Quarantatre’ morti, 28 feriti gravi, 12 feriti lievi, auto sbalzate via per decine di metri, centinaia di persone costrette ad abbandonare le loro case, immagine simbolo quella di un camion che riuscì a fermarsi a pochi metri dal baratro e un auto che pochi secondi prima era transitata. 14 agosto 2018, solo tre anni fa ma sembra passata un’era geologica. E forse lo è nell’epoca delle fiammate mediatiche e politiche, delle memorie più labili della RAM di un PC e di coscienze che si svegliano dal torpore solo a (tele)comando. Eppure i numeri, dietro cui si celano volti, persone, vite, drammi, dolori e sofferenze, è il bilancio di una delle peggiori tragedie dell’Italia contemporanea: il crollo del Ponte Morandi a Genova.
Davanti l’enormità di quanto accaduto e responsabilità che apparsero quasi subito chiare sembrò montare l’indignazione. Dopo decenni di ubriacatura privatizzatrice e neoliberista, favorita da una scellerata e sguaiata propaganda pro lobby a senso unico, sembrava arrivato persino il tempo in cui riflettere su normative troppo blande per i grandi colossi industriali e sulla svendita, incontrollata e prona, di patrimoni pubblici come appunto le autostrade ad amici ed amici degli amici di determinati potentati politico-economici. Ma così non fu e, ancora una volta, tutto si è spento col passare dei mesi. Dell’indignazione di quei mesi ormai quasi non c’è più traccia e privatizzazioni e favori sono rimasti intoccabili. Lo stesso Ponte, ricostruito, è stato affidato agli stessi (ir)responsabili di prima, Autostrade per l’Italia sarebbe tornata in mano pubblica (ma proprio così del tutto non è come abbiamo evidenziato in un recente articolo http://www.lagiustizia.info/per-chi-non-ha-mantenuto-il-ponte-morandi-sanzioni-non-miliardi-18-giugno-manifestazione-a-genova/ ) ma a peso d’oro. Pagato dai contribuenti italiani. La decadenza della concessione, il far pagare i responsabili, le promesse di quei mesi di solo 3 anni fa sono finiti nel dimenticatoio e cancellati dai fatti. La restituzione del ruolo centrale che merita all’interesse pubblico, la fine delle complicità a (im)prenditori lobbysti, le indecisioni di comodo e i trattamenti di favore, per i quali Azione Civile ed Antonio Ingroia si battono da anni (https://www.azionecivile.org/?s=concessioni+autostradali ), non sono avvenuti e non avverranno. La denuncia di tutto questo, e le inaccettabili cifre in miliardi di euro che verranno regalate ai Benetton, è stata al centro della mobilitazione del 18 giugno scorso a Genova a cui Azione Civile ha aderito, con la partecipazione del presidente nazionale Antonio Ingroia il cui intervento contro questa trattativa Stato-Benetton è possibile rivedere qui https://www.primocanale.it/video/video-no-all-accordo-stato-autostrade-l-intervento-di-ingroia-popolo-per-la-costituzione–126060.html . In queste settimane la mobilitazione è andata avanti, senza arrendersi all’apparente ineluttabilità di quel che è inaccettabile non venga fermato. «È in corso il tentativo di far credere che tutto sia andato per il meglio, che i responsabili di questa tragedia siano stati sanzionati costringendoli a cedere la società autostrade – hanno denunciato i parlamentari di L’Alternativa C’è nei giorni scorsi che hanno presentato un esposto contro questa vergogna di Stato – la verità è, invece, che quella società verrà comprata ad una cifra spropositata, facendo guadagnare miliardi ai Benetton e ai loro soci, mentre i cittadini pagheranno questo extracosto attraverso i pedaggi autostradali che nei prossimi anni verranno aumentati». #nonfatefintadiniente è la campagna sui social lanciata dagli stessi parlamentari nei confronti di chi, a partire dalla compagine governativa dell’ammucchiata Draghi, vuol far credere che stia andando tutto bene e secondo “giustizia”.
“Non fate finta di niente” è stato anche il testo sullo striscione che alcuni componenti di L’Alternativa C’è ha affisso davanti il palco della cerimonia “governativa” in occasione dell’anniversario. Uno striscione che è stato rimosso dopo alcune ore. «Non dava fastidio a nessuno ed esprimeva civilmente la nostra opinione, ovvero che riteniamo intollerabile che lo Stato corrisponda miliardi a coloro che avevano il dovere di custodire e manutenere il ponte Morandi, crollato il 14 agosto di 3 anni fa, e la rete autostradale ligure che cade letteralmente a pezzi. Per noi non deve finire tutto con una “normale” compravendita all’italiana: vantaggiosa per gli amici di chi governa e svantaggiosa per i cittadini, nel silenzio generale, come se nulla fosse successo – il commento di L’Alternativa C’è – Ma quello striscione dava evidentemente fastidio perché il solerte Comune di Genova l’ha prontamente rimosso: i ministri della Giustizia e delle Infrastrutture non devono essere disturbati, occorre che tutto taccia affinché possano continuare a fare finta di niente». Un atto anti-democratico perché non «tollerano si disturbi l’operazione che regala miliardi ai Benetton» l’attacco dei promotori dell’affissione dello striscione. «Una così solerte rimozione – ha sottolineato a Genova24 il senatore Mattia Crucioli – la dice lunga sulla posizione degli enti locali, comune e regione, sulla questione. Considero questa cosa molto grave per uno stato democratico. Noi riteniamo, e non solo noi, che dare 9 miliardi di euro per riprendersi le autostrade, con tutte le evidenze che sono emerse sulle manutenzioni e le diverse responsabilità, sia un errore. Per questo ‘non si può fare finta di nulla”».« Noi ci saremo il 14, io ci sarò, e porteremo nuovamente sotto gli occhi di tutti, soprattutto dei ministri, il nostro messaggio – ha sottolineato il parlamentare – Spero che si consentito ai cittadini di partecipare a questa manifestazione, altrimenti il nostro striscione sarà riposizionato nel primo posto utile, davanti a tutti».
