Il 9 luglio, dunque, in occasione del 31° anniversario della legge n. 185, che nel 1990 che introdusse “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, la Campagna di pressione alle “banche armate” (promossa dalle riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia) assieme a Pax Christi e alla Rete italiana pace e disarmo, terranno una manifestazione di protesta davanti alla sede della RWM Italia (alle 10 in via Industriale, 8/D a Ghedi – BS) e una conferenza stampa (alle 12 presso i Missionari Saveriani, via Piamarta 9, a Brescia) per la presentazione delle iniziative della Campagna nei confronti degli istituti di credito che sono coinvolti nel finanziamento e nei servizi alle aziende che producono armamenti e sistemi militari.
Le iniziative proposte. La conferenza stampa presenterà le iniziative messe in atto dalla Campagna “banche armate” a diversi livelli. Innanzitutto verso gli istituti di credito, nazionali ed esteri, operativi in Italia, per chiedere loro di adottare delle direttive atte ad escludere o per lo meno a limitare rigorosamente i servizi finanziari alle aziende produttrici di sistemi militari e di armi leggere. Verranno inoltre esposti i risultati di una prima ricognizione generale delle direttive già adottate dagli istituti di credito e riguardo alla trasparenza in questo settore. Saranno quindi presentate le iniziative assunte dal presidente di Pax Christi, da alcune Diocesi e dagli istituti missionari, per intraprendere un percorso finalizzato ad un riesame delle scelte riguardo agli istituti di credito.
Aggiornamenti
Il direttore di Uama, Alberto Cutillo, ha inviato alle aziende esportatrici una nota in cui si segnala che dal 30 giugno 2021 “non è più richiesta la clausola dell’end-user certificate rafforzato per le esportazioni” verso i due Paesi. Questo vuol dire che le armi esportate potranno essere usate anche nel vicino conflitto. Ma non missili e bombe, la cui esportazione rimane revocata. Una mossa, quella del governo, che ha lo scopo di riallacciare i complicati rapporti diplomatici con Abu Dhabi.
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8 luglio 2021