Immaginatevi di aver appena acquistato una automobile nuova. Vi mettete alla guida orgogliosi di aver fatto il vostro dovere “green”, l’auto è rigorosamente elettrica e soddisfa tutti gli standards di Friday for future, ma dopo pochi chilometri la batteria è già scarica, l’abs non s’innesta e i pneumatici 4 stagioni non vanno bene neanche per una. Che fate, vi tenete l’auto confidando nel fatto che le cose andranno a posto appena pagato il saldo oppure la riportate dal concessionario e piazzate un reclamo?
Ormai è noto che a causa delle varianti la vaccinazione non centrerà l’obbiettivo dell’immunità di gregge, che era l’obbiettivo principale della campagna di vaccinazione. Il siero protegge chi lo assume solo per periodi limitati, dopo sei mesi circa l’effetto sciama e rende necessario un’altra punzonatura. Non è chiaro quante punture saranno necessarie e al momento nessuno può garantire che dopo la terza non ne sia necessaria una quarta e poi una quinta e alla via così teoricamente per sempre. Che fate, andate avanti a punture sperando che una trombosi non vi colga o s’inizia a pretendere qualche spiegazione? Tanto più che i motivi per mettere in discussione ciò che sta accadendo non mancano.
La questione dei morti innanzitutto.
Dal punto di vista statistico, un decesso viene automaticamente registrato come morte covid – probabile o sospetta anche in mancanza di una diagnosi confermata – se il deceduto era stato segnalato come covid positivo. Nel seguente screenshot del video Istat rivolto ai medici su come compilare le schede di morte in presenza di covid 19, si può vedere l’esempio di compilazione per una paziente affetta da carcinoma (un tipo di tumore maligno) alla mammella con metastasi al fegato. Nell’ultima riga spunta la concausa sospetto covid-19 che finisce nelle statistiche Istat. (Link video integrale qui).
Per i vaccini invece la storia cambia. Un decesso che sopraggiunge immediatamente dopo la vaccinazione non viene mai correlato statisticamente alla vaccinazione e nella scheda di morte l’immunizzazione non viene riportata mai.
Quindi, per i morti in presenza di covid il dato statistico è automatico mentre per quelli in presenza di vaccino non lo è mai. Inoltre, va considerata la ritrosia di una classe medica che sta spingendo i pazienti a vaccinarsi, a indicare il vaccino come possibile causa o concausa del decesso.
Il primario dell’istituto di patologia della clinica universitaria di Heidelberg, il patologo Peter Schirmacher, è dell’idea che le morti dovute a vaccino siano molte di più di quanto riportato dalle statistiche ufficiali e chiede che per ogni decesso avvenuto in prossimità di una vaccinazione sia effettuata un’autopsia. Nel Baden-Württemberg, i patologi della clinica universitaria di Heidelberg hanno collaborato con pubblici ministeri, polizia e medici per un progetto pilota. Sono state effettuate più di 40 autopsie su persone morte entro due settimane dalla vaccinazione ed è risultato che il 35% per cento dei decessi era dovuto al vaccino.
Da questo dato empirico il Professor Schirmacher ha tratto la conclusione che il numero dei morti da vaccino sono sottostimati. Da notare che Schirmacher non è contrario al siero, vuole solo applicare il metodo scientifico per fare chiarezza. In tempi normali quanto trovato dal patologo di Heidelberg avrebbe fatto sobbalzare dalla sedia qualsiasi ministro della sanità. Invece non è successo nulla.
“Il virologo ha detto” è il nuovo Deus vult!
Fino ad oggi l’unico verdetto unanime che la scienza ha dato è che i vaccini danno un certo grado di protezione a tempo e non garantiscono l’immunità.
Su tutto il resto non c’è consenso scientifico ma imposizione da parte di un ristretto gruppo di operatori scientifici vicini al potere e ai media, di un dogma che non può essere messo in discussione.
Ciò è quanto di più antiscientifico ci possa essere. Perfino la disputatio medioevale era anni luce avanti rispetto alla mentalità di questi bolsonaro della scienza e dei loro adepti per i quali il vaccino ha assunto la dimensione di una divinità salvifica. Chi lo mette in discussione con metodi razionali per comprenderne i limiti, come il professore Schirmacher, commette ai loro occhi un’eresia. Si dirà, ma il vaccino è l’unica cosa che abbiamo contro il virus, e ciò è comprendibile. Il covid è una brutta bestia e la paura è giustificata, però il vaccino non è l’unica cosa che abbiamo; è l’unica cosa che ci hanno voluto dare.
A giugno del 2020, dopo la prima terribile ondata che fece migliaia di morti, c’era la possibilità di mettere a punto un piano strategico che impedisse di cadere negli stessi errori di marzo. Consisteva in investimenti immediati per aumentare fin da subito l’accoglienza ospedaliera e i posti di terapia intensiva, comunicazione chiara delle norme comportamentali e gestione diffusa della pandemia attraverso le terapie domiciliari che si erano dimostrate molto efficaci contro l’infezione.
Una di queste è quella messa a punto dai medici del Movimento Ippocrate che raggruppa una rete internazionale di medici, ricercatori, operatori della sanità e operatori nel sociale. Ma invece di aprire un confronto come richiesto dagli operatori, il ministero della sanità e l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) presentarono ricorso al Consiglio di Stato contro queste e altre terapie domiciliari.
Il ricorso fu accolto. Da quel momento l’unica terapia domiciliare protocollata sarà quella che prescrive tachipirina e vigile attesa.
Nota a margine: i vaccini approvati con procedura di urgenza dall’Ema (Agenzia europea del farmaco) approvazione che deve essere rinnovata di anno in anno fino alla conclusione dell’ultima fase di verifica dei vaccini nel 2023, possono essere autorizzati solo in assenza di cure alternative. Se esistono cure valide l’Ema è costretta a revocare l’autorizzazione d’urgenza, e fino al 2023 addio vaccini. La strada alternativa quindi c’era, ma è stata deliberatamente bloccata dai dirigenti politici per far posto al siero miracoloso, che rappresentava un’opzione più economica e meno impegnativa dal punto di vista amministrativo. Invece di impegnarsi in investimenti mirati nella sanità, invece di organizzare efficacemente le terapie domiciliari, una bella botta di siero a tutta la popolazione e via, ci si è tolti il problema. Naturalmente va da sé che non è stato speso un centesimo per rafforzare le strutture ospedaliere. Per questo la quarta ondata fa così paura. Il suo frangersi contro il sistema sanitario che ha mantenuto le fragilità del marzo 2020, mostrerebbe a tutti che il re è nudo. E per coprire il deretano al re si devono vaccinare tutti.
A questo punto non avete la leggerissima sensazione di essere stati ingannati?
Eppure, la pressione continua dei gruppi di potere sul singolo individuo esercitata dalla propaganda martellante di media mainstream e social, le minacce, l’annuncio di ondate infettive sempre più disastrose in assenza di profilassi totale, i ricatti, gli insulti, il paternalismo punitivo; tutti strumenti usati con intensità crescente dal potere dall’inizio della pandemia, rischiano di generare una rottura psicotica nelle persone più fragili con conseguente perdita del senso della realtà. La mente si spegne e il sonno della ragione genera mostri. E una volta entrati in scena loro, tutto scompare.
“Non è la carestia o il terremoto, non i microbi, non il cancro, ma l’uomo stesso il più grande pericolo per l’uomo, per la semplice ragione che non esiste un’adeguata protezione contro le epidemie mentali. Che sono infinitamente più devastanti delle peggiori catastrofi naturali.” Carl Gustav Jung, La vita simbolica.
EDOARDO LAUDISI