Ho firmato contro l’imposizione del lasciapassare verde assieme a circa seicento docenti universitari perché ritengo sia una misura politica, discriminatoria e classista. Ciò che mi preoccupa, e non poco, è l’obbligo del Green Pass per gli studenti e i lavoratori che sono esclusi dalle lezioni e dal loro lavoro se non hanno il lasciapassare. Non condivido affatto simili restrizioni che violano sia norme europee, sia nazionali. Una norma anche illogica: operai, poliziotti, studenti che non possono mangiare in mensa seduti accanto ai colleghi, con i quali, però, hanno lavorato e studiato a fianco a fianco fino a un minuto prima. Che logica c’è in questo? Lo chiamo lasciapassare, non per associarlo a qualche documento discriminatorio del passato ma perché “Green Pass” vuol dire “Lasciapassare Verde”. Se poi qualcuno anche in questa parola vuol vedere altro, posso solo dire che sono responsabile di ciò che scrivo non di ciò che s’interpreta o distorce.
La mia posizione politica, culturale e giuridica mi ha procurato non pochi problemi. Sono abituato a insulti e minacce poiché mi occupo di antimafia da circa trent’anni. Molti non hanno condiviso la mia firma all’appello contro il Green Pass.
Devo anche dire che ho ricevuto molte mail e messaggi di gente che mi ringraziava per il mio coraggio e la mia indipendenza di pensiero. Se devo dirla tutta anche medici che in privato sono d’accordo con il mio pensiero. Ho avuto contatti anche con docenti d’indubbio valore scientifico che la pensano come me tra cui il prof. Barbero, il prof. Benozzo e il prof. Mattei. La maggior parte delle persone crede che questa misura sia utile e che sia una misura sanitaria che debellerà il virus. Io penso sia solo un incentivo alla vaccinazione. Ho firmato convintamente perché sono molto preoccupato di questa estensione che, di fatto, introduce l’obbligo di vaccinazione in forma fraudolenta e comprime anche i diritti fondamentali dello studio e del lavoro, senza che vi sia la piena assunzione di responsabilità da parte della politica e senza che via sia la piena certezza della misura sanitaria che si vorrebbe rendere obbligatoria. Credo che il Governo non possa togliere ai cittadini diritti fondamentali, neppure civili o politici ma umani, come quello di accedere a un ospedale o a scuola o al lavoro, solo per una mera scelta politica non pienamente suffragata da riscontri scientifici certi.
La penso così e ho il coraggio e l’onestà intellettuale di dirlo e di scriverlo anche per sviluppare a un dibattito serio e di buonsenso sul tema più che mai necessario. Cosa che oggi manca. Mi confronterei volentieri con chi la pensa diversamente da me come ho sempre fatto nella mia vita accademica e non. A volte nel dibattito responsabile ho cambiato idea abbracciando quella contraria, altre volte ho fatto cambiare idea, ma il tutto è sempre accaduto nel massimo rispetto delle posizioni e nella massima libertà di pensiero. Tutto questo oggi non accade. Non c’è un dibattito pubblico equilibrato. Non appena si afferma una tesi contraria al pensiero dominante, arrivano gli insulti. Questa cosa mi preoccupa e non poco!
Sono e resto contro queste discriminazioni in ragione delle scelte vaccinali e aggiungo anche contro l’indebita conoscenza dei dati sanitari dei cittadini da parte di soggetti non legittimati a far ciò. Vedo che non c’è grande preoccupazione e indignazione per l’obbligo del Green Pass, ciò non toglie che possa liberamente esprimere la mia posizione. O devo ritenere che occorra il Green Pass anche per esprimere liberamente il proprio pensiero? In tanti hanno una posizione diversa dalla mia, io naturalmente la rispetto e la critico civilmente. Gradirei lo stesso trattamento dalla controparte. Ho la sensazione che la gente sia sempre più apatica. Su qualunque questione ci si scontra, si discute, ma poi, quando c’è da agire per migliorare qualcosa tutti restano immobili. Non nascondo di essere molto preoccupato. Quando non difendiamo i nostri diritti fondamentali, la dignità dell’essere umano è perduta. Sulla dignità ho sempre ritenuto non possono esserci contrattazioni o peggio silenzi.
Vincenzo Musacchio
Giurista, criminologo e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.