Obbligo vaccinale: vicini al punto del collasso costituzionale

La Costituzione non è una lettura da svago con cui trastullarsi finché la situazione è calma e gestibile. È la scialuppa di salvataggio che non dobbiamo perdere, specialmente in una tempesta.

Ad esempio, l’art. 32 della Costituzione italiana ammette che la legge possa prevedere trattamenti sanitari obbligatori, ma impone altresì che in nessun caso essi possono violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Anche quando l’interesse pubblico giunge al massimo grado di intensità, il nucleo essenziale della dignità deve rimanere intatto. La dignità costituisce limite invalicabile anche della prevalenza degli interessi collettivi su quelli individuali.

Ma di fronte alla crisi del coronavirus la nostra Costituzione sta vacillando. Se dovesse crollare sui principi fondamentali, avremmo varcato il punto di non ritorno.

Guerra!

L’obbligo vaccinale minacciato dal Presidente del Consiglio con il 70% della popolazione già vaccinata, suona come l’annuncio di una retata contro i ribelli che si ostinano a non adeguarsi alla nuova normalità.

Vi verremmo a stanare nelle vostre case, parassiti, ringhiano i bolsonaro della scienza vicina al potere.

Il Presidente della Repubblica uscente, che per il caso Palamara non ha speso una parola, diventa improvvisamente loquace e diffida dall’usare la libertà come scusa per non vaccinarsi.

Chi non si vaccina infetta, chi non si vaccina uccide.

Chi non si vaccina è un parassita sociale e come tale va trattato.

La realtà svanisce sotto la pressione del potere che mai, dai tempi della caduta del fascismo, ha operato un tale schiacciamento sull’individuo. La volontà è quella di annientare ogni dissenso. E‘ come essere in guerra.

Quando un paese entra in guerra si chiudono gli spazi democratici e chiunque metta in discussione i motivi che hanno portato al conflitto viene guardato storto. Chiunque critichi le classi dirigenti che hanno guidato il paese verso la guerra, viene emarginato, recintato, visto con sospetto.

 

Fantasie fascistoidi a portata di mano

Quando il potere proclama lo stato di emergenza continuo esautorando il parlamento ed etichetta una minoranza di cittadini come parassiti sociali, scatena le peggiori fantasie fascistoidi.

Tutte le peggiori tragedie sono nate ogni qualvolta il potere ha dato il nulla osta a impulsi violenti latenti nella popolazione, indicando un gruppo contro il quale il suddito, sottomesso e bullizzato dal potere stesso, potesse scaricare le proprie frustrazioni.

Io ti schiaccio, dice il potere, ti tolgo ogni sicurezza sociale, ti privo dei diritti fondamentali ma ti consento di schiacciare questi parassiti che ti sono inferiori, perché la tua miseria è colpa loro.

Il dissidente, lo scettico, l’eretico che rifiuta il dogma imposto è la quinta colonna che compromette la vittoria finale contro la guerra al virus, l’infido sabotatore, il traditore che impedisce di raggiungere l’immunità di gregge spostata sempre più in alto dai bolsonaro della scienza.

All’inizio al 60%, poi al 70% ora all’80% domani il 90%. I media aizzano e inizia la caccia alle streghe nelle scuole, negli uffici pubblici, sui luoghi di lavoro. Titoli come questo: “Coniugi morti di Covid contagiati da un non vaccinato” apparso su Il Gazzettino online danno la misura di ciò che sta accadendo. L’infetto, per definizione il non vaccinato, diventa un pericolo pubblico da stanare e punire al pari di un criminale.

La politica muscolare sul vaccino, lo “spezzeremo le reni al non vaccinato” è lo strumento di biopotere perfetto che consente al governo di irregimentare il consenso e fare quello che vuole su tutto.

Eppure gli indizi dell’inganno sono ovunque.

Eccone alcuni:

Lo stato di emergenza innanzitutto. La nostra costituzione antifascista non prevede nessuno stato di emergenza che dia poteri speciali all’esecutivo. Unica eccezione lo stato di guerra. (art. 78 e 87 Cost.) Di fatto lo stato di emergenza è stato creato ad arte ingigantendo l’infezione e terrorizzando la popolazione. Per mesi i media hanno bombardato, e continuano a farlo, 7 giorni su 7, 24 ore su 24 descrivendo un’epidemia che ha un tasso di mortalità molto basso come se fosse la peste. Si chiama framing, innesto di iper-realtà nelle menti delle persone attraverso la paura. Una volta che è dentro non te la levi più.

L’inefficacia del lock down, con cui il ministro della salute e del terrore pubblico torna di volta in volta a minacciare i cittadini, come strumento di contenimento della pandemia. L’adeguatezza delle chiusure era stata messa in discussione da uno studio della Stanford University dello scorso gennaio. Non si tratta dell’unico studio in materia ma per i media è come se non fosse mai esistito.

