La mattina del 14 luglio l’insediamento di Piazzale Spadolini, situato sul retro della stazione Tiburtina, è stato oggetto di un’ennesima operazione di sgombero, alla presenza di diversi attori istituzionali: il Comune di Roma, la Prefettura, la Questura, il Municipio, Grandi Stazioni Rail e Rete Ferroviaria.
Da anni presso il Piazzale trovano un rifugio di fortuna più di un centinaio di persone. Si tratta per lo più di migranti forzati in transito, soprattutto giovani uomini, tra i 20 e i 30 anni, provenienti da diversi paesi dell’Africa Sub-Sahariana – Etiopia, Eritrea, Somalia, Sudan, ma anche Mali, Costa D’avorio, Gambia – con alle spalle vissuti traumatici di detenzione e torture in Libia, arrivati da poche settimane in Italia con l’intento di proseguire il viaggio verso i paesi del Nord Europa. Tra questi sono presenti spesso anche molti minori non accompagnati. Non mancano poi i migranti, richiedenti asilo e rifugiati presenti in Italia da diversi anni, che non trovano accoglienza nei centri del Comune di Roma.
In serata, come ogni settimana, il team della clinica mobile di MEDU ha raggiunto il piazzale presidiato dalla polizia e ha incontrato alcuni migranti che si sono visti privati dei pochi effetti personali e costretti a spostarsi di qualche metro alla ricerca di nuovi rifugi di fortuna.
La sindaca Raggi – a pochi mesi dalle prossime elezioni – ha pubblicizzato l’operazione come un’azione volta a riqualificare e restituire decoro all’area della stazione, che versa da anni in condizioni di estremo degrado. Da subito, ampie fioriere hanno preso il posto delle persone, senza che a queste ultime sia stata offerta alcuna alternativa alla strada. E d’altra parte, l’assenza di una visione del fenomeno del transito dei migranti e di quello dell’esclusione sociale delle persone più vulnerabili che vivono nella nostra città così come di misure atte ad affrontarli in modo efficace e sistematico hanno rappresentato una costante degli ultimi anni, caratterizzati più da sgomberi privi di efficacia che da politiche sociali. Di fatto, i posti nel sistema di accoglienza di Roma Capitale continuano a diminuire perchè invece di aprire nuove strutture vengono chiuse quelle esistenti, come è accaduto nel caso del centro di accoglienza di Via Assisi – parte del circuito dell’emergenza sociale – poche settimane fa.
MEDU ribadisce che le operazioni di sgombero non rappresentano in alcun modo una soluzione al fenomeno della marginalità sociale nella nostra città. Esse hanno solo l’effetto di spostare le persone di pochi metri, lasciando inalterate le problematiche dei singoli e del territorio.
MEDU torna pertanto a chiedere alle istituzioni competenti una visione organica, fondato su un approccio competente e lungimirante che permetta di affrontare il fenomeno nel rispetto in primo luogo della dignità e dei diritti delle persone più vulnerabili. Accoglienza, supporto sociale e sanitario, presenza costante delle istituzioni nei luoghi della marginalità sociale, pianificazione di interventi di lungo termine in luogo di ipocrite ed inefficaci azioni di sgombero, sono alcune delle proposte che MEDU sottopone da anni alle istituzioni, non solo a tutela della dignità e dei diritti umani basilari, ma anche al fine di poter affrontare con efficacia i complessi e radicati fenomeni di esclusione che caratterizzano molte aree della nostra città.
Roma, 15 luglio 2021
(foto: La clinica mobile MEDU a Pzz.le Spadolini, marzo 2021. Foto di Odino Vignali)