Le immagini che arrivano dall’Afghanistan. Gli Stati Uniti e con loro i vassalli occidentali lasciano il paese dopo venti anni di guerra infinita. Il potere torna ai talebani. Si tratta di una sconfitta dalle proporzioni storiche per gli Stati Uniti. Probabilmente in futuro questo torrido agosto del 2020 verrà ricordato come una data spartiacque che segnala la definitiva decadenza statunitense e dell’ordine unipolare emerso dopo il collasso dell’Unione Sovietica.
Eppure negli Stati Uniti c’è qualcuno che esulta. L’Afghanistan nonostante la ingloriosa ritirata statunitense ha costituito per costoro una fonte di lauti guadagni. Parliamo dell’industria della difesa statunitense. Il cosiddetto complesso militare-industriale degli Stati Uniti.
Infatti che gli Stati Uniti vincano o perdano in guerra, il complesso militare-industriale vince sempre.
In venti anni di guerra in Afghanistan, 5 aziende statunitensi produttrici di armi – Lockheed Martin, Raytheon, General Dynamics, Boeing e Northrop Grunman – hanno guadagnato qualcosa come circa 2 trilioni di dollari.
Un aspetto che la narrazione ufficiale del mainstream sull’Afghanistan tende sempre ad occultare. I profitti stratosferici accumulati dal 2001 da grossi calibri come Lockheed Martin, General Dynamics e Raytheon, così come centinaia di appaltatori della difesa più piccoli e meno conosciuti vengono quasi nascosti con l’obiettivo di presentare l’intervento in Afghanistan quasi come un imperativo morale. Una battaglia imperfetta ma giustificata contro il male: i talebani, al-Qaeda e terrorismo.
Per giustificare la guerra, l’allora presidente Bush disse che gli Stati Uniti avrebbero costruito “un Afghanistan libero da questo male (talebani e terrorismo NdR) ed è un posto migliore in cui vivere”. Invece si trattava semplicemente di soldi: miliardi di dollari per il Pentagono, il Dipartimento di Stato, gli appaltatori, i mercenari e una schiera di signori della guerra e politici afgani.
La guerra è stata in definitiva un’operazione finanziaria colossale. Il fatto che non abbia realizzato praticamente nulla di stabile, minimamente credibile o affidabile a livello politico e civico lo conferma.
Il giornalista statunitense Shaan Sachdev ha riportato, prendendo giorni a caso, alcuni esempi di fondi sottratti alla scuola, l’assistenza sanitaria, le infrastrutture e i servizi sociali per finanziare la guerra infinita in Afghanistan e ingrassare il potente complesso militare-industriale di Washington.
«Il 31 dicembre 2014, DynCorp International, LLC ha ricevuto 100,78 milioni di dollari per la formazione di ufficiali di polizia e dell’esercito presso il Ministero degli Interni dell’Afghanistan.
Il 22 giugno 2016, la Harris Corp. ha ricevuto 1,7 miliardi di dollari per “radio, accessori, pezzi di ricambio e servizi”.
Il 14 febbraio 2017, Propper International Inc. ha ricevuto 32,46 milioni di dollari per “stivali da combattimento per la stagione calda”. Una settimana dopo, Wolverine World Wide Inc. ha ricevuto 17,99 milioni di dollari per “stivali da combattimento marrone chiaro per climi temperati”.
Il 28 aprile 2017, ORC Industries Inc. ha ricevuto 20,49 milioni di dollari per poncho da pioggia.
Il 3 luglio 2019, AAR Defense Systems & Logistics ha ricevuto 209,96 milioni di dollari per addestrare reclute per l’aeronautica afgana, tra gli altri compiti.
Il 30 aprile 2020, L-3 Fuzing e Ordnance Systems Inc. hanno vinto $ 64,97 milioni per un ordine di spolette multi-opzione per innescare mortai».
«Non credo di esagerare affermando che questo fosse un sistema semplicemente progettato per incanalare denaro e sprecare o perdere attrezzature», ha detto un veterano degli Stati Uniti del Joint Command, che ha supervisionato l’addestramento delle forze afgane, in un’intervista al giornalista statunitense Michael Tracey.
Le dichiarazioni del veterano statunitense vanno nella direzione delle affermazioni del giornalista britannico Andrew Cockburn: «Se comprendiamo che il complesso industriale militare esiste esclusivamente per sostenersi e crescere, diventa più facile dare un senso alla corruzione, alla cattiva gestione e alla guerra».
FABRIZIO VERDE
(Direttore de l’AntiDiplomatico)
26 Agosto 2021