IL MODELLO GENOVA E IL DECRETO SEMPLIFICAZIONI, VECCHIA STORIA ITALICA CON UN FINTO VESTITO NUOVO
Nelle settimane dell’anniversario dell’anno scorso, in piena pandemia, iniziò il suo cammino e la discussione il cosiddetto “decreto semplificazioni”. Ancora oggi in corso nel plauso generale dagli scranni parlamentari ad eccezione sempre di L’Alternativa C’è. «Così son devastazioni» denunciarono centinaia di associazioni e movimenti ambientalisti e di cittadini l’anno scorso, impietosa fu l’analisi della Corte dei Conti disponibile qui https://www.lavoripubblici.it/news/2020/08/LAVORI-PUBBLICI/24060/Contratti-pubblici-Nell-audizione-della-Corte-dei-Conti-una-impietosa-analisi-del-Decreto-Semplificazioni , «devastanti norme ambientali e su abuso d’ufficio, va semplificata la vita di chi è in difficoltà e non di inquinatori e avvelenatori» l’attacco di Azione Civile e il presidente nazionale Antonio Ingroia https://www.azionecivile.org/2020/07/28/decreto-semplificazioni-devastanti-norme-ambientali-e-su-abuso-dufficio-va-semplificata-la-vita-di-chi-e-in-difficolta-e-non-di-inquinatori-e-avvelenatori/ . «Il decreto “semplificazioni”, mentre milioni di italiani sono sempre più abbandonati di fronte alla crisi economica e alle angosce quotidiane e subiscono ogni giorno gli effetti anche mortiferi dell’inquinamento e dell’avvelenamento di aria, acqua e terreni, fornisce su un piatto d’argento l’ennesima legislazione favorevole e ancor più “mani libere” a chi persegue solo i propri interessi particolari a danno della collettività – la denuncia del movimento politico e del suo fondatore e presidente – Per questo ci opporremo ovunque e con ogni possibilità costituzionale, democratica, libera ed indipendente – sostenendo le mobilitazioni dal basso che stanno nascendo – a questo decreto». Nel comunicato si sottolineò come quel decreto sarebbe la generalizzazione e istituzionalizzazione del “modello Genova”, il modus operandi utilizzato per la ricostruzione del ponte. Questa una delle notizie che emerse in quelle settimane sui successi del “modello Genova”: sul nuovo ponte i limiti di velocità verranno abbassati rispetto a quelli del ponte crollato, in alcuni punti forse addirittura a 70 km/h, è stato ricostruito – scrisse il Corriere della Sera – «con le stesse curvature degli anni ’60 ma dal 2001 i parametri sono più restrittivi», questioni sollevate da Italferr a febbraio 2019 al Consiglio superiore dei lavori pubblici e da Aspi il mese successivo nelle conferenze dei servizi, ma il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici decise di non prendere posizione e la reale apertura al traffico è stata rimandata di qualche ora perché i palchi usati per la cerimonia di inaugurazione avevano danneggiato il manto stradale. Un modello che si basa ancora una volta su deroghe alle leggi a tutela dell’ambiente, del territorio e contro possibili abusi e corruzioni, e sui commissariamenti. Quelli che da decenni segnano la storia italiana costellandola di fallimenti, disastri e reati dall’emergenza rifiuti a Napoli di inizi Anni Duemila al post terremoto del 6 Aprile 2009 a L’Aquila fino all’emergenza sanitaria attuale da Arcuri ad oggi. «Pagine di insuccessi e sprechi, mentre cricche e mafie ne hanno tratto ogni possibile vantaggio a discapito dell’interesse collettivo» hanno denunciato nell’aprile dell’anno scorso (https://www.azionecivile.org/2020/04/21/commissariamenti-e-stati-di-emergenza-sono-tra-le-peggiori-pagine-della-gestione-pubblica-italiana-dopo-il-ritorno-di-bertolaso-anche-la-riemersione-di-paolucci-e-sconcertante-la-politica-italiana-d/ ) Azione Civile ed Antonio Ingroia. In un articolo del 2 maggio dell’anno scorso http://www.lagiustizia.info/nuovo-incarico-per-un-protagonista-del-commissariamento-emergenza-rifiuti-campana-nel-mese-dellanniversario-di-roberto-mancini/ abbiamo riportato quel che è stato uno dei primi grandi commissariamenti, quello per l’emergenza rifiuti in Campania, e come per “fronteggiare” l’emergenza sanitaria erano stati riportati in auge uno dei protagonisti di quella stagione – Massimo Paolucci, Art1 – e il simbolo massimo di tutta la storia dei commissariamenti, Guido Bertolaso.
Alessio Di Florio
13 Agosto 2021