E’ finito il ventennio della “guerra giusta” ma le bugie hanno lasciato il segno

Ecco i retroscena delle manipolazioni statistiche relative ai presunti progressi dell’Afghanistan.

Il Corriere della Sera elenca le “cose buone” del ventennio afghano stilando il resoconto statistico dei progressi civili realizzati da USA/NATO. Ma il Washington Post smentisce in maniera impietosa le statistiche. Intanto parte la campagna pacifista per chiudere il carcere americano di Guantanamo.

Partono definitivamente gli ultimi soldati USA da Kabul. E’ finito il ventennio della “guerra giusta”, sostenuta dalla “sinistra umanitaria” (come dice Luttwak) che in questo lungo periodo ha detto che stavamo partecipando a una “missione di pace”.

Come in ogni ventennio che si rispetti c’è sempre chi parla di “qualcosa di buono” che sarebbe stato fatto. E oggi tocca al Corriere della Sera fare, con un articolo a firma di Marilisa Palumbo, l’elenco delle “cose da salvare” nel fallimento generale. Un elenco con statistiche che appaiono inoppugnabili.

Vediamole queste cose da salvare che il Corriere della Sera elenca: “Otto anni non sono pochi: di tanto — da 56 a 64 — è cresciuta l’aspettativa di vita dal 2001 a oggi in Afghanistan, secondo i dati della Banca mondiale”. E ancora: “La mortalità per parto si è più che dimezzata: l’indice di alfabetizzazione è schizzato dall’8 al 43 per cento; i matrimoni precoci sono diminuiti, dicono i dati dell’Onu, del 17 per cento. Almeno nelle città l’accesso all’acqua potabile è arrivato all’89 per cento rispetto al 16 di vent’anni fa. Sempre secondo la Banca mondiale la mortalità infantile si è dimezzata, così come il numero dei bambini sottopeso. E metà della popolazione ha accesso alle cure mediche, contro il 25 per cento dell’inizio degli anni Duemila”.

Il Corriere della Sera, dopo aver citato la Banca Mondiale, si appoggia al Financial Times per cercare le “cose da salvare”: “Il Financial Times, che qualche giorno fa ha messo insieme in una serie di grafici i dati su questi miglioramenti, riporta che si contano nelle scuole 8,2 milioni di bambini in più rispetto al 2001”.

Ed ecco la conclusione: “Con i talebani al governo, quante di queste conquiste resisteranno e quante svaniranno con la velocità con la quale gli estremisti si sono ripresi il Paese? Se sono stati vent’anni «inutili» o no molto dipenderà da quanto continueremo ad occuparci della sorte di chi resta da domani in poi”.

Peccato che molti dei dati riportati dal Corriere della Sera siano messi in dubbio dal Washington Post che in questi giorni ha pubblicato a puntate gli Afghanistan Papers, ossia l’elenco delle menzogne di guerra costruite per far apparire che in Afghanistan si stava costruendo “qualcosa di buono”.

Il Washington Post durante la guerra del Vietnam aveva pubblicato i Pentagon Papers, documenti top-secret che documentavano le menzogne di guerra raccontate all’opinione pubblica (nel 2017 abbiamo potuto vedere il bellissimo film The Post, che racconta questa storia di giornalismo indipendente e d’inchiesta). In questi giorni il Washington Post ha pubblicato buona parte delle duemila pagine top-secret di cui è riuscito a entrare in ossesso. E sono duemila pagine che smontano buona parte delle “cose buone” che avete letto qui sopra.

Che cosa è infatti successo in questi anni? Le statistiche sono state manipolate dal Pentagono.

E le “cose buone” di cui parla il Corriere della Sera?

Fanno parte di quella storia segreta della guerra in Afghanistan, fatta di dubbi, bugie e statistiche manipolate. John Sopko – che era stato posto a capo dell’autorità americana che si occupa dei progetti di ricostruzione nell’Afghanistan – ha dichiarato che “il popolo americano è stato costantemente ingannato“.