La conta dei morti. Ne abbiamo già parlato ma vale la pena tornarci sopra perché è un dato fondamentale. Secondo le indicazioni dell’Istat, la presenza di covid va indicata sempre come causa o concausa di morte anche in assenza di una diagnosi. Se ad esempio una persona muore di tumore e venti giorni prima era risultata positiva al tampone, il covid viene indicato come concausa di morte (video Istat qui). L’impatto di una simile sistema di registrazione statistica sul tasso di mortalità dell’infezione è facilmente immaginabile.

Le contraddizioni degli esperti sui vaccini.

All’inizio erano due punture (Pfizer), poi tre, ora il capo epidemiologo di Israele, Salman Zarka, annuncia la quarta e la prospettiva è quella di un richiamo ogni anno. All’inizio era annunciata l’immunità, ora solo la protezione individuale ma a tempo, domani chissà. All’inizio si parlava di raggiungimento dell’immunità di gregge con il 60% dei vaccinati, poi il 70% ora l’80%, domani?

All’inizio veniva detto che con i vaccini niente più maschere e distanziamento sociale, ora non più. Gli esperti vengono continuamente smentiti dalla realtà ma invece di fermarsi a riflettere rafforzano il dogma con imperativi categorici che spostano l’asticella sempre più in alto.

Le omertà colpevoli dei media che censurano le voci critiche. Questo è un estratto di un articolo apparso il 21 agosto 2021 sulla rivista inglese Total Health (articolo completo qui): “L’inventore della tecnologia di base del vaccino a mRNA, attualmente utilizzata per creare i vaccini contro il Covid-19 è il dottor Robert W Malone. Il dottor Malone ha espresso serie preoccupazioni su come gli approcci terapeutici che sono ancora in fase di ricerca vengano imposti a un pubblico male informato. Dice che i dirigenti della sanità pubblica hanno “varcato la linea e ora stanno violando i principi fondamentali che costituiscono le fondamenta su cui è costruita l’etica della ricerca clinica”.

Il dottor Malone chiede perché responsabili della salute pubblica sembrano avere così tanta paura di condividere i dati sugli eventi avversi. Dice: “Perché è necessario sopprimere la discussione e la piena divulgazione delle informazioni riguardanti la reattogenicità (reazioni locali e sistemiche al vaccino) dell’mRNA e i rischi per la sicurezza?”

E si domanda: “Ci sono informazioni o modalità ripetitive che possono essere trovate, come la recente scoperta dei segnali di cardiomiopatia o i segnali di riattivazione del virus latente?

Dovremmo arruolare i migliori esperti di biostatistica e di machine learning per esaminare questi dati, e i risultati dovrebbero – senza dubbio – essere resi disponibili al pubblico tempestivamente”.

Per i media mainstream queste dichiarazioni non sono mai esistite. In compenso i media, senza riportare le parole di Robert Malone, lo hanno accusato di parlare male dei vaccini per questioni di bieco interesse personale.

 

Un disastro, ma forse qualcosa si muove

In Germania scienziati, ricercatori scientifici, medici e intellettuali si stanno organizzando per comunicare all’esterno e denunciare le assurdità della politica sanitaria. La loro campagna di controinformazione si chiama #wissenschaftstehtauf (scienza alzati, insorgi). Sono persone che hanno già pagato caro le opposizioni e le resistenze al dogma, alcune sono state costrette a dimettersi, altre sono state licenziate. Proprio come sotto il fascismo.

Certo, non hanno i volti abbronzati e tronfi dei bolsonaro della scienza nostrani, ultimi nell’indice Hirsch ma sempre primi nell’apparire; questa è gente che non cerca una ribalta mediatica ma un confronto scientifico vero. È auspicabile che qualcosa di simile avvenga anche nel nostro paese. Sarebbe un segnale positivo. Perché il modo migliore per salvaguardare le nostre tradizioni di libertà è difendere gli spazi del dibattito scientifico.

Chiudo con una frase di un mio amico fotoreporter, gran viaggiatore che nella vita ne ha viste parecchie. “When I got the yellow fever vaccine to go to Colombia, they guaranteed it would last 10 years and I felt slightly ill that night but then was fine, and there weren’t all these uncertainties like, ‘Hmmm yeah, it’ll probably stop you getting it,’ or, ‘Well, you can still spread it’. For this, however, people are happy to take multiple shots that can make you feel ill for days and will constantly need boosters, for a virus far less dangerous than yellow fever, when no one can make any guarantees about it even working properly. I just cannot get into the head of these healthy people who willingly get this jab.”

EDOARDO LAUDISI

Obbligo vaccinale: vicini al punto del collasso costituzionale – OP-ED – L’Antidiplomatico (lantidiplomatico.it)

 

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