L’inchiesta del Waghington Post svela le bugie sui falsi progressi delle forze occidentali, a guida americana, nel Paese. Nell’inchiesta si legge che diversi funzionari hanno dichiarato che al quartier generale militare di Kabul e alla Casa Bianca era pratica comune quella di diffondere dati falsi per far credere all’opinione pubblica che, invece, l’operato delle forze Usa stesse portando a risultati positivi. “Ogni informazione delle indagini è stata modificata per diffondere la migliore immagine possibile”, ha dichiarato Bob Crowley, colonnello dell’esercito e consulente senior per la controinsurrezione.

Eccoci allora alla radice delle cose positive di cui parla il Corriere della Sera. Una radice viziata dalla costante manipolazione dei dati, un po’ come avveniva con le statistiche dell’Unione Sovietica che apparivano eccellenti, ma erano frutto di un banale “abbellimento” dei numeri. Ed ecco allora che la Banca Mondiale, drogata dall’informazione manipolata, ha fornito dati manipolati. E a quei dati della Banca Mondiale attinge il Corriere della Sera per parlare di “cose positive”.

Ma vogliamo andare più a fondo per capire meglio come è stata ingannata l’opinione pubblica?

Eccoli qui i dati, che abbiamo riportato nei giorni scorsi su PeaceLink.

Nel primo decennio di guerra in Afghanistan

  • l’aspettativa di vita è scesa da 46,6 a 44,6 anni;
  • l’alfabetizzazione è diminuita dal 36 al 28%;
  • la mortalità infantile è aumentata del 4,6%;
  • la popolazione sotto la soglia di povertà è cresciuta dal 23 al 36%.

Li riportava chiaramente nel 2011 l’europarlamentare Pino Arlacchi, incaricato dal Parlamento Europeo di fare chiarezza sui “progressi” della missione militare in Afghanistan. Cliccate qui perché c’è la pagina dell’Unità da cui abbiamo tratto questi dati. E dove li aveva presi quei dati? Dagli archivi della CIA. Ma poiché i dati della CIA entravano in contraddizione con la retorica dei presidenti americani sulla “guerra giusta” ecco allora che nel decennio successivo sono stati manipolati i dati statistici, come documenta il Washington Post. E così sono uscite fuori quelle cifre abbellite che hanno rinvigorito la teoria della “missione di pace” tanto cara a Fassino, D’Alema e Napolitano, e poi proseguita dal M5s. Ed ecco spiegata la storia delle magnifiche sorti e progressive che ha animato un ventennio di “guerra umanitaria”. Magnifiche sorti e progressive che si sono sbriciolate in pochi giorni. Ed ecco allora che il Corriere della Sera si preoccupa di rimettere le cose a posto con i dati statistici. Senza preoccuparsi di verificare se sono manipolati o no.

Alla fine di ogni avventura coloniale c’è sempre stato il codicillo consolatorio secondo cui però si erano realizzati ponti, ospedali e strade. Come pure all’inizio di ogni avventura coloniale si raccontava che si interveniva per sradicare il cannibalismo, gli esecrabili sacrifici umani e il traffico degli schiavi. Tutte cose che troviamo nelle guerre coloniali italiane, da Giolitti a Mussolini, ma che ci scordiamo regolarmente per ricascarci di nuovo. Il vecchio colonialismo era “umanitario” come pure il nuovo imperialismo. Ma in un’epoca in cui la statistica vuole la sua parte, ecco che si è fatta una raffinata operazione di manipolazione, e la manipolazione è diretta a influenzare l’elite dirigente occidentale, quella che legge i giornali, infarcendola di percentuali inattendibili e contraffatte. E allora eccole le “cose buone” che gli afghani non hanno saputo apprezzare, cacciando le truppe di occupazione occidentali e il governo afghano che si è rivelato per quello che era: un governo fantoccio.

Armi consegnate dagli Stati Uniti e dalla Nato all'esercito afghano che combatteva i talebani. Non sono computati gli elicotteri, di droni e gli aerei (circa 160) che dovevano garantire la copertura aerea.

Un governo che era stato armato fino ai denti dalla NATO e dagli USA con le migliori tecnologie belliche americane e che vantava quindi di una schiacciante superiorità militare sui talebani. Lo specchietto che pubblichiamo in questa pagina web lo documenta fin nel dettaglio. Tutte armi finite adesso nelle mani dei talebani.

Come mai allora agli afghani non hanno difeso, armi in pugno, le “cose buone” che il Corriere della Sera elenca con tanta dovizia statistica? Sono stati corrotti nell’animo dalla nostro “pacifismo imbelle”?

Eppure l’esercito afghano era di 350 mila soldati armati con 358 mila fucili d’assalto modernissimi e con 63 mila mitragliatrici pesanti. Tutto regalato dagli Stati Uniti. Quell’esercito si è volatilizzato di fronte all’avanzata degli insorti che contavano su circa 75 mila combattenti (dai 50 mila ai 100 mila secondo le stime) e che non disponevano dei 42 mila pick-up e dei blindati, nonché  della copertura aerea (elicotteri, aerei, droni) non contemplati nello specchietto che vedete qui.

Questi dati forniscono l’immagine plastica del governo fantoccio che molti credevano di aver pacificato l’Afghanistan.

Quella classe dirigente che aveva realizzato tante “cose buone” è fuggita con gli aerei americani ed europei. Lasciandosi alle spalle un paese che non aveva garantito i diritti umani, come si vien favoleggiando, ma dove si torturavano nelle carceri gli insorti e anche i bambini arrestati sotto l’occupazione USA/NATO facendo inorridire gli ispettori dell’ONU; e se non bastavano le torture nelle carceri afghane c’era Guantanamo.

Chi è fuggito dall’Afghanistan si è lasciato alle spalle un paese dove veniva fatto il test di verginità alle donne e dove continuava l’oppressione degli uomini sulle donne, con il 69% delle donne afghane che continuava a subire violenze sotto l’occupazione americana. Chi è fuggito si è lasciato alle spalle una diffusa pratica di stupro di massa dei bambini bacha bazi, da parte delle classi ricche che si pagavano il divertimento, il tutto mai denunciato dalla elite di governo che ha preso l’aereo dei “corridoi umanitari”. E questa mostruosa pratica diffusa di barbarie è avvenuta sotto l’occupazione USA/NATO. Non sotto i talebani. E l’opinione pubblica? Se ne è parlato poco, pochissimo, alcuni non ne sanno nulla e oggi cascano dalle nuvole perché queste cose non occupavano i titoli dei TG che sono il vero strumento con cui viene “scolpita” l’opinione pubblica.

La verità in tutta questa brutta storia di manipolazione bellica dell’opinione pubblica – che i pacifisti non sono purtroppo riusciti a scalfire – è che l’emancipazione delle donne, la tutela dei bambini, il rispetto dei diritti umani nelle carceri sono frutto di una lunga lotta che si fa all’interno delle società. L’oppressione delle donne non dipende solo da un potere centrale quando l’oppressione parte all’interno delle famiglie, diventando un reticolo di controllo totale. L’emancipazione femminile, basta studiare della storia, è frutto dell’impegno civile delle donne, si è configurato come lotta di massa partita dal basso, senza eserciti e fanfare. La storia è senza scorciatoie, questo è l’insegnamento dell’Afghanistan. Oggi dobbiamo essere consapevoli che la guerra non migliora le società ma produce un’informazione avvelenata dalle bugie e un inganno di massa dell’opinione pubblica.

Ancora oggi ci sono gli anziani che credono che il fascismo, durante i suoi vent’anni, abbia fatto cose buone: non sanno immaginare che sono stati ingannati da una stampa manipolata.

E così per questa guerra durata vent’anni ci dovremo aspettare che rispettabili signori e garbate signore che leggono il giornale, ragazzi e ragazzi amanti dei diritti umani e della libertà, ingenui pacifisti disorientati dalle statistiche, continueranno a credere che una cosa cattiva come la guerra abbia però portato delle cose buone di cui dobbiamo pur tener conto.

A nulla sembrano essere servite le parole del grande Prevert che ci metteva in guardia: “Quelle connerie la guerre“.

Rispettabili signori e signore, ingenui ragazzi e ragazze, sprovveduti pacifisti che non hanno mai saputo che ciò in cui hanno creduto e ciò che stanno recitando è null’altro un copione scritto dalla CIA. Spiace dirlo con tanta franchezza ma è ciò che emerge dalla stessa documentazione della CIA che Assange aveva rivelato e che è documentato nel bellissimo libro di Stefania Maurizi, “Il potere segreto” (Chiarelettere), a cui Riccardo Iacona ha dato ampio spazio nella sua importatissima puntata di Presa Diretta dedicata alla guerra. La CIA aveva preso il controllo delle menti delle persone e Assange lo aveva rivelato, e da qui le persecuzioni in atto. A queste persecuzioni non corrisponde una adeguata mobilitazione democratica in Italia, purtroppo neppure del movimento pacifista a cui Assange aveva di fatti consegnato i dati della CIA per dimostrare le bugie di guerra.

Di fronte alla guerra persa con disonore molti continuano a credere alle bugie di guerra e a non mobilitarsi per Assange, e questa è la terribile colpa di cui ci dobbiamo rimproverare tutti, noi pacifisti per primi.

E mentre oggi l’America e la Nato va via dall’Afghanistan – con il disastro psicologico dei marines che si suicidano al ritmo costante di 22 al giorno – noi pacifisti abbiamo il compito, il compito storico e morale, di riconquistare la verità perduta e di mobilitarci per perseguire quell’egemonia – di gramsciana memoria – che abbiamo perso in questi venti anni. A cominciare da una grande campagna per svelare le bugie di guerre. A comincare dalla richiesta di chiusura della prigione americana di Guantanamo, appoggiando la Campagna Guantanamo che è partita oggi. Cominciamo da qui perché, paradossalmente, anche i pacifisti hanno perso la guerra. Una guerra che è finita grazie a Biden, non grazie a Fassino, D’Alema o Napolitano. Ed è ora di risalire la china di questi venti anni che ci hanno visto smarriti e spesso assenti di fronte all’aggressiva quanto menzognera campagna militare degli Stati Uniti e della Nato in Aghanistan.

In questo panorama di incertezza e di afasia abbiamo avuto per fortuna il riferimento chiaro e forte di Gino Strada, che ieri Iacona ha ricordato con un’intervista splendida. Gino Strada ha saputo parlare senza peli sulla lingua e dire cose sgradevoli sulla guerra, con un linguaggio che definiremmo politicamente scorretto.

E’ ora di non avere più il freno a mano ma di denunciare – assieme ai crimini di guerra americani su cui indaga il Tribunale Penale Internazionale – anche il sostegno politico del mondo “progressista” che si è messo l’elmetto devastando la grande tradizione di pace di chi ha scritto la nostra Costituzione e l’articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra”.

 

Note: Per un approfondimento sul ruolo del potere militare e dell’intelligence in questa guerra è molto utile il libro “Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks”, scritto da Stefania Maurizi e pubblicato da Chiarelettere.

Per un approfondimento sulle bugie di guerra: “The Afghanistan Papers: A Secret History of the War”, pubblicato oggi da Simon & Schuster e scritto dal giornalista investigativo del Washington Post Craig Whitlock, tre volte finalista al Pulitzer.

Per fare un approfondimento sugli armamenti si ascolti di podcast contenuto in https://www.vignarca.net/?p=2700 E’ un’analisi molto interessante di Francesco Vignarca sui profitti di guerra di questi venti anni; si comprende bene, con dati alla mano, chi ha lucrato sulla guerra.

 

Alessandro Marescotti

31 agosto 2021

E’ finito il ventennio della “guerra giusta” ma le bugie hanno lasciato il segno (peacelink.it)

 

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